Incantevolmente delizioso il modo in cui Elizabeth vive e descrive il suo giardino, completamente immersa, come in un’oasi di ristoro e bellezza, quanto inquietanti sono gli sprazzi di attualità e costume tedeschi gettati qua e là. Arrivano improvvisamente ogniqualvolta l’Uomo della Collera fa la sua apparizione.

Il Giardino di Elizabeth. La determinazione a voler immergersi nel suo giardino, a confondersi tra i suoi amati fiori, quasi a condividerne le vette di perfezione nella loro fioritura, è teneramente contagiosa.

Non solo un compendio di botanica e arte del giardinaggio, ma anche una immanente dichiarazione d’amore al suo giardino di cui con precisione diaristica annota i progressi, le migliorie, le fioriture, gli effetti dell’avvicendarsi delle stagioni.

Mi piace il mio giardino. Ci sto scrivendo proprio ora nell’incanto del tardo pomeriggio, con frequenti interruzioni dovute alle zanzare e alla tentazione di alzare gli occhi a contemplare tutto lo splendore delle foglie verdi novelle lavate mezz’ora fa da uno scroscio di pioggia gelida.

Parallelamente a esso però scorre un altro mondo pieno di brutture e stonature che evocano gli spari dell’Uomo della Collera quando va a caccia, le sue intransigenti idee maschiliste e religiose, gli echi della guerra, dal cui contatto corruttivo cerca di fuggire Elizabeth con le sue bambine per preservare la loro ingenuità spontanea e il primordiale panteismo.

La scrittura di Elizabeth von Arnim è soave e lirica tanto da risultare commovente. Non può non affascinare e rapire con le sue descrizioni minuziose e suggestive:

15 settembre. Questo è il mese dei giorni che scorrono quieti, dei rampicanti che si colorano di rosso, e delle more; dei pomeriggi ricchi e dolci nel giardino che raggiunge la pienezza della maturazione; del tè sotto le acacie anziché sotto i faggi troppo ombrosi; del fuoco acceso in libreria nelle serate rigide.

Talmente poetica ed evocativa che riesce a farci immaginare il suo giardino diffondendone finanche il profumo, la sensazione di esserne avvolti e inebriati, insieme ai suoi colori.

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