La crisi editoriale, aggravata dalla pandemia di coronavirus, non ha risparmiato nemmeno lo storico marchio UTET Grandi Opere, che ha chiuso alla fine i battenti. Dal profilo Twitter della casa editrice ci fanno sapere che “la notizia non riguarda Utet Libri. Noi continuiamo e continueremo a pubblicare come prima.” Eppure…

Eppure UTET Grandi Opere, con le sue enciclopedie e i suoi dizionari, è entrata nelle case degli italiani per generazioni. Basti pensare che la casa editrice con sede a Torino è nata nel lontano 1791 dai librai Fratelli Pomba. È stato poi il figlio di uno di loro, Giuseppe Pomba, a fondare la casa editrice nel 1854 denominandola UTET che sta per Unione Tipografico – Editrice Torinese. Da quel momento la UTET si è sempre contraddistinta per pubblicazioni eccelse e di “grandi opere” tra cui il Grande Dizionario Enciclopedico fondato da Pietro Fedele, il Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, il Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti diretto da Alberto Basso o la Storia Universale di Cesare Cantù. Opere di indiscusso valore e preziosa lavorazione.

Anche la UTET, come molte case editrici italiane, ha accusato i colpi inferti dalla crisi del settore. La pandemia ha poi fatto il resto. Aria di declino forse la si poteva già respirare nel 2002 quando venne acquisita dal gruppo De Agostini e ancora nel 2005 quando le attività del settore delle Scienze Tecniche vennero invece cedute al gruppo Wolters Kluwer. Non solo, ma nel 2013 la De Agostini cede il settore proprio delle Grandi Opere a FMR Art’è. Passaggi di gestione che forse preannunciavano già la chiusura totale.

Sapere che la UTET Grandi Opere non produrrà più quei volumi che hanno accompagnato gli studi e le ricerche di generazioni, negli anni oramai trascorsi, è un duro colpo per la storia dell’editoria italiana. D’altronde anche la produzione di libri è costretta a stare al passo coi tempi, col mondo che cambia velocemente e si proietta sempre più in avanti dando l’impressione che la carta stampata debba restare un passo indietro a favore di una produzione e diffusione più tecnologica.

Eppure con la chiusura della UTET Grandi Opere si ha come la sensazione che un pezzo di storia torinese, e italiana, si sia chiusa con quei volumi che non verranno più prodotti. La notizia ha il sapore della nostalgia dei tempi andati, che vedevano lo sfogliare adagio delle pagine come l’unica maniera per acquisire conoscenza. Tempi che non rivedremo forse più e che le giovani generazioni non conosceranno.

Un addio dunque silenzioso ma poco doloroso per chi in casa conserva ancora i volumi pregiati di storia e di letteratura, di arte e di diritto. E, per quanto mi concerne, la UTET Grandi Opere può aver anche fallito oggi. Ma lascia dietro di sé estimatori che continueranno a proclamare la validità e il pregio di volumi che attraversanno comunque il tempo e la Storia.