La “Pietra dei re” ovvero il Rubino nelle antiche tradizioni culturali indo-europee era simbolo del fuoco, del sangue, del cuore, sacro al sole.
Il Rubino. Rubeus che in latino significa rosso è l’origine del nome di queste preziose gemme della famiglia dei corindoni. Così come lo zaffiro devono la colorazione rossa alla presenza del cromo all’interno delle pietre.
Il colore dei rubini può variare. In base alla quantità di minerali che lo compongono, dal rosa intenso al rosso acceso al color porpora fino al marrone violaceo.
I rubini più pregiati sono quelli di colore rosso intenso e brillante. I più rari sono quelli rossi come il sangue chiamati “sangue di piccione” dal caratteristico rosso vivo traslucido al blu.
Le gemme sono tagliate a brillante (taglio tondo), a navette, a goccia, a cuscino (quadrato) o cabochon. Quest’ultimo taglio è fatto principalmente su quelle pietre che presentano al loro interno aghi di rutilo. Un minerale di ossido di titanio, la liscia rotondità della pietra così tagliata mette in evidenza un riverbero a forma di stella. Questo tipo di rubino è piuttosto raro, uno di questi, il Rosser Reeves del peso di 139 carati è conservato nello Smithsonian Institute a Washington.
Preziosi, famosi, rarissimi, ricercatissimi e costosissimi sono i rubini birmani. Ricercati in tutto il mondo per la particolare fluorescenza e per il colore rosso “sangue di piccione”; sono le gemme con il costo al carato più alto del mondo. Purtroppo oggi questi rubini sono chiamati “rubini insanguinati”. Perché il regime militare che governa il Myanmar (l’attuale nome della Birmania) ha nazionalizzato tutte le miniere e ha ridotto in schiavitù gli operai.
Il rubino è una gemma sempre più rara ed è una delle pietre più belle. Nei secoli passati il suo valore era superiore a quello del diamante.
Di queste gemme se ne parla nella Bibbia riferendosi ai rubini come a gemme sacre associate alla saggezza.
Trovare rubini di grandi dimensioni è difficile e anche oggi, rubini di carature importanti possono costare tanto quanto un diamante.
Simbolo di nobiltà le virtù attribuite a questa gemma sono molteplici.
Il rubino è associato a tutte le forme dell’amore anche quello fisico perché accenderebbe la passione, guarirebbe l’impotenza, l’infertilità e le disfunzioni sessuali.
Considerata la pietra della vitalità in cristalloterapia è quella che stimola il primo dei chakra – quello posto alla base della colonna vertebrale. Dove la tradizione esoterica vuole che sia custodita l’energia vitale, l’energia Kundalini.
Pensate un po’ il rubino avrebbe la capacità di risvegliare la forza spirituale racchiusa nel nostro corpo posta alla base del coccige, la cosiddetta energia kundalini che come un serpente sarebbe avvolta nel primo centro di energia in attesa di sprigionarsi per raggiungere il più alto dei chakra il settimo, quello spirituale.
Questo talento dei rubini mi fa tornare alla mente il famoso “bacio kundalini” che insieme all’adorazione di Bafometto e a presunte pratiche di sodomia, contribuirono alla condanna e allo scioglimento dell’Ordine Templare, ma questa è decisamente un’altra storia.
Torniamo al rubino e alle sue proprietà che sempre secondo la cristalloterapia, avrebbe la capacità di influenzare anche il quarto chakra, quello del cuore, aiutando a regolare il ritmo cardiaco e a purificare il sangue.
Il rubino con il taglio cabochon che presenta sulla superficie la luce della stella, potrebbe addirittura influenzare il settimo chakra, quello della “corona”, che mette in relazione la parte spirituale più profonda permettendo di porre in armonia le emozioni e il pensiero razionale.
I rubini nei tempi antichi erano indossati per proteggersi da tutti gli eventi paranormali, dagli spiriti cattivi e per tenere lontani gli incubi e la pazzia.
Questa gemma è tanto preziosa quanto imitata nel senso che spesso, delle pietre simili al rubino sono “spacciate” per rubini, pensate che ben due dei rubini più famosi del mondo il Black Prince’s Ruby dal peso di 170 carati e il Timour Ruby di 360 carati, sono spinelli di superba qualità di un rosso talmente intenso che fino alla seconda metà del XIX secolo sono stati creduti rubini!
