Una notizia che ha squarciato le prime pagine di questa torrida estate, tra Covid, guerra in Ucraina e siccità. Ci è sembrata una piaga nelle piaghe, tanti sono rimasti increduli, post sui social recitavano: “Se non ce l’hanno fatta loro, non ce la farà nessuno”.
Perché la storia tra Totti e Ilary ci coinvolge così tanto?
IL DESERTO
In particolare, mi ha colpito il sottotitolo in prima pagina di un noto quotidiano sportivo italiano che recitava qualcosa come: “Neanche loro hanno potuto nulla di fronte al deserto che si spalanca davanti ad ogni coppia”. E proprio queste ultime otto parole (andate a ricontarle, proprio le ultime otto), mi hanno folgorata come sulla via di Damasco, ma in senso negativo. Il giornalista è stato categorico: il deserto, prima o poi, si spalanca davanti ad ogni coppia. Ed io per un attimo mi sono fermata a pensare se condannare o meno questa categoricità. In pochi secondi sono giunta alla conclusione che sì, il deserto si spalanca davanti ad ognuno di noi.
Lo avranno vissuto e attraversato insieme anche Sandra e Raimondo, lo avranno vissuto e poi attraversato separatamente Albano e Romina, tanto per fare alcuni celebri esempi italiani di coppie che l’opinione pubblica ha sempre amato (e ritenuto inseparabili). Esattamente come nel caso di Totti e Ilary.
SIMILI A NOI
Non molti mesi fa avevo visto il docufilm sulla vita di Francesco Totti e anche a me aveva conquistato questo modo semplice, terra terra, di porsi. Suo e della sua famiglia, come di Ilary. Una sorta di genuinità che ce li fa sentire vicini, simili a noi. Nelle loro origini e nella storia della loro vita possiamo facilmente immedesimarci anche noi.
Certo, ora i conti in banca tra noi e loro non sono paragonabili, ancor meno il successo e la notorietà, ma le loro storie rappresentano una sorta di favola moderna per tutti quei bambini di periferia che sognano di fare il calciatore e quelle bambine che, iniziando ballerine (o letterine), sognano di diventare conduttrici in tv (e anche, perché no, mamme di più figli).
Niente a che vedere, insomma, con quei nobili delle casate europee che nascono col sangue blu e ci sembrano sempre così impeccabili, così posati, ma anche così distanti, con una vita che è sempre stata da “famiglia reale”, incastonati in certe etichette e regole sconosciute ai più: una vita già segnata dalla nascita.
LE STESSE EMOZIONI
Sempre nel docufilm si raccontava anche l’inizio della storia d’amore tra i due, con la famosa maglietta “Sei unica” e il sorriso radioso e imbarazzato di una giovanissima Ilary, che tanto ci ha ricordato gli inizi anche delle nostre prime storie d’amore.
Quante, affascinate da questo o quel ragazzo, hanno trascinato nella loro adolescenza le amiche del cuore a una partita di calcio (o di basket o fate voi!) nelle nostre cittadine di provincia? E quanti, per conquistare la ragazza di cui si era innamorati, hanno pensato a qualcosa di stupefacente, come una scritta, una maglietta alzata, una canzone, una dichiarazione appena fuori dal comune? Spero e mi auguro tanti di voi, lettrici e lettori.
Per questo – io penso – la rottura tra Totti e Ilary ci ha così sconvolti (anche se da qualche mese annunciata, poi smentita, poi confermata): perché abbiamo constatato – anche se già lo sapevamo – che non bastano tre splendidi figli, e nemmeno un cospicuo conto in banca, vent’anni di vita insieme, il successo, per restare uniti, e innamorati (anzi, a volte, tutte queste cose insieme sono molto difficili da gestire per una coppia e una famiglia).
Non è un giudizio di merito. Ci mancherebbe.
Davvero, penso, nessuno può dirsi esonerato da quel deserto, non può conoscerne la vastità (e nemmeno l’intimità profonda). Quindi nessuno può sapere davvero come reagirà ad esso. E, forse, quelli che lo oltrepasseranno e lo supereranno ritrovandosi ancora – probabilmente con loro stesso stupore – mano nella mano, riscoprendosi più forti di prima, saranno stati anche, semplicemente, molto fortunati.
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