Il 14 novembre 2003, una giovane commercialista napoletana, Nunzia Castellano, veniva uccisa brutalmente dal suo ex fidanzato. Dopo circa 19 anni, un’altra donna napoletana, Adelaide Camillo, racconta la sua storia e parla di violenza di genere ne “Gli occhi blu di Nunzia” pubblicato da Pavedizioni.
La storia di Nunzia Castellano

Era il 14 novembre 2003 quando una giovane commercialista napoletana, Nunzia Castellano, veniva uccisa brutalmente dal suo ex fidanzato. Dopo circa 19 anni, un’altra donna napoletana, Adelaide Camillo, in qualità di scrittrice decide di raccontare in un libro la violenza di genere e la storia della ragazza che a soli 31 anni moriva vittima di un femminicidio; “Gli occhi blu di Nunzia” uscito a maggio 2022 per la Pavedizioni.

In prossimità, quindi, della ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, io ho deciso di intervistare Adelaide Camillo in merito alla sua ultima opera ovviamente, al suo impegno come donna rispetto alla violenza di genere, e più in generale rispetto alla sua esperienza personale riguardante la violenza e a proposito di molto altro ancora.

Adelaide Camillo
L’intervista

Ciao Adelaide, perché hai pensato di scrivere “Gli occhi blu di Nunzia”? Cosa ti ha spinto a farlo?

«Ciao Clelia. Allora “Gli occhi blu di Nunzia “ non è il mio primo libro, ma l’ultimo pubblicato nella collana “Storie di vita” della casa editrice Pavedizioni. Questo libro nasce dalla esigenza di raccontare storie vere di vittime di violenza di genere e di femminicidio, affinché non vengano dimenticate giovani vite spezzate da amori tossici».

La mia esperienza personale

Nella tua esperienza personale, in qualità di donna, hai mai provato la sensazione del subire una violenza? 

«Eh sì! Per anni sono stata oggetto di bullismo da parte di tante persone, sia giovani che adulte, a causa di una malformazione facciale. Quindi si, tratta di violenza psicologica».

Chi vorresti leggesse il tuo ultimo libro?

«Tutti, in quanto, il mio scopo è sensibilizzare l’opinione pubblica su una piaga sociale e culturale, sempre più profonda e inarrestabile».

Ti sei occupata fin da quando hai esordito come scrittrice del tema drammatico della violenza di genere. Come mai questa scelta?

«In realtà io sono nata come giallista, ma grazie ad un concorso letterario della mia casa editrice (Pavedizioni) che riguardava, appunto, la violenza di genere, sono arrivata seconda con un racconto di fantasia che ho scritto in prima persona. Di lì, Aurora Di Giuseppe, mi ha proposto di occuparmi delle vittime di violenza o di femminicidio scrivendo appunto di loro. Tutti gli scritti sono in prima persona.»

Chi era Nunzia?

«Nunzia Castellano era una giovane ragazza della “Napoli bene”, prima figlia di una coppia di imprenditori. Bellissima, amante della vita, sempre solare e giudiziosa, aveva una bellissima aspettativa di vita davanti a sé, si era laureata e lavorava come commercialista all’interno della azienda di famiglia. Amava lavorare, fare sport, uscire con gli amici e soprattutto viaggiare. Ha visto mezzo mondo nella sua breve vita. Nunzia aveva 31 anni quando il suo ex fidanzato la uccise dopo una relazione tossica durata 5 anni.»

Il messaggio contenuto nel mio libro

 Cosa insegna secondo il tuo punto di vista la storia di Nunzia e cosa vorresti insegnasse soprattutto?

«Sai che faccio fatica a rispondere a questa domanda? In realtà è importante capire che la libertà personale, la dignità di ognuno di noi, il rispetto per sé stessi prima e poi per gli altri, sono valori che dovremmo avere in mente tutti a prescindere dal sesso, dall’età e dal proprio vissuto.

Il 25 novembre e la violenza di genere

Il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, quale messaggio ti senti di lanciare ai nostri lettori a questo proposito?

«Uno solo. La violenza di genere è un fenomeno sociale e culturale che riguarda tutti noi. Non possiamo girarci dall’altra parte e far finta di nulla. Ogni donna uccisa rappresenta in fondo ogni granello di questa società che viene strappato alla vita con crudeltà. Inoltre, credo che se costituiamo veramente quella società civile, che tanto si decanta, questo non dovremmo consentirlo. Quindi, ognuno di noi nel suo piccolo può fare qualcosa e deve farlo assolutamente. Insieme possiamo fare l’impossibile, l’importante è secondo me che ognuno ne prenda coscienza».

Gli altri progetti sul tema della violenza di genere

Sei impegnata anche in altri progetti a difesa della donna? Se sì, quali?

«Allora grazie alla scrittura cerco di essere presente quanto più possibile sul territorio negli eventi dedicati proprio alla violenza di genere e poi collaboro con una radio Web: “Radio non uno di più” di Tizano Ziroli, conduco una rubrica settimanale dedicata proprio alla violenza sulle donne. In occasione del 25 Novembre ho due eventi nella cittadina di Nola e diverse interviste online che le emittenti regionali poi trasmetteranno . Ma non mi fermo qui. Occorre combattere la violenza di genere ogni giorno e su tutti i fronti. Quindi, io sono sempre attiva e insieme ai miei libri cerco di rendere indimenticabili vittime troppo giovani di questa crudele ferocia assassina e di sensibilizzare tutti contro una piaga che ormai sembra insanabile. Ma voglio essere speranzosa ed è per questo che sono al fianco di chi combatte e che spera che non ci siano più vittime».