Il Black Prince’s Ruby arrivò in Inghilterra tramite Pietro di Castiglia che lo avrebbe acquistato da un principe arabo per donarlo al principe nero Edoardo del Galles, erede del trono inglese.
L’altro “rubino” il Timour Ruby giunse in Inghilterra insieme al diamante Kho-I Noor in seguito all’annessione del Punjab al regno britannico.
Il Timour Ruby fu incastonato in una sontuosa collana della regina Vittoria.
Il Black Prince’s Ruby in occasione dell’incoronazione della regina Vittoria fu incastonato al centro di una croce di Malta posta sulla corona reale. Conservata nella torre di Londra in compagnia dell’altra corona reale dove è incastonato il diamante Kho-I Noor.
Molto spesso altre pietre rosse sono impropriamente chiamate rubini. Il rubino (quello vero) come già detto è una varietà del corindone, poi ci sono i rubini balasci che sono una varietà di spinello. I rubini brasiliani che sono topazi rosa/rosso. Quellii del Capo o delle montagne rocciose che sono granati di un bel rosso brillante. I rubini siberiani che sono tormaline rosse, i rubini di Boemia che sono quarzi di un rosa intenso.
Da sempre considerata la pietra della passione in tempi remoti gli uomini pensavano che al suo interno si celasse una fiamma impossibile da spegnere, che se la gemma fosse stata buttata in acqua questa avrebbe bollito, che aveva il potere di sciogliere la cera, che nascondendola sotto agli abiti avrebbe fatto risplendere la persona che li indossava e la ritenevano capace di tenere lontana la peste e le malattie.
Il rubino è la gemma legata al quindicesimo anniversario di nozze. Al mese di luglio, ai segni zodiacali di Fuoco Ariete e Leone e simboleggia la forza, la passione e la generosità; i pianeti sono il Sole e Marte. I giorni della settimana domenica e martedì. Molti Grimori raccomandano l’uso del rubino per le opere magiche compiute in questi due giorni. Per il martedì il rubino deve essere incastonato nel ferro, per la domenica deve essere incastonato nell’oro.
Nei tarocchi è legato all’undicesimo arcano maggiore la Forza, raffigurato da una figura femminile che senza apparente sforzo tiene a bada un leone dalle fauci spalancate a simboleggiare la forza e l’imbattibilità.
Nei sacri testi Hindù una leggenda racconta che il dio sole Surya rubò il sangue di un demone chiamato Bala che aveva immensi poteri; grazie a questo sangue riusciva a peregrinare per i cieli suscitando però, la gelosia e l’ira del demone Ravana, signore di Ceylon. Il quale, fece di tutto per fermare il peregrinare del dio sole. Un giorno Surya spaventato dalle ostilità di Ravana lasciò cadere alcune gocce del sangue del demone in una limpida distesa d’acqua nella terra di Bharata. Le gocce di sangue furono assorbite da tutte le pietre sul fondo che divennero di un bel rosso brillante trasformandosi in preziose e bellissime gemme; il signore di Ceylon rese sacra la distesa d’acqua che fu venerata con il nome di Ravana Ganga.
Un’altra leggenda nata nelle miniere di Mogok, in Birmania, racconta che migliaia di anni fa un serpente depose tre uova dalle quali nacquero: il re della Cina, il re della Birmania e le miniera di Mogok all’interno della quale giacevano migliaia di queste gemme.
Da questa miniera iniziava la strada per recarsi a un monastero dove era conservato un grande monumento del Buddha completamente ricoperto di rubini e altre gemme, era la statua più preziosa del mondo.
Gli antichi egizi credevano che il rubino fosse in grado di conferire a chi se ne adornava abbondanza e ricchezza illimitate. Ma anche una vita piena d’amore.
Gli antichi greci chiamavano i rubini àntrax perché credevano che esponendoli alla luce e al calore del sole diventassero carboni ardenti. Secondo l’antico mito Prometeo rubò agli dei àntrax nascondendoli in una canna e donò il fuoco agli uomini.
Secondo una leggenda dell’antico Siam se si portava un rubino inserito nella carne le persone diventavano invulnerabili, invincibili e immortali; questa leggenda collega la gemma ai principi dell’alchimia.
