Quando credi di essere originale, ma poi arriva il mito.


Ebbene sì, lo ammetto, questo programma che oscilla tra l’amore e l’inverosimile lo guardo anch’io. Non mi dispiace spaziare, allentare la presa sull’impegno di un saggio in compagnia di pochi amici, popcorn e Alessia Marcuzzi che, bellissima e sensibile, traghetta coppie più o meno famose lungo un complesso viaggio nei sentimenti.

Lunedì 14 ottobre è andata in onda l’ultima puntata di Temptation Island Vip. Se questa stagione mi ha vista affezionatissima a qualche personaggio che conoscevo poco, dall’altro lato ha pizzicato qualche residuo dignitoso di chi crede che davanti all’affronto non debba esserci compromesso. E proprio quando scopro, delusissima, che il compromesso c’è ed è sofferto più per chi guarda dal divano che per chi pappagalleggia sul tronco, ricordo che il potere della donna affonda in radici antichissime. È donna la storia, è donna l’epica, ed è donna la passione.

‘La passione veste di rosso’, mi ha detto davanti alla televisione l’amica saggia del lunedì, proprio mentre Delia Duran arrivava sulla spiaggia, speranzosa e innamorata come Afrodite quando seduce Anchise, orientata verso l’obiettivo come una task force della CIA. E dei toni del rosso, per accendere l’amore, si vestono le imbonitrici di rabbia, coloro che, a metà tra il colore del cuore e quello del martirio – vi ricorda qualcosa Maria Stuarda? – decidono di tentarle tutte, per placare le ire del proprio fidanzato adiratissimo. Piccole coincidenze che terminano nel perdono, nel bacio, nello scioglimento della razionalità al calore del fuoco.
A guardare con attenzione la trasmissione televisiva, il rosso amoroso della donna in penitenza va a braccetto con un altro tema: quello epico, per tornare ai miei sentieri.

Mi ritorna in mente, bella com’è sempre stata, Elena di Troia. Elena, che dopo dieci anni di guerra – un’Iliade nei sentimenti, potremmo dire – si ritrova al falò di confronto con il marito Menelao il quale, incavolato nero come e più di Gabriele Pippo, si mette a inseguirla con la spada sfoderata. L’intenzione di lasciarla – come i panni sul balcone, suppongo – c’era tutta. Cos’è, Elena, se non una povera materialista che, forte di essere la donna più bella del mondo, si è fatta una storiella con il primo troiano affascinante che passava per Sparta? Un Paride a caso, più bello, più giovane, aitante ed esotico, dal comportamento così fine che il marito, a confronto, sembrava Barney de I Simpson.

Sulla carta, morti di Ilio a parte, Menelao potrebbe avere tutte le nostre simpatie: quante lacrime, per la bionda regina? Quanti insulti, per colei che ha causato un conflitto così grande?
Ebbene, dopo dieci anni di patimento e di odio, proprio quando il grande re sta per punire la scomoda consorte per il gaudio della Grecia intera, nei pressi dell’altare di Apollo Elena scopre il seno. Mostra la sua debolezza, si fa innocente.
Menelao, che in fondo odia perché ama troppo, cede e la perdona. L’abbiamo visto in ogni film, in ogni libro: dalla rabbia alla lussuria il passo è veramente, veramente breve.

Certe capriole, di cuore e di stomaco, si possono intuire a spizzichi e bocconi, penso, quando la sigla della trasmissione mi rimanda all’anno prossimo.
A programma terminato, con questi pensieri ancora confusi in testa e la mia saggistica a interrompere una serata di decompressione, mi sono chiesta se, in effetti, siamo poi così originali qui, nel ventunesimo secolo.

L’amore, si sa, è narrato dall’alba dei tempi, dalla Lineare B. Non sarà stata la Sardegna, ma neanche Troia era poi così male: spiaggia, cavalli, trattamenti d’altissimo livello e una parentesi di passione non possono essere stati inventati da noi, è buffo ritrovare l’epica in situazioni che si propongono così contemporanee.

È bello, invece, poter compiere un nostro particolare viaggio nei sentimenti. Un viaggio trasversale, tra il mito e la realtà.