Si chiama Marco Feliciani, in arte, “Mani”, nel 2022 esce il suo primo cd con NuFabric e lo Studio Rec106. Le primi due canzoni a uscire sotto forma di singoli sono “Non cresciamo mai”, che intitola l’album omonimo e “Cappotto”. L’intervista
Chi è “Mani”

Mi è capitato di ascoltare più volte per radio il suo singolo, “Monolocale”, ho iniziato a canticchiarlo e poi ho finito con l’innamorarmene. Mi sono allora chiesta chi lo cantasse, ho fatto alcune ricerche in rete e finalmente l’ho trovato, lui si chiama Marco Feliciani, in arte preferisce farsi chiamare “Mani” ed è un giovanissimo cantautore emergente della scena musicale attuale.
Marco Feliciani è nato nel 1999 in Ancona. Si approccia alla musica fin da bambino con il padre e sua zia che lo esortano a apprendere canto. In seguito, dopo essersi diplomato al Liceo Musicale C. Rinaldini di Ancona nel 2018, nel quale già comincia a scrivere i suoi primi testi musicali, si iscrive all’accademia di canto SOM che si trova a Prato e poi si sposta a Milano dove studia all’accademia di musica NAM. Continua successivamente gli studi nelle Marche, presso l’Università di Macerata, dove si trasferisce a causa della pandemia.
Il 2021 è l’anno in cui Marco registra il suo primo cd, che uscirà nel 2022, con l’etichetta discografica NuFabric e lo Studio Rec106, con la produzione di Ludovico Bartolozzi, Stefano Luciani, Riccardo Vitali, Nicola Marconi, Marco Sbarbati e Giacomo Pratelli.
Le primi due canzoni ad uscire sotto forma di singoli sono “Non cresciamo mai”, che intitola l’album omonimo e “Cappotto”.
Quindi, ho deciso di intervistare “Mani” per le lettrici di “Pink Magazine Italia”.

La storia della canzone “Monolocale”

Ciao Marco, la tuo canzone, “Monolocale”, è molto orecchiabile e particolare, da cosa sei stato ispirato nello scriverne il testo?

«Ho scritto “Monolocale” nella primavera del 2021. In quel periodo mi ero trasferito a Milano per frequentare un’accademia di musica, spesso mi ritrovavo solo e sperso nell’appartamento che avevo affittato, questo mi ha dato modo di pensare e scrivere. Avevo emozioni contrastanti date dal cambiamento, da una parte ero felice di essermene andato dalla mia piccola città di provincia per fare le mie esperienze, dall’altra invece sentivo nostalgia di quei luoghi e delle persone che mi ero lasciato alle spalle. Così scrissi questo monologo, molto semplice, esplicito e diretto, di notte nel balcone del mio monolocale».

“Non preoccuparti di me” e le storie d’amore

Di cosa tratta “Non preoccuparti di me”, invece? Ti va di raccontarlo ai nostri lettori?

“Non preoccuparti di me” è l’ultimo brano che ho pubblicato e parla di una storia d’amore giunta al termine. Un testo universale, vicino ad ognuno di noi, con un timbro gentile per una tematica, come quella sentimentale, già abbastanza turbolenta. Una visione nuda e cruda delle emozioni legate alla fine di una relazione, rivelando quanto possa essere difficile perdersi in un amore e ritrovarsi dopo la sua fine. Una di quelle storie travolgenti ed esasperate, che ti fanno dubitare di te stesso, di combattere per qualcuno che ne valga la pena, di credere nell’amore. E nonostante la confusione e il dolore che quest’ultimo ha portato, ci si promette di non arrendersi. Ripetere il tentativo, sperando che la prossima volta andrà meglio».

Le difficoltà odierne dello scegliere di fare musica e i punti di riferimento

«Non ho consigli o commenti a riguardo. Auspico, solamente, che tutti i cantautori o musicisti facciano musica per il proprio bene, per il bello di farla e condividerla. Scrivere e suonare è un’attività terapeutica per l’anima di tutti e per entrare in empatia».

I tuoi punti di riferimento in ambito musicale chi sono stati?

«Sono cresciuto con il vecchio cantautorato italiano e con i dischi che rubavo a mio padre. Ascoltavo De Gregori, Lucio Dalla, Ornella Vanoni, De André e Fiorella Mannoia. Loro, e tanti altri, sono da sempre i miei pilastri nella musica».

Sogni e progetti

I tuoi prossimi progetti?

«Uscirà presto nuova musica e continuerò a suonare in giro».

Rivelaci un tuo sogno come uomo e uno come musicista.

«Ho molti sogni nel cassetto, è difficile scegliere.

Come uomo spero di poter trovare quello di cui tanto scrivo, l’amore. Qualcuno con il quale costruire una casa e chiamarla tale, rientrare tra le quattro mura di mattoni ogni giorno per crescere ed invecchiare insieme.

Come cantautore confido di fare sempre e ancora tanta musica, di farla arrivare a più persone possibile e di suonare dal vivo ogni giorno».