Il 10 marzo 1971 il nostro paese legalizzava la pillola contraccettiva, dopo una lunga battaglia civile e sociale. Grazie alla legalizzazione della pillola anticoncezionale in Italia le donne hanno avuto la possibilità di fare delle scelte in fatto di maternità in piena autonomia. Dietro la sua introduzione sul mercato c’erano i termini per una rivoluzione non solo sessuale, ma anche sociale.

Quello che è tutt’oggi il metodo più sicuro per evitare una gravidanza era stato scoperto negli Stati Uniti negli anni Cinquanta dal biologo Gregory Pincus e dal medico John Rock. Questi, spinto dall’attivista Margaret Sanger e dall’ereditiera Katherine McCormick, e già nel 1960 era entrato in commercio con grande successo. L’anno seguente fu messa in vendita in Europa. In Italia fu autorizzata nel 1967 per fini terapeutici. Ma solo negli anni Settanta il ministro della Sanità abrogò le norme che vietavano la vendita della pillola anticoncezionale.

La legalizzazione della pillola anticoncezionale avveniva il 10 marzo 1971. In quell’anno veniva abrogato un caposaldo del Codice Rocco, il famigerato art. 553 che vietava e puniva la propaganda dei mezzi atti a impedire la procreazione. E prevedeva un anno di reclusione per chi si fosse reso responsabile del reato di propaganda, ma anche dell’utilizzo dei contraccettivi. La parte rimanente del Titolo X del Codice Rocco che racchiudeva i (Reati contro l’integrità e la sanità della stirpe) sarebbe stata abrogata solo nel 1978, con l’approvazione della legge 194 sull’aborto.

Nel 1975 fu promulgata la legge istitutiva dei consultori pubblici.

E sempre nel 1975 la Riforma del Diritto di famiglia siglava il passaggio della patria potestà alla potestà genitoriale, equiparando in doveri e dignità le figure del padre e della madre. A lungo, nella vita quotidiana, la contraccezione consapevole restò tutt’altro che praticabile. Perdurava il divieto di vendita delle farmacie dei contraccettivi, in applicazione alle norme risalenti al 1937 (Regolamento per la registrazione dei farmaci), che vietava la registrazione di presidi medico-chirurgici aventi indicazioni anticoncezionali.

I contraccettivi dovevano essere registrati sotto mentite spoglie, ad esempio la pillola come regolatore del ciclo mestruale.

Nonostante siano trascorsi cinquant’anni, la pillola continua ad essere poco conosciuta. Più del 40% degli americani pensano che la sua percentuale di efficacia sia del 50%, quando in realtà oscilla tra il 92-98%. Il nostro paese è il fanalino di coda in Europa per l’utilizzo del contraccettivo orale, con una bassa percentuale del 14,2%. L’atteggiamento di ostilità delle donne italiane verso questo metodo contraccettivo è il frutto di resistenze culturali. Ma anche della mancata informazione scientifica sugli effetti a breve e lungo termine del farmaco in sé.

In realtà la ricerca medica ha lavorato molto per rendere la pillola più sicura per la salute in generale con la sintesi di nuovi progestinici. E il progressivo ridursi dei dosaggi efficaci e di conseguenza la diminuzione degli effetti collaterali.

Secondo l’Associazione italiana per i servizi demografici, la contraccezione orale ha un costo ancora molto elevato, mentre l’informazione sulla salute sessuale e i consultori rivestono un ruolo marginale e la legge sull’interruzione di gravidanza detiene il record negativo del maggior numero di obiettori di coscienza in Europa.