Credi in un cuore che crede in te
Pronuncia con forza il tuo addio
Sappi che ovunque io vada
Il mio cuore rimane col tuo”

Ieri, 19 dicembre 2019, per gli appassionati di letteratura inglese e, in particolare delle sorelle Brontë, non è un giorno qualsiasi. In questa giornata ricorre infatti l’anniversario della morte, avvenuta nel 1848 a soli trent’anni, di una delle scrittrici e poetesse spiccatamente romantiche più amate e conosciute: Emily Brontë.

Siccome la figura di Emily Brontë è difficile che non la si conosca (anche solo per sentito dire), in questo articolo ho pensato di proporre delle piccole curiosità che forse non sapevate sull’autrice di “Cime Tempestose”.

Cominciamo dal suo cognome: forse non tutti sanno che in realtà il vero cognome di Emily non è Brontë. Si ritiene, infatti, che il cognome originario del padre, il reverendo Patrick, fosse “Prunty”. Egli era un grandissimo (se non un fanatico) ammiratore dell’Ammiraglio Nelson e quando quest’ultimo fu insignito del titolo di Duca di Bronte (esatto, Bronte in Sicilia!) il reverendo decise di omaggiarlo cambiando il cognome in “Brontë”, aggiungendo anche una dieresi per assicurarsi che venisse pronunciato in modo corretto.

Emily mostra fin da subito un talento precoce per la scrittura, la poesia e tutto ciò che riusciva a creare attraverso l’immaginazione. Infatti, durante l’infanzia, Emily – insieme alle sorelle Charlotte e Anne e al fratello Branwell – scrisse storie incredibili caratterizzate da avventure fantastiche e personaggi che abitano mondi immaginari. Queste storie daranno poi origine ai cicli narrativi di Angria (la saga di Charlotte e Branwell) e di Gondal (la saga di Emily e Anne). Questo spirito creativo sarà sempre presente nelle vite dei fratelli Brontë e non li abbandonerà mai neanche da adulti.

Emily amava moltissimo gli animali al punto che in casa sua vivevano un numero di cani e pennuti (tra cui un falco) non indifferente. Tuttavia, il suo preferito e fedele compagno era Keeper, un enorme cane dal temperamento irruento che lei adorava.

Il cane Keeper in un ritratto dal vero eseguito da Emily Brontë il 24 aprile 1838

Normalmente quando si parla di Emily Brontë la prima cosa che ci viene in mente sono le brughiere dello Yorkshire nel nord dell’Inghilterra, le grandi protagoniste del suo unico romanzo, “Cime Tempestose” (1847).

Un altro luogo simbolico è il Brontë Parsonage Museum a Haworth, il museo che custodisce la collezione bronteana che si trova nella canonica in cui Emily è vissuta per quasi tutta la sua vita.





Emily amava talmente tanto la sua casa e la brughiera che non riuscì mai ad allontanarsi da quei luoghi. Sua sorella Charlotte scriverà che i brevi soggiorni e le brevi esperienze lavorative all’estero (Emily e la sorella si recarono per qualche tempo a Bruxelles) le provocano una sofferenza e un malessere tali da costringerla sempre a tornare indietro.

“Cime Tempestose” è il romanzo che ha reso Emily Brontë immortale. Apprezzato e amato da tutti noi, non fu così però per i lettori dell’epoca che lo definirono “perverso, brutale e cupo” mentre invece osannarono il romanzo di Charlotte, “Jane Eyre”, un altro grande classico della letteratura mondiale. Tuttavia, se Charlotte possiede un grande talento ed è estremamente prolifica, Emily invece è una rivoluzionaria che infrange ogni tipo di convenzione della narrativa vittoriana. Virginia Woolf, mettendo a confronto le due opere e le due sorelle scrive qualcosa che, secondo me, riesce a mostrare tutta la potenzialità e la rivoluzione del capolavoro di Emily: “Cime tempestose è un libro più difficile di Jane Eyre perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo, Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione ‘io amo’, ‘io odio’, ‘io soffro’. La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma invece non c’è ‘io’ in Cime tempestose. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C’è l’amore, ma non è l’amore tra uomini e donne. Emily rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti”.

Ma Emily fu soprattutto una poetessa. Le sue prime poesie furono pubblicate nel 1846 col titolo “Poems by Currer, Ellis and Acton Bell”. Ma chi sono Currer, Ellis e Acton? Altro non sono che gli pseudonimi delle tre sorelle Brontë: Charlotte era Currer, Ellis era Emily e Acton era Anne. Anche “Cime Tempestose” venne inizialmente pubblicato sotto lo pseudonimo di Ellis Bell e non sotto il nome di Emily Brontë.

Purtroppo come spesso succedeva all’epoca, Emily, che già soffriva di una salute cagionevole sin da giovanissima, muore di tubercolosi mentre era impegnata con la stesura del suo secondo romanzo. Tuttavia affrontò sempre con grande forza e coraggio il declino della malattia e rifiutò le medicine fino alla mattina del 19 dicembre 1848 quando dichiarò di essere pronta a vedere un medico ma dopo poche ore morì.

Il suo carattere schivo, introverso e la sua solitudine nella quale trovava trovava la libertà hanno contribuito a creare intorno a lei il mito di una figura misteriosa, un fantasma che vaga per la sua amata brughiera come Heathcliff e Cathy, i protagonisti del suo capolavoro.

Se volete scoprire di più sulle sorelle Brontë vi consiglio la lettura di “Morgana” di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri (Mondadori, 2019) oppure l’omonimo podcast su Spotify dove potete ascoltare un episodio dedicato alle nostre tre sorelle. Inoltre se siete particolarmente interessati a scoprire di più sulla vita e sulle opere di Emily, vi rimando a “È questo il tempo di sognare. Vita e opere di Emily Brontë” di Sara Staffolani (flower-ed, 2018).