Armine Harutyunyan.

Se siete leoni da tastiera e frequentate i salotti di internet (leggasi siti con commenti vari, svariati e a volte non richiesti) sapete cosa andrete a leggere a breve.

Se non sapete invece chi è la “tizia” in questione, sgranchisco le dita e vi delucido subito.

Armine Harutyunyan, 23 anni, di origine armene, ha studiato Graphic design allo Yerevan State Istitute of Fine Arts and Theatre. A Berlino è stata notata da un talent scout della moda che ha inviato i suoi scatti niente meno che a Gucci. Di lì la sua carriera. E fin qui tutto ok.

Poi, Gucci l’ha definita una delle 100 donne più belle del mondo.

E qua, apriti cielo.

Gli haters, leoni da tastiera, tra i quali anche donne, hanno iniziato a darci dentro con frasi tipo “ma tu andresti a cena con questa qua” o “fatti le sopracciglia” e altri non troppo velati insulti che non sto qua a ripetere perché il tempo non solo è denaro, signori, ma è anche salute mentale e io ho altre cose più intelligenti da mettere nero su bianco.

Armine Harutyunyan dunque è stata giudicata brutta (ma da chi poi? Boh!) perché non corrisponde ai canoni attuali di bellezza della società. Non ha un viso armonioso, un grazioso naso a patata, uno sguardo da gattina spaurita sotto la pioggia e dunque no, per l’opinione pubblica non può essere bella. Non può essere una modella.

Ah.

Per carità, internet ha dato la possibilità di parola a tutti. Insultate pure (pare che alla ragazza in questione non gliene freghi una emerita cippa dei commenti negativi visto che continua a sfilare e a guadagnar soldi) ma teniamo bene a mente che il body shaming è una grave piaga sociale vicina parente del bullismo. E non è intelligente ironizzare su quelli che noi reputiamo difetti, presunti o tali, che possiamo riscontrare in chiunque, anche per strada mentre usciamo a fare la spesa. Ricordiamoci che a insultare Armine ci sono anche donne che magari si lamentano delle case di moda perché ignorano la taglia 48.

Ricordiamoci di questo e quello, prima di scrivere insulti sotto una foto.

Piuttosto, non sarà per caso che Armine incarna qualcosa di diverso a cui il nostro occhio è abituato, assuefatto, qualcosa di insolito, quasi di ignoto che non ci sappiamo spiegare a causa dei nostri limiti? E non sarà per caso la nostra pigrizia, il nostro esserci uniformati che non ci permette di cogliere il bello dove non riusciamo a vederlo?

Come dicevo poc’anzi, il tempo non è solo denaro ma è anche salute mentale e io ho altre cose più intelligenti da mettere nero su bianco che parlare dell’ignobile piaga del body shaming.

Per finire, non è bello ciò che è bello (ma chi lo stabilisce poi?!) ma è bello ciò che piace.

E a Gucci piace Armine Harutyunyan.

E a dirla tutta, pure a me. Mi fa credere che quelle maledette barriere della bellezza standardizzata create dall’uomo per l’uomo possano essere finalmente abbattute.