E’ sempre stato uno dei periodi più attesi dell’anno. Si festeggia la bella stagione che irrompe, il sole che finalmente riscalda e feconda, la luce che vince sulle tenebre, un cambiamento importante, un nuovo ciclo vitale.

IL SOLSTIZIO D’ESTATE

Il solstizio d’estate cade intorno al 21 giugno (ogni anno è spostato di circa 6 ore per poi riallinearsi negli anni bisestili, ogni 4 anni) ed è il momento dell’anno in cui il sole raggiunge la sua massima altezza nella volta celeste (dell’emisfero boreale).

Il giorno più lungo e la notte più breve: non c’è cultura che non abbia riconosciuto in questo momento astrale una sorte di “portale magico” potentissimo.

Etimologicamente il termine solstizio deriva dal latino “solis statio”, cioè “fermata del Sole” per circa ventiquattro ore nel punto più alto, prima di cominciare il graduale declino sulla linea dell’orizzonte. Infatti già dal 24 giugno le giornate iniziano impercettibilmente ad accorciarsi. 

Nell’antica Grecia i giorni del solstizio venivano anche chiamati “Porte”, a significare la possibilità che si aveva in queste giornate particolari di comunicare o addirittura accedere al mondo degli Dei.

Nella tradizione dell’antica Roma, entrambe le feste solstiziali erano dedicate al dio Giano bifronte, che aveva un duplice volto; in questi due momenti astronomici si credeva che gli spiriti irrompessero nel mondo visibile per portare dei messaggi importanti.

Nel passaggio al cristianesimo, le antiche celebrazioni solstiziali estive furono fatte coincidere con la festa di San Giovani Battista, il 24 giugno, mentre quelle invernali alla data dedicata all’altro Giovanni, l’Evangelista, festeggiato il 27 dicembre.

I due Giovanni, nuovi “guardiani” delle porte solstiziali, andarono così a sostituire le due identità di Giano, ed è impossibile non notare l’assonanza suggestiva tra i nomi di Janus (Giano) e Joannes (Giovanni).

La notte più breve dell’anno – ed il suo alto significato simbolico – è stata da sempre celebrata con l’accensione di falò, anche nei paesi del nord Europa, dove la luce è davvero sinonimo di vita.

Nel nostro mondo contadino fino a non molto tempo fa si accendeva un falò alla vigilia di ogni festa importante, come quella dell’Ascensione, della Madonna Immacolata (8 Settembre) e del santo patrono.

Egisto Santantoni, nel suo libro “Racconti e testimonianze del mio tempo”, li ricorda così:

“A quell’ora, in queste occasioni, come per le altre feste della Madonna, in tutte le case dei contadini venivano accesi dei grandi falò per rendere omaggio alla madre di Dio. Credete, vedere centinaia e centinaia di fuochi dall’alto del monte che bruciavano in tutta la pianura del Tevere e sulle colline … è stato indimenticabile. In quei tempi tutte le case coloniche erano abitate e nelle nostre terre di contadini e proprietari di piccoli poderi ce ne erano tanti. Tutti quei fuochi disseminati qua e là davano l’impressione di vedere le illuminazioni di una grande città, cosa che è stata confermata da chi ha sorvolato le nostre terre. Io comunque ho ancora davanti agli occhi quel meraviglioso spettacolo”.

LE ERBE DI SAN GIOVANNI

Nei riti del solstizio d’estate anche le erbe sono grandi protagoniste. Secondo la tradizione, è la rugiada di quella notte fatata, in sinergia con la forza del sole e della luna, a conferire loro poteri miracolosi.

Ancora oggi vengono chiamate “erbe di San Giovanni. Si tratta di piante semplici e comuni, come la verbena, la ruta, l’artemisia, la menta, la salvia, la maggiorana, l’origano, la vinca, la lavanda, la calendula, il rosmarino, il timo, il finocchio, la carlina, il sambuco, l’alloro. E poi l’iperico, detto anche “scacciadiavoli” o proprio “erba di san Giovanni”, che è di un bel colore giallo acceso. Ha poteri antivirali e antidepressivi, per questo è una delle erbe necessarie nella preparazione dell’acqua benedetta (o profumata, o “odorosa”) di san Giovanni.

Con queste erbe si possono confezionare mazzetti da appendere alla porta di casa, oppure da mettere sotto il cuscino per evocare sogni profetici.

L’ACQUA DI SAN GIOVANNI

Ma il vero elisir è la cosiddetta “acqua di San Giovanni che allontana tutti i malanni”, – come dice la saggezza popolare.

