La migliore offerta di Giuseppe Tornatore. Un film raffinato basato su un meccanismo narrativo sfruttato ma sempre funzionante. Un libro brevissimo che non è altro che un trattamento.
Quante volte si sente parlare di libri che diventano pellicole cinematografiche? magari libri poco conosciuti che improvvisamente schizzano ai primi posti delle classifiche di vendita perché ne hanno tratto un film che è diventato un successo?
Spessissimo, non possiamo negarlo. Ma quante volte si è sentito parlare del fenomeno contrario? pochissimo, non possiamo negare anche questo.
Però accade. E nemmeno tanto raramente.
Si realizza un film che (magari inaspettatamente) diventa un successo di sala. E in breve tempo sugli scaffali delle librerie compaiono pile di volumi sulla cui copertina fa bella mostra di sé la locandina del film.
Ecco La migliore offerta di Giuseppe Tornatore rientra proprio in questo secondo caso.
La migliore offerta, “da libro a film” vs. “da film a libro”
Nel caso de La migliore offerta di Giuseppe Tornatore il percorso è stato da film a libro. Dal film ne è stato tratto un brevissimo libro a firma dello stesso Tornatore, pubblicato da Sellerio.
Non un romanzo, però, ma un breve libro. Per la precisione il volumetto non è altro che la pubblicazione di quello che tecnicamente viene definito un trattamento. Una sorta di stesura di poche decine di cartelle che amplia le scene e la struttura dei personaggi. Che solitamente viene scritta dopo il soggetto e prima della sceneggiatura vera e propria.
Nel piccolo volume si può leggere a grandi linee la storia che viene raccontata nel film oltre a una prefazione.
La parte più interessante del libro, mi permetto di dire, è la prefazione. Dove vengono raccontate le dinamiche della nascita dei due personaggi principali. Nonché i meccanismi che hanno portato alla loro unione all’interno della trama.
Nati in momenti differenti. Sviluppati in due dimensioni diametralmente opposte della fantasia dell’autore.
Una genesi molto lunga, a quanto sembra, quella di questo film capolavoro. Resa difficoltosa dalla complessità delle due personalità apparentemente incompatibili. Ma che alla fine ha trovato il suo naturale sbocco in una trama nata spontaneamente.
La cosa che colpisce di più nelle parole di Tornatore è che il trattamento, solitamente steso a seguito di una possibilità di produzione, in questo caso è stato comunque scritto dal regista senza avere una vera possibilità all’orizzonte di realizzare il film.
Quando si dice che una cosa deve comunque avvenire!
Il libro veramente minuscolo, direi quasi un abbozzo di trama, è in netta contrapposizione con l’intensità del film. E proprio del film vorrei parlare in questo pezzo.
La migliore offerta, storia di un uomo che insegue una voce
Il sessantenne Virgil Oldman è un battitore d’asta. Rinomato e riconosciuto a livello internazionale, con un talento insuperabile nell’ottenere sempre la migliore offerta.
L’uomo conduce una vita al limite dell’isolamento volontario. E durante i lunghi anni di questa vita solitaria nessuno ha mai avuto occasione di vederlo accanto a una donna.
Virgil Oldman è un uomo riservato e laconico. Ama il lusso e le cose belle (soprattutto i capolavori dell’arte) ed è condizionato da paranoie mentali. Non tocca nulla (nemmeno le persone) se non indossa un paio di guanti. Oggetto di cui è anche collezionista.
Come è collezionista di ritratti di donna di altissimo valore artistico.
Ne possiede un numero talmente elevato da aver realizzato addirittura un caveau sotto la sua splendida e lussuosa casa. Li conserva, concedendosi, in silenzio e solitudine, la gioia di sedersi ad ammirarli.
Un giorno riceve da Claire Ibbetson, giovanissima erede di una ricca famiglia, un incarico telefonico.
La donna vorrebbe mettere in vendita il patrimonio della famiglia ormai scomparsa. Chiede, però, esplicitamente che ad occuparsi della faccenda sia Virgil Oldman in persona.
Comincia così la storia di un uomo che si ritroverà a modificare un’esistenza ormai consolidata e nella quale trova la sua sicurezza più profonda.
Lo farà giorno dopo giorno per inseguire una voce.
Quella di Claire Ibbetson che, per un motivo o per l’altro, continua a negare la propria presenza. A comunicare con l’uomo solo attraverso un telefono prima e una porta chiusa poi.
E Virgil Oldman si ritroverà ben presto avvolto in una trama fatta di parole e mistero.
La migliore offerta, una suadente voce e un mistero inaspettato
La suadente voce della ragazza tesserà una trama che avvolgerà lo scontroso e solitario Virgil. Farà leva sulle sue debolezze e sul suo forse un po’ antiquato senso di protezione e di galanteria.
