Tra le tante immagini e notizie che ci arrivano da Kabul e, in generale dalla resistenza afghana, dobbiamo diffondere anche e soprattutto quelle delle donne scese per le strade a “protestare” poiché per le donne di Kabul far sentire le proprie voci significa continuare a vivere una vita degna di questo nome.

Le donne di Kabul lo sanno: i talebani toglieranno ogni diritto, mettendo a tacere le loro voci. Molte artiste o attiviste sono già scappate dall’inferno prima ancora di viverlo. Ma le donne che sono rimaste a Kabul sanno che la lotta per preservare le libertà conquistate durante gli anni è appena iniziata.

Una manciata di coraggiose

In queste ore le donne di Kabul sono scese in piazza per protestare contro quel regime di cui tutti temiamo il ritorno. Sono una manciata di coraggiose, giornaliste e attiviste per lo più, che marciano insieme animate dalla volontà di far sentire la propria voce davanti al Palazzo Presidenziale. Meta che, purtroppo, non hanno raggiunto poiché i talebani hanno disperso il piccolo corteo con gas lacrimogeni e spari in aria. I talebani vogliono essere riconosciuti dal mondo e tali proteste sono una piccola ma dolorosa spina nel fianco da reprimere prima che le spine diventino più numerose. Qualche ora prima, infatti, le donne erano già scese per le strade di Herat.

Una sola voce

Siamo lontane dalle donne di Kabul ma possiamo sentire e comprendere benissimo il loro urlo silenzioso, grido diventato sempre più tangibile in questi giorni di manifestazioni. Il Paese è nel caos, l’economia è congelata, si sussurra già di una guerra civile. Mentre nella valle del Panshir gli uomini armati di Ahmad Massoud resistono, le donne sfilano in corteo e pretendono quello che tutte le donne della terra dovrebbero avere: pari diritti e libertà. Il diritto di partecipare alle cariche politiche, di affidare pensieri e azioni alle future generazioni e, in questo modo, non scomparire nell’oblio del tempo.

Omaggi e fiori ai combattenti

Le manifestanti, fuori dal Ministero della Difesa, hanno deposto una corona di fiori in memoria dei combattenti che sono morti opponendosi ai talebani. Un omaggio floreale che da solo rivela molto più di un semplice gesto: onore a chi ha dato la vita per la libertà di tutti gli altri. Una libertà sulla quale, per le donne, ora è calata una nube sempre più oscura.

“Un governo con la presenza delle donne”

Un governo con la presenza delle donne. Questo si legge su uno dei cartelli che le donne di Kabul mostrano senza paura. Appello che resta, purtroppo, inascoltato viste le posizioni ferme dei talebani che non vogliono donne nel ruolo di ministro. Le donne potrebbero continuare a lavorare nei ministeri, invece. Sempre un passo indietro, insomma.

Tutto ciò che possiamo fare è diffondere le loro voci coraggiose come una cassa di risonanza profonda nella speranza che possano ancora far sentire le proprie per le strade della città. Se dovessero metterle a tacere per sempre, sarebbe un’ulteriore sconfitta politica, militare ma soprattutto umana.