Per prepararla, bisogna lasciare in infusione le erbe raccolte durante il tardo pomeriggio della vigilia della festa di san Giovanni Battista (il 23 giugno) in una bacinella d’acqua fredda.

Bisognerà poi collocare all’aperto la bacinella strabordante di colori e di profumo, lasciandola esposta agli influssi lunari per tutta la notte.

Unendo, come spesso accade, sacro e profano, si riteneva che la rugiada del mattino stesse a simboleggiare la benedizione di san Giovanni su quell’acqua.

L’acqua odorosa di san Giovanni, fresca e profumatissima, utilizzata per le abluzioni del mattino del 24 giugno su mani, viso e collo, avrebbe propiziato la salute e la buona sorte, donando bellezza e gioventù e favorendo la ricerca di uno sposo e la fertilità.

In questo antichissimo rituale che ancora oggi sopravvive in molte zone di campagna d’Italia, sono racchiusi tre passaggi fondamentali che sono anche dei grandi ammonimenti per la vita degli esseri umani:

  • la CONOSCENZA (rappresentata in questo caso da quella delle erbe aromatiche) nel RISPETTO della Natura; –
  • la FIDUCIA e l’ABBANDONO (simboleggiati dall’atto del lasciar macerare le erbe e i petali dei fiori sotto i raggi lunari)
  • e la PROTEZIONE, rappresentata da san Giovanni stesso che con il suo passaggio rende l’acqua benedetta e ci avvicina al SOPRANNATURALE.

In merito all’acqua odorosa di San Giovanni, c’è un bello stralcio in un libro appena uscito per Bertoni editore.

Si tratta di “Un castello senza re” di Fabiola Gravina:

“Strascico i piedi sul corridoio bramando il primo caffè della giornata. Trovo mia nonna indaffarata con bacinelle ed erbe aromatiche, sta armeggiando per l’acqua odorosa di San Giovanni, un’usanza a cui è molto affezionata. L’acqua odorosa è un infuso di fiori ed erbe tenute a bagno per un’intera notte e poi, una volta filtrata, utilizzata per lavarsi.

Non so se si faccia così anche da altre parti d’Italia, ma secondo la tradizione marscianese la raccolta delle essenze e la messa a bagno deve essere fatta nel giorno di vigilia, in modo da avere l’acqua odorosa pronta per la mattina di San Giovanni. Mia nonna ci mette dentro tutte le erbe aromatiche che trova nell’orto (timo, rosmarino, salvia, basilico, maggiorana, alloro, finocchio pazzo) e tutti i fiori che raccoglie in giro: lavanda, petali di rosa, tiglio, ginestre. Scambia petali di fiori con le vicine di casa a mò di figurine: “Damme du’ dalie che io te do’ i petali de le rose”. …

Nell’intruglio non può mancare l’erba di San Giovanni, l’effetto speciale che protegge da malattie e malasorte. Mia nonna va fiera di questa preparazione e ci obbliga ad usarla. Mette la bacinella nel bagno, e ogni volta che qualcuno esce da lì fa la stessa domanda: “Te se’ lavato co’ l’acqua odorosa?”. Ovviamente rispondiamo tutti di sì”.

Concludendo in bellezza, riportiamo una poesia di Magda Montanucci che parla proprio di questa usanza tipica della festa di san Giovanni Battista:

Nella notte del solstizio

per avere un anno propizio

a raccogliere erbe devi andare

e nell’acqua lasciar macerare

alla luce della magica luna e

protetti da fors fortuna

unisci iperico, ruta e artemisia odorosa

salvia, timo e la profumata rosa

lavanda, menta e ginestra

giù nell’acqua e poi sulla finestra.

Al mattino viso e mani bagnerai

così che tutti i mali scaccerai

ripeti più volte il rito pagano

nel giorno del Giovanni Battista cristiano.

Potrebbe essere affascinante rispolverare questa antica tradizione, magari unendo una bella passeggiata nella natura alla lettura e compilazione di un erbario. Ce ne sono di bellissimi, usciti da poco in libreria (l’ultimo ispirato a Frida Khalo!), alcuni adatti anche ai bambini.

Buon solstizio d’estate alle nostre lettrici!

Sitografia e bibliografia:

“Acqua odorosa di san Giovanni” e “L’acqua di san Giovanni”- tutti eventi online di Magda Montanucci, appassionata di erbe aromatiche, olii essenziali e profumiera;

“Acqua di San Giovanni” community;

“Un castello senza re” di Fabiola Gravina, Bertoni editore;

“Racconti e testimonianze del mio tempo” di Egisto Santantoni, 2Feditore;

“Slow Home Slow Living”, Issue 0, anno 2019, articolo “La magia del solstizio d’estate”.