Lei dichiara di non uscire dalla casa da ben quindici anni perché affetta da agorafobia (la paura degli spazi aperti e affollati).
Di vivere una vita solitaria quanto quella di Virgil ma non per scelta come è accaduto a lui.
E lentamente il burbero battitore d’asta si ritroverà a provare preoccupazione per una perfetta sconosciuta.
Una preoccupazione che lo condurrà addirittura a modificare fin nel profondo quelle regole di vita che per Virgil erano granitiche.
Abbandonerà l’utilizzo dei guanti. Smetterà di tingersi i capelli e permetterà alla sua parte più umana e profonda di affiorare rendendolo vulnerabile e alla mercé della vita che ha sempre cercato di scansare.
Durante i numerosi sopralluoghi per catalogare i beni della famiglia Ibbetson, Virgil Oldman incontrerà inaspettatamente anche un mistero.
Mistero legato al ritrovando parti di un meccanismo che sembra essere di produzione molto antica.
Proprio seguendo questi due filoni, la storia sentimentale e il mistero, la trama del film si snoda rivelando un nuovo volto del noto regista.
Un Giuseppe Tornatore diventato famoso soprattutto per il successo di Nuovo Cinema Paradiso. Film che gli ha valso un Oscar, un BAFTA ed è considerato il suo capolavoro.
La migliore offerta, un film raffinato ma fruibile anche dal grande pubblico
La migliore offerta è un film raffinato ma fruibile anche dal vasto pubblico.
Interessante però anche a un occhio più attento ai dettagli. E sensibile alle trasformazioni che inevitabilmente colpiscono i grandi artisti (tra cui anche i registi).
Un Tornatore differente e maturo quello de La migliore offerta.
Che ha dato anche qui prova delle sue doti di regista e sceneggiatore. Dopo essersi scrollato di dosso una sicilianità che sembrava ormai imposta.
La migliore offerta si basa su un meccanismo narrativo sfruttato ma sempre funzionante. Il celarsi per far crescere l’interesse nell’altra persona. Lo sfuggire al contatto. Lo svelarsi poi, al momento giusto, quando l’altra parte è ormai pronta per accogliere e ha abbandonato ogni difesa.
Il gioco della seduzione, insomma, il mistero che da sempre avvolge i rapporti sentimentali.
Un mistero che si sovrappone all’altro mistero. Cosa sono e a cosa servono le parti del meccanismo trovato nella villa degli Ibbetson?
La migliore offerta è un gioco a incastro.
I pezzi che si ritrova tra le mani Virgil si incastrano uno dopo l’altro. Uno nell’altro, costringendo però la sua anima a diventare vittima di sentimenti e passioni umane.
I due misteri si sovrappongono ma entrambi verranno svelati. E grazie a entrambi il misantropo Virgil Oldman aprirà gli occhi. Sarà costretto a scoprire cosa sia la vita reale. Quella che ha sempre voluto ignorare rifugiandosi nella sua passione per l’arte.
Un passaggio di formazione per diventare adulti, in sintesi. Purtroppo però, quello per diventare adulti, quando si hanno superato i sessant’anni, potrebbe essere un passaggio molto doloroso.
La migliore offerta, ambientazioni sospese per un film girato in inglese
L’ambientazione geografica de La migliore offerta è stata volutamente lasciata in sospeso.
Le riprese del film hanno avuto luogo a Trieste, Roma, Milano, Fidenza e alcune scene a Praga e Vienna. Anche se la produzione è inglese e il film originale è stato girato in lingua inglese.
A parte i nomi di richiamo anglosassone infatti non viene mai citato il luogo dove si svolgono i fatti. Ad eccezione del ristorante a Praga che dichiara Claire unico luogo dove potrebbe recarsi nonostante la sua fobia.
Mentre per la residenza che nella pellicola era dalla famiglia Ibbetson è stata utilizzata la villa Colloredo Mels Mainardi. Situata a Gorizzo di Camino al Tagliamento in provincia di Udine.
Il bar antistante si trova invece nella città di Trieste. Per le riprese è stato allestito in una casa disabitata e smantellato alla fine del film
Anche se non era così la villa e la parte esterna del cancello davano l’impressione di essere realmente nello stesso luogo.
L’effetto è stato possibile grazie alla tecnica del bluescreen o Chroma Key, una tecnica di elaborazione video che permette di bucare un determinato colore per sostituirlo con altra immagine.
La migliore offerta, il vincente connubio di un’elegante drammaticità e un cast notevole
Una fotografia elegante che evoca in alcuni passaggi la drammaticità della trama è stata accompagnata dalle musiche del grande Ennio Morricone.
