Costeggiando il lungolago che da Villeneuve conduce a Montreux, in Svizzera, ecco che all’improvviso, a una svolta, sembra sorgere dalle acque azzurrine un pittoresco castello da cui promana tutto il fascino delle antiche vestigia medievali. Le Chateau de Chillon.

Le Chateau de Chillon è sorto su un blocco di rocce a se stanti rispetto alla montagna che lo sovrasta, eppure placidamente sta, a predominare ogni cosa attorno e prima di tutto lo sguardo catturato dai suoi fiabeschi scorci.  Varcato il ponte ligneo, dalla terra ferma lo separa soltanto un fossato in cui galleggiano noncuranti anatre lacustri. Il viale che ne preannuncia l’ingresso è lastricato di un soffice e caldo mantello di foglie arrossate.

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Interni perfettamente conservati, cunicoli segreti, ripide scale di legno, ballatoi sospesi sul cielo, fessure strategiche nelle possenti mura, trasportano in un gelido e fiero passato, di nobili privilegi.

Tanto gelido sfarzo di camini monumentali e soffitti decorati sorreggevano pilastri massicci e volte incrociate che, in un dedalo di sotterranei, ospitavano lugubri prigioni mortali.

Il più grande di questi sotterranei è noto come la prigione di Bonivard, patriota ginevrino al cui dramma si ispirò Lord Byron per comporre il suo poema Il prigioniero di Chillon.

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Il 22 giugno del 1816, Lord Byron e l’amico e collega Percy Bysshe Shelley stavano navigando sul Lago di Ginevra e si fermarono per visitare il Castello di Chillon

Ispirato dai sotterranei nei quali Bonivard era stato imprigionato, Byron compose Il sonetto di Chillon tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. L’opera fu probabilmente completata il 2 luglio del 1816 e pubblicata una volta rientrato in Inghilterra, nel volume Il prigioniero di Chillon e altri poemi, da John Murray il 5 dicembre del 1816.

Il poema descrive le dure prove inflitte all’ultimo superstite di una famiglia martirizzata. Il padre del protagonista è stato bruciato sul rogo, due fratelli sono caduti in battaglia, un altro è stato bruciato vivo, gli ultimi due fratelli sono morti dopo essere stati rinchiusi nel castello di Chillon con il protagonista e narratore.

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I temi e le immagini dell’opera sono quelli tipici dei poemi di Byron: il protagonista è una figura isolata, la cui forte volontà gli consente di sopportare grandi sofferenze. Nelle sezioni 10 e 13 l’attenzione si sposta sulla bellezza della natura, nella quale cerca sollievo. Nel tragico finale, Bonivard diviene una sorta di martire per la causa della libertà.

Chillon

Bagna il Lemano di Chillon le mura:
Mille piedi colà profondo il letto
E de’ vasti suoi flutti;
A tanto appunto
La scandaglio calò dá bianchi merli
Gettato del castel che d’ogni intorno da l’acqua è Cinto:
acque e muraglie ha fatto
Una doppia prigione, ed una tomba di viventi Simil:
sotto il livello del lago è posta l’altra vôlta in Cui noi giacevam.

(Traduzione di G. Nicolini)

 

 

(Foto e testi di Romina Angelici)