Dian Fossey si batté tutta la vita per la difesa dei gorilla: la sua incredibile storia ha rivoluzionato il pensiero comune sugli animali come creature con anima, sensibilità e intelligenza.

Dian Fossey era nata a San Francisco il 16 gennaio del 1932, da Kitty e George Fossey. Nel 1938 venne affidata a sua madre dopo il loro divorzio. La loro separazione li portò a costruirsi nuove storie d’amore, ciò però li rese infelici e questa situazione familiare condizionò molto la sua vita.

Infanzia e adolescenza.

La sua infanzia e adolescenza non furono semplici, ma nulla le impedì di realizzare i suoi sogni: si iscrisse alla facoltà di veterinaria all’Università della California. Subito dopo aver conseguito il diploma a San Francisco, si trasferì successivamente al San Jose State College per continuare gli studi. Non era molto brava in Chimica e Fisica e per questi motivi cambiò facoltà per studiare Terapia Occupazionale, disciplina dedicata alle persone con disabilità.

Una volta adulta.

Si laureò nel 1954 e si trasferì nuovamente (questa volta nel Kentucky), divenne direttore del Dipartimento di Terapia Occupazionale al Kosair Crippled Children Hospital di Louisville. Nel 1966,  Diane fu scelta dall’antropologo Louis Leakey per una missione in Africa dedita allo studio dei gorilla del Ruanda. Questa missione la portò ad avere un amore spropositato per questi animali unici e affascinanti.

Le sue foto mentre li abbraccia, mentre comunica con loro, hanno fatto il giro del mondo e hanno emozionato tutti.

Un grande coraggio.

Dian Fossey ha avuto spesso dei comportamenti non sempre sicuri per la loro salvaguardia: ha combattuto contro i bracconieri, ha sabotato trappole, ha continuato credendo fortemente in tutto quello che faceva. Spesso, avrebbe dovuto essere più cauta e rispettosa delle popolazioni del luogo, non sempre l’ha fatto e lo ha ammesso, ma ha sempre agito per il rispetto dei gorilla. Perché anche loro avevano diritto a una vita felice, lontana dai bracconieri.

Continui nemici.

Intorno a sé tanti nemici durante i suoi vent’anni di lotta, tante bugie sono state raccontate sulla sua morte, ma la dura verità è solo una. Venne uccisa il 26 dicembre del 1985, al centro di ricerca di Karisoke, da qualcuno che la considerava a tutti gli effetti una nemica. Ancora oggi non si sa di preciso chi sia stato, seppure le ipotesi più consone riconducano ai bracconieri del luogo.

Insegnamenti preziosi.

Ciò che di certo c’è, è che ha insegnato ad altri scienziati a combattere il bracconaggio, restituendo ai gorilla l’immagine che realmente loro appartiene. Sono animali pacifici, intelligenti, sensibili ed empatici. I gorilla non sono, infatti, bestie feroci e pericolose per l’uomo a tal punto da giustificare la violenza nei loro confronti. Non sono neanche trofei di caccia, ma esseri viventi con una loro dignità. Dian non c’è  più da molti anni ormai, ma non si smetterà mai di parlare di lei. I suoi studi verranno portati avanti da nuove generazioni di scienziati che non avranno paura di combattere per il rispetto degli animali.

Ti è piaciuto il mio articolo? Offrimi un caffè, cliccando qui: Daniela Perelli