Che cos’è la crioconservazione degli ovociti?
In parole povere è il congelamento degli ovuli e prevede che i suddetti ovuli vengano estratti, trattati e conservati in azoto liquido a una temperatura di -196° C.
A livello mondiale si può avere la possibilità di donarli alla ricerca, a una coppia o un individuo o utilizzarli per la propria riproduzione. Se negli altri paesi è un trend in crescita, in Italia ancora è una pratica poco diffusa e non ancora regolamentata. Non ci sono infatti ancora regole e leggi che ne indichino l’utilizzo se non nel contesto della fecondazione assistita e in qualche modo legata alla coppia.
Soltanto nel 2004 la legge 40 stabilì la possibilità per coppie eterosessuali (sposate o riconosciute) di servirsi della pratica di fecondazione, ma vietò il congelamento degli embrioni.
Nel 2009 con una sentenza della Corte Costituzionale pose fine a questo divieto aprendo alle coppie la possibilità di congelare i propri embrioni e di utilizzarli per il futuro.
Nel 2014 un’altra sentenza concesse la possibilità di servirsi della fecondazione eterologa (quella in cui si utilizzano gli ovuli o gli spermatozoi di un donatore), ma solo nel caso di infertilità o sterilità assolute.
Ad oggi, lo Stato italiano conserva gli embrioni in eterno, indipendentemente dalla volontà della coppia.
Inoltre, l’Istituto Superiore della Sanità offre alle donne che si stanno sottoponendo a terapie (chemio o radioterapia) che mettono a rischio la loro fertilità, la possibilità di congelamento dei propri ovuli.
Ancora però ci sono tanti, troppi interrogativi sulla spinosa questione.
Una donna single, una ragazza omosessuale, possono donare a una coppia che non riesce ad averne?
Questi casi non sono previsti nella legge italiana e non dimentichiamo che l’accesso a questa pratica rimane limitato e proibitivo.
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