In alchimia la trasmutazione finale chiamata “Opera al Rosso” o “Rubedo” ha come fine quello di rendere la persona che riesce a completare questa fase invulnerabile e immortale. Il rubino è dunque anche un simbolo della Grande Opera!
Nel Medioevo il rubino era considerata una gemma utile a prevedere il futuro. Perché in base al vaticinio diventava più chiaro o più scuro predicendo successi o sventure.
Al XV secolo risale la leggenda del “Trono del pavone”. Sul quale troneggiava questo volatile che al posto del cuore sfoggiava un enorme rubino di rara bellezza.
Il popolo germanico nella leggenda del prode Sigfrido racconta che in battaglia uccise il drago e sconfisse i nibelunghi. Perché l’elsa della sua spada era tempestata di rubini.
Probabilmente a questa leggenda dei popoli germanici si è ispirata J.K. Rowling nella saga di Harry Potter per “la spada di Griffindor” la spada con poteri magici la cui elsa è tempestata di rubini!
Benvenuto Cellini sosteneva che esistono solo quattro pietre “preziose”, ciascuna attinente ai quattro elementi: il diamante all’acqua, lo zaffiro all’aria, lo smeraldo alla terra e il rubino al fuoco.
Gerolamo Cardano (forse per giustificare i fallimenti delle cure con le pietre) sosteneva che i poteri benefici del rubino si annullano se la pietra è posseduta da una persona maligna e incostante che diverrà gelosa, irascibile e la gemma le porterà sventura.
Cesare Borgia portava sempre un anello con un grande rubino, chiamato il “fuoco dei Borgia”. Simbolo della sua forza e della sua imbattibilità, ma perse la vita -romanzesca e dissoluta- in battaglia a soli 31 anni.
Jean-Baptiste Tavernier un grande viaggiatore del XVII secolo, nei suoi lunghi viaggi in Oriente e nelle Indie ebbe la possibilità di incontrare i più famosi e ovviamente ricchissimi reali dell’epoca i quali, si vantavano dei loro tesori e li mostravano allo stupefatto Tavernier che pare, decise di diventare un commerciante di gioielli proprio per aver ammirato questi meravigliosi tesori.
A lui dobbiamo la narrazione e i disegni di tanti tesori e gemme e la descrizione di alcuni rubini fra i più famosi al mondo. Quello del re indiano di Visapore del peso di 17,5 carati con un taglio curvo sulla superficie; il rubino del peso di 50 carati che è la gemma più celebre al mondo per la sua dimensione; il rubino grosso come un uovo di gallina appartenuto allo Scià di Persia mentre, il re di Burmah avrebbe posseduto un rubino grosso “soltanto” come un uovo di piccione.
Sempre a Tavernier dobbiamo la storia della “corona di San Venceslao” interamente ornata da 19 zaffiri, 44 spinelli, 30 smeraldi, 20 perle e con al centro un rubino di notevole caratura. Questa corona voluta da Carlo IV del Lussemburgo per la sua incoronazione avvenuta nel 1347, secondo la leggenda porta con se una maledizione: se indossata da un illegittimo discendente al trono questi, morirà di morte violenta entro un anno dalla sua incoronazione.
L’ultimo re incoronato con la corona di S. Venceslao fu Ferdinando IV nel 1836 da allora la corona è conservata, insieme a tutto il tesoro reale, nella cattedrale di San Vito a Praga ma la corona non è esposta al pubblico.
La vittima più famosa della maledizione della corona di San Venceslao è un gerarca nazista, Reinhard Heydrich comandante dei territori di Boemia e Moravia che volle a tutti i costi indossare la corona ma non avendone titolo morì poco meno di un anno dopo per lo scoppio di una granata lanciata all’interno della sua auto.
Una curiosità che può darvi un’idea del valore dei rubini, il rubino più costoso del mondo è stato venduto all’asta da Sotheby’s nel 2015 per 30 milioni di dollari.
Infine, secondo la cristalloterapia, se non possiamo permetterci l’acquisto di un rubino possiamo sostituirlo, per gli stessi scopi taumaturgici, con una più economica corniola… che ovviamente non risplenderà mai come un rubino!
Angela Arcuri
Comments are closed.