Entrambe hanno contribuito anche a sottolineare i silenzi che, in alternativa ai dialoghi a volte minimalisti, spesso sottolineano la solitudine interiore dei personaggi.
Gli attori si sono dimostrati all’altezza dei ruoli impegnativi che hanno dovuto ricoprire.
Sopra a tutti la convincente interpretazione dell’australiano Geoffrey Rush (Virgil Oldman). Dotato anche del physique du rôle adatto al ruolo di intellettuale e di misantropo solitario. Di formazione teatrale può vantare una carriera densa di successi e riconoscimenti. Tra cui un Oscar e diverse nomination anche per il Golden Globe e il BAFTA Awards.
Accanto a lui recita la modella e attrice olandese Sylvia Hoeks (Sylvia Gertrudis Martyna Hoeks) che per La migliore offerta ha ricevuto un riconoscimento internazionale. E che, nonostante la giovane età, vanta già un discreto curriculum cinematografico di rilievo (anche televisivo).
La Hoeks si è dimostrata all’altezza della parte. Ha trasmesso al pubblico l’altalenante umore che contraddistingue le persone affette da fobie. E alternando momenti di stizza e rabbia a momenti di terrore puro.
Altra figura chiave nella pellicola e nella vita di Virgil Oldman è Robert, giovane e disincantato amico del protagonista. Geniale e di gran successo con il gentil sesso. Il ragazzo non lesina consigli all’attempato gentiluomo contribuendo a nutrire il sentimento che lui prova per Claire.
Il ruolo è stato affidato all’attore britannico Jim Sturgess che rende perfettamente la parte del genio restauratore di marchingegni meccanici. Oltre ad avere a cuore il buon esito del corteggiamento che Virgil Oldman dedica a Claire.
Nonostante la giovane età Jim Sturgess ha iniziato la sua carriera di attore molto presto. Ha proseguito quasi per caso alternandola alla sua attività di musicista per passione. Passione che nel 2005 gli ha permesso di essere notato da Hollywood.
Da quel momento ha cominciato a recitare. E lo ha fatto anche accanto ad attori del calibro di Ray Liotta, Harrison Ford e attrici come Nathalie Portman e Scarlett Johansson.
Ottima, come sempre, l’interpretazione di Donald Sutherland, mostro sacro della recitazione. In questa pellicola ricopre il ruolo di un pittore stroncato dalla spietatezza di Virgil Oldman.
Il pittore, inspiegabilmente, resta al fianco del battitore. Diventa addirittura il suo complice nelle truffe per aggiudicarsi i pezzi più interessanti a prezzi da migliore offerta durante le aste.
La migliore offerta, un film che mostra un nuovo volto di Tornatore
Il film, in ultima analisi, merita di essere visto soprattutto per chi vuole accostarsi a un Tornatore che mostra un volto nuovo.
Coinvolge emotivamente soprattutto quel tipo di pubblico che ama le storie umane e intime. La costruzione della trama è vincente e si ha l’impressione di respirare il mondo dell’arte di alto livello.
Non da ultimo bisogna segnalare l’atmosfera elegante e la scelta del regista di anteporre il mondo di Virgil Oldman. Un mondo rarefatto e immobile. Un mondo immerso nel suo lusso statico e freddo. Che si contrappone alla vita caotica (almeno all’apparenza) del giovane Robert. E alla sua bottega piena di aggeggi e ingranaggi meccanici.
L’antico, incapace di abbandonare il passato, che si confronta con il nuovo proiettato in una corsa verso il futuro.
Un film dove i veri protagonisti sono gli ingranaggi, sia materiali che metaforici.
Ingranaggi che costruiscono l’automa di cui Virgil Oldman trova i pezzi e che porta la firma di Jacques de Vaucanson (un celebre inventore francese del XVIII secolo).
Ingranaggi che si incastrano per smontare e rimontare l’anima del protagonista costretta ad adattarsi alla nuova visione della vita e dell’amore (sentimento fino a quel momento ignorato dall’uomo).
Ingranaggi che fanno da sfondo all’ultima scena del film. In cui Oldman si ritrova a Praga, nel più volte citato ristorante. È seduto a un tavolo in compagnia della sua solitudine, profondamente cambiato e in attesa. Un’attesa che forse durerà per il resto dei suoi giorni.
Concludendo io penso che da un film di questo livello si sarebbe potuto realizzare un libro altrettanto denso e intenso. Peccato che il volume sia solo una sorta di canovaccio perché questa pellicola poteva diventare una trama decisamente interessante.
E con questo mio personale epilogo la vostra Adele vi saluta. Ma non prima di avervi ricordato che potete leggere i miei pezzi e continuare a seguirmi sempre QUI su Pink Magazine Italia nella rubrica Donne Italiane e non solo.
Baci e abbracci virtuali dalla vostra Adele.
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