Margaret Atwood è tra le prime protagoniste de “Il Tempo delle Donne. Un altro genere di Forza”, l’evento partecipativo di Corriere della Sera nato da un’idea de La27esimaOra che quest’anno si svolge in presenza al Triennale Milano e in streaming su corriere.it dal 13 al 24 settembre. Ed è proprio in streaming che si è potuto assistere alla videochiamata tra Roberta Scorranese e la scrittrice canadese. Scrittrice ma anche attivista, ambientalista e femminista. In questo scambio telematico la sentiamo parlare di scienza, etica, donne e ambiente ed emerge quanto il suo romanzo “Il racconto dell’ancella” sia da considerarsi visionario tanto quanto “1984” di Orwell: autoritarismi, controllo delle funzioni riproduttive, sottomissione delle donne. Tutti argomenti che a metà degli anni ’80, quando pubblicò il romanzo, in molti hanno visto come non credibili.
Non esiste un solo futuro
Del romanzo di Margaret Atwood, “Oryx e Crake”, rieditato recentemente da Ponte delle Grazie, la Scorranese le chiede come pensa sarà il mondo fra 50 anni. L’autrice risponde dicendo: “Non esiste un solo futuro!”. Spiega che a seconda di ciò che facciamo adesso, vivremo in un mondo sostenibile oppure in uno caotico in preda all’anarchia e con una situazione climatica disastrosa, che si tradurrà in carestie, siccità e inondazioni. Un futuro di questo tipo porta a tumulti sociali che si trasformano in guerre. Insomma, non cercare di risolvere il problema climatico adesso, vuol dire andare incontro a disastri a catena; per evitarli la Atwood consiglia di visitare il sito www.projectdrawdown.org nel quale si possono trovare analisi di ciò che gli esseri umani stanno facendo al pianeta.
Se si vuole che le donne abbiano più figli, bisogna sostenerle
Un collegamento che l’autrice propone è quello che la malattia del mondo diventa la malattia del corpo umano e lo spiega facendo l’esempio della fertilità. Le nascite sono in diminuzione un po’ ovunque e la fertilità maschile è minacciata dalle sostanze chimiche che si trovano nell’aria e nell’acqua. La conclusione è che quando il tasso di natalità cala, si fa pressione sulle donne affinché facciano più figli. Ma “se si vuole che le donne abbiano più figli, […] prima di tutto bisognerebbe dire loro “grazie” e in secondo luogo bisognerebbe dare loro più supporto!”.
Le scelte che le donne fanno per l’economia familiare è di forte impatto sull’ecosostenibilità
Da questa osservazione l’autrice passa ad un altro argomento per lei importante: quello che lei chiama ecofemminismo. Margaret Atwood sostiene che le donne hanno un grande potere di cui però la maggior parte è ignara: l’economia domestica è affidata per lo più a loro e le scelte che fanno negli acquisti ha un impatto incredibile nell’ecosistema. La scrittrice continua dicendo che se dovesse avverarsi il futuro catastrofico di cui si è parlato prima, è sicuro che a rimetterci di più saranno le donne. Lo si è visto durante la pandemia dove sono state proprio le donne a perdere maggiormente il loro lavoro: la cultura sociale le fa sentire in obbligo di doversi dedicare alla famiglia. Ecco perché secondo la Atwood se le donne cominciassero ad interessarsi, ma soprattutto a prendere consapevolezza del grande potere che hanno nelle scelte che fanno, “assumerebbero una posizione estremamente impattante nell’ecologia”.
“Pensare solo al tuo orto ti farà morire di fame!”
L’intervista continua con un pensiero profondo sull’etica e sulla consapevolezza ambientale in cui la scrittrice afferma che tutto si basa sull’interesse che una persona mostra verso gli altri. Se si pensa solo a sé stessi immancabilmente prima o poi ne paghi le conseguenze; quindi “se si è interessati alla sopravvivenza del genere umano, è sicuramente una questione etica!”.
Sulla libertà di parola la scrittrice afferma che “se non sei aperto nei confronti della libertà di parola e del dibattito razionale, sei un tiranno!” e conclude con un ammonimento a coloro che ottengono il potere di zittire le persone: “State attenti, perché questo potere si ritorcerà contro di voi. Succede sempre!”
“L’amore non accade in un vuoto”
Roberta Scorranese chiede ad un certo punto come mai nei suoi romanzi Margaret Atwood faccia spesso un collegamento tra l’aspetto personale e l’aspetto politico. La scrittrice afferma che i romanzi parlano di persone, di persone che vivono in un determinato tempo; e poi c’è l’ambiente che li circonda che non è fatto solo di luoghi e paesaggi, bensì anche di politica. Tutti i romanzi andrebbero contestualizzati, perfino in quelli d’amore ci dev’essere un quadro generale più ampio, perché “l’amore non accade in un vuoto”.
Non si può parlare di “donne” in generale
Margaret Atwood fa una riflessione sul cambiamento che è avvenuto per le donne, affermando che la storia non progredisce mai in linea retta verso cose magnifiche, la storia è fatta di momenti in cui possono esserci delle spinte in avanti e spinte all’indietro. I cambiamenti per le donne possono essere così in negativo come in positivo. Il punto centrale è però capire che non si può mai parlare di donne in generale, perché in ogni tempo ci saranno diverse voci femminili che mostreranno il quadro completo della situazione. Capita spesso di sentire uomini che dicono che le donne hanno tutto ciò che vogliono e che si chiedono cosa vogliano ancora. Ma se invece di chiederselo lo chiedessero alle donne? È probabile che alcune possano essere d’accordo con loro, ma altre no. Quindi bisogna sempre sentire tutte le voci senza generalizzare. Questo se si vuole ottenere un cambiamento.
Della scrittrice potete trovare il film del 1990 tratto dal suo romanzo “Il racconto dell’ancella” e anche la serie tv del 2017 su Prime Video ; Su Netflix invece potete trovare la miniserie “L’altra Grace” tratta dall’omonimo romanzo.
Per altri consigli di libri seguite la rubrica di Pink
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