Nata senza braccia e con un abbozzo di gambe a causa della focomelia, Sarah Biffin divenne una delle miniaturiste più famose e richieste dell’età vittoriana.  

Sarah Biffin (conosciuta anche come Sarah Biffen o Beffin) nacque nella contea di Somerset, nell’Inghilterra sud-occidentale, nel 1784 da una famiglia di contadini.

La piccola era affetta da focomelia. Si tratta di una malattia congenita che rende gli arti rudimentali e abbozzati, proprio come quelli di una foca da cui la malattia prende il nome.

Nascere con una grave disabilità comporta non pochi problemi sia per la persona interessata sia per chi le sta accanto. E aggiungiamo il fatto che ci troviamo verso la fine del XVIII secolo dove i bambini disabili venivano abbandonati, buttati in mezzo a una strada e lasciati morire di stenti.

Ma i genitori di Sarah, per fortuna, non seguirono questa linea e cercarono il più possibile di prendersi cura di lei e delle sue necessità. Va detto, però, che i coniugi Biffin avevano altri cinque figli da mantenere e i mezzi a loro disposizione erano alquanto esigui.

In un contesto contadino e rurale tutti i membri della famiglia dovevano rendersi utili e lavorare. Nessuno escluso, nemmeno Sarah.

Da fenomeno da baraccone a miniaturista

Verso i 13 anni Sarah venne affidata a un uomo di nome Emmanuel Dukes che la esibiva nelle fiere in giro per l’Inghilterra arrivando in seguito a pagarla cinque sterline l’anno.

Dukes e la moglie consideravano Sarah come un membro della famiglia e le insegnarono a leggere e a scrivere. Con la sua tenacia e determinazione imparò anche a pettinarsi e a cucire, confezionando lei stessa i suoi abiti.

All’epoca andavano molto di moda i cosiddetti freak show, quegli spettacoli in cui la gente pagava per vedere i “fenomeni da baraccone”. Questi ultimi erano solitamente persone disabili e/o con malformazioni fisiche per le quali i freak show rappresentavano l’unico modo per poter sopravvivere.  

Ma anche se la carriera di Sarah era iniziata come fenomeno da baraccone nelle fiere, il suo talento per la pittura fu in grado di eclissare la sua deformità.  

Emmanuel Dukes insegnò a Sarah a dipingere con la bocca con l’intento di aumentare i profitti e dividerli equamente con lei. Biffin iniziò a dipingere in un primo momento paesaggi e scenari campestri e il pubblico era a dir poco meravigliato dalla sua straordinaria abilità.

Colui che più di tutti fu folgorato dal talento e dalle capacità pittoriche di Sarah fu niente meno che George Douglas, conte di Morton. Douglas prese Sarah sotto la propria ala e le fece dare lezioni da William Craig, pittore della Royal Academy of Arts in cui Sarah, dopo tanto studio e duro lavoro, venne anche ammessa.  

Dal 1816 in poi, anno in cui terminò il contratto di spettacoli con Dukes, Sarah poté dedicarsi esclusivamente alla pittura.

Il successo

La fama e i riconoscimenti arrivarono nel 1821 quando Sarah ricevette la medaglia dalla Royal Society of Arts e la Royal Academy accettò di esporre le sue miniature.

Il conte di Morton introdusse le opere di Sarah a corte e cominciarono così a piovere commissioni a destra e a manca, in primis dalla famiglia reale che chiese a Sarah di realizzare ritratti-miniature dei suoi membri.

Grazie a tutte queste importanti commissioni che le fruttarono abbastanza denaro, Sarah riuscì persino ad aprire un proprio atelier a Bond Street nel West End (Londra).

Sarah Biffin era diventata un’icona della Londra vittoriana tanto che il grande scrittore Charles Dickens la menzionò in addirittura tre dei suoi romanzi: Nicholas Nickleby, Martin Chuzzlewit e La piccola Dorrit.

Nel 1824 Sarah si sposò con William Wright ma il matrimonio non decollò e i due divorziarono poco dopo.

La caduta in povertà e gli ultimi anni

Più si vola in alto e più la caduta che ne consegue ha effetti terribili e devastanti. La vita e la carriera di Sarah Biffin stavano ormai andando a gonfie vele fino a un tragico evento che ebbe luogo nel 1827.

Il conte di Morton, colui che era stato il suo sponsor e che l’aveva introdotta a corte, morì. Sarah senza il suo sostegno economico e la conseguente separazione dal marito iniziò ad avere seri problemi finanziari piombando nella miseria più totale.

La regina Vittoria le assegnò, tuttavia, una pensione per potersi mantenere e Sarah si ritirò a vita privata a Liverpool. Nonostante la pensione reale, Sarah Biffin continuava a versare in un grande stato di miseria e cercò, senza successo, di uscire dall’oblio e di ritornare alla vita di prima.

I suoi sostenitori cercarono in tutti i modi di farla uscire da questo stato di povertà. Richard Rathborne, un noto filantropo, organizzò una sottoscrizione pubblica per aiutarla ad andare avanti negli anni che le rimanevano.   

Nonostante i gravi problemi di indigenza, Sarah continuò a dipingere miniature fino a pochi giorni prima della sua morte avvenuta il 2 ottobre 1850 all’età di 66 anni.

La vita di Sarah Biffin è stata una parabola ascendente e discendente al contempo, caratterizzata da alti e bassi come le vite di tutti noi. Ma il suo talento straordinario che ha ammaliato migliaia di appassionati d’arte e di miniature oggi è ancora riconosciuto, almeno nei paesi anglosassoni.

Le sue miniature vengono ricercate e collezionate fino a raggiungere anche le aste. Nel 2019 una delle sue miniature più belle (che è anche un autoritratto) è stata battuta all’asta per la cifra ben 137.000 sterline.

Fonte

Giovanna Francesconi, Sarah Biffen: la miniaturista Vittoriana senza Braccia (Vanilla Magazine)