Nel mese di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, c’è una notizia particolare che forse non tutti ancora conoscono e di cui vorremmo parlare. In qualche modo c’entra con la violenza di genere, perché, sebbene riguardi il mondo delle bambole e quindi dei bambini, è proprio da piccoli che si inizia a capire l’educazione e il rispetto nei confronti di se stessi e degli altri.
Da sempre il mondo della bambole ed in particolar modo quello delle Barbie, delle Winx e delle Bratz ha subìto violente critiche nel modo di proporre la femminilità delle stesse. Fortemente sessualizzate, vestite in maniera attillata, molto truccate, con forme prominenti in evidenza. E’ vero che il mondo delle bambine è un mondo di fantasia e che molte sognano di fare le modelle, le cantanti, le ballerine, ma è anche vero che non esistono valide alternative “normalizzate” delle bambole in plastica.
A onor del vero, negli ultimi anni il famoso marchio ha iniziato a proporre Barbie meno magre, o in sedia a rotelle o con altre disabilità, Barbie incinte, Barbie di altre religioni, professoresse o dottoresse o veterinarie e via dicendo, esaltando anche il lato intellettuale piuttosto che soltanto quello di “perfezione estetica” secondo canoni prefissati dal mondo patinato.
L’IDEA
Si è trattato di un enorme passo avanti nel campo delicato del politicamente corretto, al quale di certo avrà pensato anche Sonia Singh, scienziata e mamma della Tasmania, nel profondo sud dell’Australia, alla quale, almeno sei anni fa ormai, è venuta un’idea geniale nella sua semplicità.
Sonia da sempre ama le bambole e provava un vero e proprio moto di compassione nel vederle rovinate e abbandonate nei vari mercatini dell’usato.
Inizialmente le acquistava per pochi spiccioli dando loro una seconda possibilità. Grazie alle sue conoscenze chimiche riusciva perfino a ricostruirne mani, piedi o arti in generale se questi mancavano, con pazienza e passione.
Insieme a sua mamma le rivestiva di vestiti semplici e fatti a mano, con scampoli di stoffa o lana, creando per loro abiti “normali”, diciamo da “tutti i giorni”.
Questa nuova identità strideva spesso con il volto ipertruccato della bambole (Sonia ha iniziato con le famose Bratz).
Per questo, mano al solvente per unghie e olio di gomito, ha pensato di donare a queste piccole donne di plastica dei volti “acqua e sapone” decisamente più adatti e somiglianti a quelli delle bambine alle quali erano destinate.
I risultati dei prima e dopo sono sorprendenti (potete vederli in tutti i suoi canali social o nel suo negozio Etsy, sotto al nome di Tree Change Dolls).
LE ORIGINI DEL NOME
Perché questo nome, “Tree Change Dolls”, che Google Traslate traduce in maniera letterale e che ci fa sorridere?!
Ce lo spiega Sonia stessa nel suo canale ufficiale:
“Tree Change” è un termine che in Australia che significa “spostarsi dalla città alla campagna per uno stile di vita più rilassato”. In realtà è una derivazione dal termine originale “Sea Change” è anche il nome di un popolare programma televisivo australiano dei primi anni 2000. Significa passare da una stressante vita cittadina a quella di una piccola località di mare. Quando ho iniziato a creare queste bambole e John (il marito) mi ha convinto a metterle online, abbiamo pensato ad alcuni nomi diversi, ma alla fine abbiamo deciso che “Tree Change Dolls” era la soluzione migliore, quella che “rendeva meglio l’idea”.
DAL BELLO… AL BUONO
Fin da quando ha lanciato il suo progetto in rete, nel 2015, le sue bambole sono letteralmente e velocemente diventate virali.
Il primo mercoledì di ogni mese mette in vendita le sue creazioni che vanno letteralmente a ruba. In alcuni periodi dell’anno applica poi degli sconti speciali e ha sempre donato circa il 10% del ricavato in beneficienza.
Spesso, con la collaborazioni di altri enti e associazioni, ha potuto mettere le bambole all’asta per cause benefiche a cifre molto più alte del solito. Vende le sue bambole a prezzi che vanno dai 150 ai 300 dollari australiani, cioè dai 100 ai 200 euro circa.
In sei anni ha donato discrete cifre a varie associazioni benefiche e tra queste ce ne sono diverse che si occupano di emancipazione e sviluppo delle donne, ma anche di bambini e di sostenibilità ambientale (International Women’s Development Agency – Tasmanian Land Conservancy – Save the Children – Greening Australia – Plan International Australia).
Sonia infatti si occupa di tutte questa cose, indirettamente, con la sua attività. Dare alle bambine bambole normali e somiglianti a loro, delle vere amiche con cui parlare e nelle quali possono immedesimarsi. Ma anche incentivare il mondo del second hand, del riuso, del riciclo, argomenti attualmente molto di moda, ma che dobbiamo ancora imparare a mettere in pratica su larga scala.
CONDIVIDERE
Proprio perché crede fortemente in questo stile di vita diciamo “slow”, nel suo canale Etsy è possibile trovare una guida al re-styling delle bambole (www.treechangedolls.etsy.com) che mette a disposizione di tutti.
Allo stesso tempo accetta donazioni di vecchie bambole (in modo particolare le Bratz) indicando il suo indirizzo postale:
Tree Change Dolls, PO Box 91, Blackmans Bay, TAS 7052, Australia
TANTI MESSAGGI IN UNA BAMBOLA
Onore a questa mamma con l’hobby dei fai-da-te che da un’idea semplice è riuscita a mandare messaggi grandi e importanti al mondo. Preserviamo l’infanzia, proteggiamola, esaltiamo la bellezza delle bambole con cui le bambine giocano senza bisogno di trucco e altri artifici.
Ricicliamo, aggiustiamo, riutilizziamo, doniamo, facciamo attenzione ai materiali e alle materie prime. La stessa attenzione che ha avuto Sonia per le vernici che usa quando ridisegna occhi, bocca, lentiggini!
Aiutiamo gli altri, quando possiamo, trasformando le nostre idee e le nostre creazioni in beneficienza. Condividiamo quello che facciamo.
Allontaniamoci, per quanto possibile, dallo stress… a chi non piacerebbe, d’altronde, un bel “Sea (o Tree) change”?
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