Sublime poeta, chiamato a partecipare alla Grande Guerra nel 1915, esperienza che influenzò la sua poesia. Secondo lui la parola assume il valore di “illuminazione”.

Giuseppe Ungaretti nasce l’8 febbraio 1888, ad Alessandria d’Egitto. I genitori sono di origine lucchese, il padre Antonio era un operaio che lavorava allo scavo del Canale di Suez e morì quando il poeta aveva l’età di due anni. la madre, Maria Lunardi, gestiva un forno con i cui ricavati garantì gli studi al figlio. Giuseppe frequentò una delle migliori scuole di Alessandria d’Egitto, l’Ecole Suisse Jacot. Durante questo periodo scolastico sviluppò l’amore per la poesia. Ad Alessandria d’Egitto strinse numerose amicizie che gli diedero numerosi stimoli grazie anche al fatto che molti amici provenivano da tanti paesi del mondo. Ungaretti stesso ebbe una balia del Sudan, una domestica croata ed una badante argentina. In questi anni si avvicinò sia alla letteratura francese che a quella italiana, lesse molte opere tra cui quelle di Arthur Rimbaud, Giacomo Leopardi, Friedrich Nietzsche e Charles Baudelaire.

Nel 1906 conobbe Enrico Pea, con il quale condivise l’esperienza della “Baracca Rossa”, sede d’incontri per socialisti ed anarchici. Nel 1912 si trasferì in Francia, durante il viaggio vide il paesaggio italiano per la prima volta. In Francia entrò in contatto con un ambiente artistico internazionale, conobbe Guillaume Apollinaire, Aldo Palazzeschi, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico. Iniziò a collaborare alla rivista Lacerba, perfezionò le conoscenze letterarie e lo stile poetico e dopo alcune pubblicazioni partì volontario per la Grande Guerra. Nel 1914 con lo scoppio della prima guerra mondiale partecipò alla campagna interventistica. Il 24 maggio del 1915 si arruolò nel 19° Reggimento di fanteria della Brigata “Brescia”. Dopo le battaglie del Carso, iniziò a scrivere poesie, raccolte dall’amico Ettore Serra e stampate in 80 copie, nel 1916, in una tipografia di Udine , con il titolo Il porto sepolto. Iniziò a riflettere sulla condizione effimera dell’uomo, tema che sviluppò in molti componenti poetici.

Collaborava anche al giornale di trincea Sempre Avanti. Rientrò a Parigi nel 1918, nel suo attico, e trovò il corpo dell’amico Apollinaire stroncato dalla morte spagnola. Nella capitale francese collaborò come corrispondente del giornale Il Popolo d’Italia, diretto da Benito Mussolini. Nel 1920 conobbe e sposò Jeanne Dupoix dalla quale avrà tre figli. Nel 1921 si trasferì a Marino con la sua famiglia, lavorò all’ufficio stampa del Ministero degli Esteri. Negli anni seguenti aderì al fascismo , firmando il Manifesto degli intelletuali fascisti nel 1925. In quegli anni fece vari viaggi e svolse un’intensa attività letteraria, ottenne diversi riconoscimenti, come il Premio del Gondoliere. Nel 1923 venne ristampato Il porto sepolto, presso La Spezia, con una prefazione di Benito Mussolini, conosciuto nel 1915, nella campagna dei socialisti interventisti.

Nel 1928, si converte al cattolicesimo, come testimoniato anche nell’opera Sentimento del Tempo.

Dal 1931, il poeta ebbe l’incarico di inviato speciale per la Gazzetta del Popolo andando in Egitto, in Corsica, nei Paesi Bassi e nell’Italia Meridionale raccogliendo queste esperienze nella raccolta Il povero nella città. Nel 1936 gli venne offerta la cattedra di letteratura italiana presso l’Università di San Paolo del Brasile. Nel 1942 Ungaretti ritornò in Italia e venne nominato Accademico d’Italia e professore di letteratura moderna e contemporanea presso l’Università “La Sapienza di Roma”. Con la caduta del regime fascista fu sospeso dall’insegnamento, successivamente fu reintegrato come insegnante, dopo che il poeta scrisse una lettere all’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi dove lui difendeva la sua causa ed elencava i numerosi meriti ottenuti in Italia e all’estero.

Nel 1958 morì l’amata moglie Jeanne colpita da una lunga malattia. Negli ultimi anni ebbe una relazione con Bruna Bianco, della loro storia d’amore restano circa quattrocento lettere. Nel 1968, in occasione dei suoi ottant’anni, il poeta venne festeggiato in Campidoglio, in presenza del Presidente del Consiglio Aldo Moro.

Nel 1969 la Mondadori inaugurò la collana dei Meridiani, nella notte tra il 31 dicembre del 1969 ed il 1° gennaio del 1970, Ungaretti scrisse la sua ultima poesia, L’Impietrito e il Velluto.

Morì a Milano, nella notte tra il 1° e il 2° giugno del 1970, per una broncopolmonite; è sepolto nel cimitero del Verano, vicino alla moglie Jeanne.

Ungaretti è stato il poeta che per primo era riuscito a rinnovare la poesia, i poeti dell’ermetismo. Dopo la pubblicazione del Sentimento del tempo, videro nel poeta il maestro e precursore dell’ermetismo. Per gli ermetici, letteratura e vita sono strettamente connesse tra di loro e la letteratura ha un ruolo importante perché ha la funzione di svelare il senso nascosto delle cose. La poesia ha il compito di illuminare e mostrare la vera essenza della vita.

Tra le numerose opere ricordiamo: Natale, La guerra, Il dolore, La terra promessa, Dialogo.

Per Ungaretti il poeta è una sorta di sacerdote della parola, la poesia ha un significato magico ed esoterico; il mistero della vita non può essere spiegato con un discorso disteso e concatenato ma può essere illuminato a tratti, grazie alla forza della parola poetica.

E’ la guerra che gli offre spunti per una poesia cruda e sofferta, la guerra stessa lo costringe a vivere nel precario equilibrio tra vita e morte.