La storia che vi sto per raccontare potrebbe iniziare tranquillamente con il più classico degli incipit:
“C’era una volta, in un castello coperto di neve e silenzio, una bambina dolce e bellissima…”. Il suo nome è Vittoria Alice Elisabetta Giulia Maria di Battenberg, ma per tutti sarà sempre e solo Alice, Principessa di Battenberg.
Alice cresce in una delle famiglie aristocratiche più importanti di tutta l’Europa, la sua bisnonna materna è la famosissima Regina Vittoria, sovrana del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, Imperatrice d’India e dal suo lunghissimo regno verrà denominata un’epoca. Le sorelle di sua madre sono: l’ultima zarina Alessandra di Russia e la martire granduchessa Elisabetta Feodorovna; mentre suo nonno paterno è il Principe Alessandro d’Assia e del Reno – progenitore della famiglia di Battenberg, che successivamente diverrà Mountbatten (su esplicita richiesta del re Giorgio V, il quale chiese di anglicizzare il cognome, a causa dei forti sentimenti anti-germanici che aleggiavano nel Regno Unito). Tra i suoi discendenti si annoverano i nomi del calibro del Principe Filippo di Edimburgo e di Juan Carlos, Re di Spagna.
Sarà proprio Alice a dare alla luce il futuro principe consorte della Regina Elisabetta… ma andiamo con ordine, torniamo in quel castello silenzioso.
Sicuramente non hanno regni su cui governare, risorse economiche ingenti ma le loro facoltose parentele permetteranno ai genitori di Alice di vivere e crescere i propri figli con tutti gli agi e i comfort del tempo, ma è presto chiaro ai suoi familiari che la piccola è “diversa”, più lenta rispetto ai suoi coetanei a parlare o a reagire agli stimoli esterni. Sembra vivere in un mondo tutto suo e fa fatica ad esprimersi. Solo l’intervento deciso e concreto della nonna materna, porterà la famiglia a scoprire la realtà: Alice è affetta da sordità congenita. Si decide per lei, quindi, un percorso diverso: istitutore privato e con solerzia e sollecitudine da parte della madre Vittoria, in pochi anni Alice imparerà a leggere il labiale di ben tre lingue diverse: inglese, tedesco e (solo più tardi) in greco. Studierà anche il francese e sarà comunque in grado di esprimersi a voce e di tenere un discorso ben comprensibile ai suoi interlocutori; oltre che ad esprimersi nella lingua dei segni. La sua “diversità” e la profonda sensibilità, la porteranno da subito ad avere un occhio attento verso gli umili e i bisognosi; si sentirà sempre molto vicini a chi soffre e agli emarginati sociali.
Partecipando all’incoronazione del Re d’Inghilterra Giorgio VII, Alice – poco più che sedicenne – incontra e s’innamora del Principe Andrea di Grecia.
Nel 1903 a Darmstadt (Germania) si sposano con ben tre riti diversi: prima quello civile, poi il giorno successivo vengono celebrati quello luterano e quello greco- ortodosso.
Hanno ben cinque figli:
– la Principessa Margherita (1905-1981) che sposò Goffredo di Hohenlohe-Langenburg;
– la Principessa Teodora (1906-1969) che andò in sposa a Bertoldo di Baden;
– la Principessa Cecilia (1911-1937) che sposò Giorgio Donato d’Assia-Darmstadt;
– la Principessa Sofia (1914-2001), sposò in prime nozze Cristoforo d’Assia-Kassel e in seconde nozze Giorgio Guglielmo di Hannover;
– l’ultimo genito (e più famoso della famiglia): il Principe Filippo (1921), attuale Duca d’Edimburgo e sposo della Regina Elisabetta II del Regno Unito.
Sembrava che la sua vita fosse immersa nei ritmi più tranquilli e sicuri; lei a casa ad accudire la numerosa prole mentre il marito proiettato verso la carriera militare in giro per il mondo.
Alice era dedica alla preghiera e all’aiuto dei bisognosi, era un membro presente e attivo alla corte del Re di Grecia, era spesso in viaggio, tra le corti più blasonate d’Europa ; forte il legame con la zia materna la Granduchessa Russa Elizaveta Feodorovna – moglie del granduca Sergej Aleksandrovič Romanov, quinto figlio dello zar Alessandro II di Russia; con la quale partecipò durante una delle sue numerose visite familiari, alla messa in posa della pietra del primo convento fondato da quest’ultima.
Gli anni più bui che segneranno in modo indelebile la sua esistenza sono quelli a cavallo tra la Prima Guerra Mondiale e la caduta con relativo esilio, del cognato Costantino di Grecia insieme anche alla barbara uccisione delle zie e cugine in Russia. Alice, disperata, può fuggire dalla Grecia, con il piccolo Filippo di appena diciotto mesi protetto in una culla, creata da una cesta di arance, solo grazie alla protezione del comandante Gerald Talbot, che la fa imbarcare sull’incrociatore britannico HMS Calypso.
La Principessa Maria Bonaparte (discendente diretta di Napoleone I, psicoanalista e scrittrice francese, nonché seguace di Freud), accoglie e salva Alice e la sua famiglia a Saint Cloud – alla periferia di Parigi – dove quest’ultima può ricominciare a dedicarsi alla beneficenza e ai bisognosi. Purtroppo le tragedie della guerra, unite alla sua già profonda sensibilità d’animo, portano Alice a un vero e proprio collasso nervoso. Inizia ad affermare di sentire le voci dei Santi, di congiungersi carnalmente con molti di essi e di vedere e parlare con Buddha. I suoi nervi cedono, la sua instabilità emotiva e fisica aumentano a tal punto dal dover decidere di internarla in un manicomio. Viene dichiarata affetta da Schizofrenia. Per ben due anni, dal 1930 al 1932, la Principessa triste diventa una paziente del discepolo di Freud, il Dottor Ernst Simmel. Viene sottoposta a cure invasive, come i raggi X alle ovaie per sedarne la libido e a cure innovative, sicuramente tutte senza il suo consenso.
