La pandemia di questo 2020 ha distolto l’attenzione da tante altre cose, impedendoci di poter vivere una vita normale. Ma non lasciamo a ricordo di quest’anno soltanto il lockdown e tutto quello che ne è seguito. Il 2020, per chi ancora non lo sapesse, è anche l’anno in cui si ricordano e si festeggiano i 100 anni dalla nascita di Gianni Rodari. Non venitemi a dire che non conoscete o non avete mai sentito nominare questo autore italiano! Tutti noi abbiamo avuto almeno un’insegnante che ci ha costretto a imparare le sue filastrocche a scuola! E per fortuna, direi!

Ma ripassiamo insieme molto brevemente chi era questo autore e perché è ancora oggi così importante conoscere le sue opere.

Gianni Rodari nacque a Omegna (un comune del Piemonte) il 23 ottobre del 1920 e morì a Roma nel 1980. Fu insegnante, scrittore, giornalista nonché vincitore nel 1970 del noto premio Hans Christian Andersen per la letteratura per ragazzi. L’unico italiano per ora ad aver portato in patria questo premio. Si risparmiò le atrocità della seconda guerra mondiale perché ritenuto non idoneo ma la guerra lo toccherà ugualmente da vicino, tanto da convincerlo a partecipare alle lotte della resistenza. Accanto alla carriera da giornalista riuscì ad affiancare quella di scrittore, pubblicando per Einaudi il suo primo libro “Filastrocche in cielo e in terra”. Era il 1959 e Rodari iniziava a buttare giù quelle opere che ancora oggi abbiamo il piacere (e forse anche il dovere) di poter leggere.

Ora, non fatevi ingannare dalla definizione scrittore per bambini o dal termine filastrocca.

I versi di Rodari riflettono in realtà temi che l’adulto rischia di dimenticare durante la sua crescita. Il tema della diversità, della guerra, della povertà che l’autore tocca con infinita delicatezza, sono tematiche che sfiorano tutti noi, indipendentemente dall’età e dall’estrazione sociale.

Rodari ci fa riflettere su quanto sia importante la lettura per la crescita personale, di quanto sia essenziale la parola scritta per sviluppare il senso critico di un bambino.

I bambini di oggi sono gli adulti di domani, coloro che prenderanno decisioni e che manderanno avanti il mondo. Rodari doveva saperlo, visto che si concentrò soprattutto su di loro componendo racconti e versi che tra le righe nascondono dei messaggi ben precisi: il mondo è di tutti, occorre dichiarare guerra alla guerra, infondiamo la speranza, tutti siamo uguali. Concetti strutturati a misura di bambino che ogni adulto però tende col tempo a dimenticare o a non voler accettare. Ecco perché è importante leggere ancora oggi Rodari. Lui ci ricorda con estrema disinvoltura che la vita è davvero semplice, se la si guarda con occhi di bambino. È giusto omaggiare un autore conosciuto in tutto il mondo, è giusto ricalcare le sue orme e augurarci che in futuro, se non adesso, possano sbocciare altri dieci, venti Rodari, altri autori cioè che insegnino ai bambini la bellezza della lettura, che li educhino ad amare il libro come strumento di aggregazione della società, collante tra ieri e oggi.

È sbagliato ritenere Rodari come un autore prettamente scolastico. Rodari va letto soprattutto fuori, a casa, nelle famiglie. Ecco perché è importante ricordarlo in questo funesto 2020. Oserei dire soprattutto in questo anno così complesso. C’è un sito internet, 100 Gianni Rodari, che vi invito a cercare in rete. Lì sono raccolte tutte le iniziative dedicate a questo grande autore. Iniziative che purtroppo il covid-19 può aver bloccato ma nessuna pandemia sarà mai in grado di fermare la sete di lettura e conoscenza. Ora, arrivati alla fine di questo articolo, trovate cinque minuti del vostro tempo e cercate le filastrocche o i testi di Rodari. Il web ne è pieno. Leggetele, e poi tornate a dirmi se non vi hanno arricchito di qualcosa pur nella loro apparente banalità, se non hanno stuzzicato le corde della vostra fantasia o sensibilità.

Voglio concludere questo piccolo personale omaggio a Rodari con la filastrocca che più amo tra tutte, una forse delle più conosciute: Il Cielo è di tutti.

Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell’ortolano,
del poeta, dello spazzino.

Non c’è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.

Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque,
in prosa o in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la Terra è tutta a pezzetti?

Poche semplici parole che tuttavia celano un mondo di verità eterne da cucirci addosso.