Sophie Scholl, una ragazza come tante. Una ragazza come poche. Nata il 9 maggio 1921, a Forchtenberg, in Germania, si oppose al regime nazista combattendo con tutte sue forze, in primis quella della volontà. Perché al male non ci si può piegare e il coraggio serve a non voltare la testa dall’altra parte quando le atrocità dei regimi diventano troppo manifesti.

Attivista tedesca, Sophie Scholl capì che l’ideologia politica di Hitler era votata soltanto alla violenza e all’eliminazione dell’altro. Idee che le vengono ispirate soprattutto dal fratello maggiore Hans che, nel 1937, viene arrestato dai nazisti proprio perché sospettato di appartenere ai movimenti clandestini che si opponevano all’avanzata del nazismo. Sophie, dunque, diventa sempre più sofferente e contraria nei confronti del regime hitleriano.

Una ragazza coraggiosa e animata dalla giustizia

Certo che, vivere quei tempi anche in Germania non era affatto semplice. Soprattutto per chi anelava alla libertà e si opponeva al rigido regime hitleriano e per chi, dunque, aveva una coscienza e cercava di far sentire la propria voce per opporsi agli orrori che stavano dilagando in Europa. È nel maggio del 1942 che Sophie frequenta sempre più assiduamente le amicizie del fratello Hans e che inizia a studiare Medicina. Un anno cruciale quello, perché il padre viene incarcerato per essersi opposto al regime di Hitler. Un ulteriore punto di svolta che fa avvicinare la giovane Sophie alla Rosa Bianca, un gruppo di studenti universitari antinazisti. Per aiutare il gruppo in questa difficile impresa, visto il clima che si era instaurato, stampa e diffonde dei volantini proprio contro il regime. Una coraggiosa e sfrontata azione che purtroppo le costerà cara: la ragazza verrà arrestata assieme al fratello Hans, per essere processata e, infine, uccisa.

Verso la morte

Era il 18 febbraio del 1942 quando la ragazza venne arrestata, quindi, e processata. Ma, Sophie, non ritrattò nulla. Rimase ferma sulle proprie posizioni antinaziste, perseguendo la causa in cui credeva più di ogni altra cosa, ribadendo fermamente “credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena”. Il 22 Febbraio dello stesso anno, Sophie venne ghigliottina assieme al fratello perché colpevole di opporsi a uno dei regimi più violenti della storia dell’uomo. Dalla coscienza ferma, coraggiosa, determinata, non permise a nessuna tortura di spezzarla. Il regime nazista modellava a proprio piacimento le volontà altrui, per alienarle alle sue ingiuste leggi. Ma la volontà di Sophie fu talmente forte che la ragazza abbracciò volentieri la morte. Aveva solo ventun anni.

Hans Scholl, fratello di Sophie
La Rosa Bianca

La Rosa Bianca fu, dunque, un gruppo di resistenza tedesco formato da studenti. Questo si basava soprattutto sui valori cristiani. Una resistenza però passiva, che dunque non ricambiava la violenza con altrettanta violenza ma si opponeva con gesti più moderati come, appunto, poteva essere quello del volantinaggio. Uno di questi recitava:

«Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie…»

Il gruppo, non numeroso, purtroppo ebbe breve vita e cadde presto nelle mani della Gestapo che si premurò di eliminarne i componenti. I ragazzi, sebbene giovani e all’apparenza innocui, costituivano però un pericolo per il risveglio di quelle coscienze che i nazisti volevano invece sopite e ubbidienti. Perché se un popolo è assuefatto e plasmato dalle parole e dai gesti, non alzerà mai la testa per ribellarsi. La Rosa Bianca dunque è divenuto il simbolo della resistenza, del coraggio e della volontà ferrea di poter e voler cambiare un mondo che non si riconosce più come il proprio. Un atto temerario che deve essere tramandato non tanto per le azioni in sé, quanto come esempio di forza del bene, o di voler compiere la cosa giusta in un particolare momento storico che di giusto aveva ben poco, contrapposta alla forza del male che si allargò a macchia d’olio e che si premurò di eliminare tutti gli oppositori.

Il coraggio dei propri ideali

Eppure, Sophie Scholl era giovane. Venti anni sono pochi per capire il mondo. Sono ancora più pochi per capire l’umanità e gli ingranaggi che la muovono. Ma questa giovane ragazza, assieme al fratello e ad un altro manipolo di coraggiosi, sembra aver capito per cosa vale la pena vivere. Vivere non per se stessi ma per portare avanti quegli ideali che gli anni del regime nazista tentarono di cancellare. Non ci capacitiamo ancora oggi come simili orrori possano essere accaduti. Ma forse dovremmo pensare a Sophie che, secondo le testimonianze dell’epoca, andò a morire senza battere ciglio. Pensare a tutte quelle donne, e uomini, che un tentativo per opporsi lo fecero e lo pagarono con la propria vita. Onorarli e ricordarli, allora, perché questi sono i personaggi consegnati dalla Storia di cui dovremmo discutere in famiglia, nelle scuole, tra di noi.