Mentre lei vive reclusa in frenocomio, il suo matrimonio volge al termine; Andrea la dimentica facilmente dedicandosi per il resto della vita all’alcool, ai piaceri più licenziosi e al gioco d’azzardo.
Filippo ormai adolescente viene spedito in Gran Bretagna sotto la rigida ala protettrice del famoso zio Louis Mountbatten (ultimo vicerè d’India), mentre le sue figlie vanno in spose a nobili tedeschi – alcuni dei quali diventeranno gerarchi nazisti – creando non pochi problemi alla famiglia durante la seconda guerra mondiale e il periodo post bellico.
Alice rincontrerà il suo ex marito Andrea in un’unica tristissima circostanza: al funerale di sua figlia Cecilia, di suo genero e due dei suoi nipoti, vittime nel 1937 di un incidente aereo dove persero la vita. In quella stessa circostanza, gli occhi di Alice incontrarono anche quelli di Filippo, partecipe insieme agli altri membri della famiglia allo straziante addio a Cecilia; fu un incontro doloroso e surreale perché alla richiesta della madre di tornare a vivere con lei in Grecia, il giovane Filippo dichiarò che ormai aveva iniziato il suo percorso nella Royal Navy e non aveva intenzione di rinunciarvi. Anche se colpita dal lutto e dall’ennesima separazione da suo figlio, con forza e coraggio torna in Grecia a vivere con la sorella Elena, lavorando per la Croce Rossa dedicandosi di nuovo ai bisognosi e agli ultimi. Suo fratello Louis di Mountbatten le invierà denaro per vivere, ma lei lo devolverà tutto per aiutare i senza tetto e i poveri.
Pur di trovare denaro per l’acquisto di viveri e medicinali, si priva senza remore o ripensamenti, della sua eredità fatta di gioielli e preziosi, con il sostanzioso ricavato delle vendite, Alice riesce a fondare un ordine religioso e ad aprire un orfanotrofio, nella periferia di Atene. Rimasta vedova nel 1944, la Principessa deciderà d’indossare gli abiti monacali fino alla fine dei suoi giorni.
La storia ci racconta anche che quando Filippo chiese alla madre la sua eredità per poter acquistare l’anello di fidanzamento all’allora Principessa del Galles Elisabetta, Alice gli potè dare solo parte dell’unica tiara rimastale, dalla quale suo figlio estrasse il diamante più bello, facendolo montare sul solitario ancora al dito della Regina d’Inghilterra. Nel novembre del 1947, accompagnò fiera il Duca d’Edimburgo all’altare, vestita da suora elegante e unica nella sua eleganza e grazia.
Durante la Seconda guerra mondiale, non ebbe paura di nascondere, proteggere e salvare da morte certa la famiglia ebrea dei Cohen. Per salvarli dalla deportazione, utilizzò proprio il suo “punto debole”, la sordità facendo finta di non riuscire a comprendere le incalzanti domande delle SS che ricercavano i giudei scomparsi. Le spietate guardie della gestapo, la lasciarono andare ormai coscienti che dalla sua bocca non sarebbe uscita nessuna informazione utile al ritrovamento dei fuggiaschi.
Nel 1967, durante il colpo di stato in Grecia, Filippo decide di portare via la madre da Atene, chiedendo espressamente alla Regina Elisabetta di ospitare la suocera a Buckingham Palace. Alice non accetta volentieri la decisione del figlio di portarla con sé in Inghilterra, ma alla fine accetta e si trasferisce a palazzo, non senza abbandonare Atene con il cuore gonfio di sofferenza e malinconia. Vivrà a corte, fino alla morte avvenuta il 5 Dicembre del 1969; di lei si ricorderà l’incedere silenzioso tra i corridoi e le stanze del Castello, accompagnato sempre dal fumo della sigaretta e al sommesso ripetere di preghiere e sospiri. Non ha lasciato ai suoi eredi, devolvendo tutto in beneficenza.
Inizialmente sepolta nella cripta reale di St. George’s Chapel, nel Castello di Windsor; solo il 3 Agosto del 1988 i suoi resti verranno trasferiti presso il convento di Santa Maria Maddalena nel Getsemani sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme (vicino a sua zia Elizaveta Fëdorovna) – come da lei espressamente richiesto prima di morire.
Inoltre nel 1994, grazie alla testimonianza dei figli della famiglia Cohen, che aveva nascosto nella sua casa rischiando lei stessa la vita; e alla presenza dei figli: Filippo duca d’Edimburgo e Sofia di Hannover, venne insignita dell’ onoreficenza “Giusto tra le Nazioni” (termine con il quale dalla fine della seconda guerra mondiale, s’indicano i non-ebrei che hanno rischiato la vita in modo eroico e senza scopi personali, per salvare anche un solo ebreo dal genocidio Nazista). Invece solo nel 2010 il governo britannico ha dichiarato la Principessa Alice, “Eroe della Shoah”.
Di lei rimangono antichi ritratti, poche foto ufficiali con la famiglia reale britannica, ma altrettante pagine silenziose e pregne di vita di questa donna che dal dolore e tormento ha ricavato forza e coraggio, anteponendo ai lustri e sfarzi di una vita da fiaba, i bisogni del prossimo entrando in punta di piedi nell’eternità della storia.
Mirtilla Amelia Malcontenta
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