Caterina Percoto, scrittrice, contadina, intellettuale e, come si definirebbe oggi, una libera professionista.

Una donna all’avanguardia nel XIX secolo. Che ha gettato le basi per quella che sarebbe stata poi la donna libera e autonoma di oggi.

È stata una scrittrice di poesie, di racconti e novelle, sia in italiano che in friulano.

Di estrazione nobile è stata quella che oggi verrebbe definita una libera professionista.

Ha condotto una vita prevalentemente di studio e scrittura. Imparando da autodidatta il tedesco, il francese, il latino e studiando la storia e i classici.

Caterina Percoto, una nobile in collegio

Caterina Percoto nasce in Friuli. Precisamente a San Lorenzo di Solschiano, nel Comune di Manzana in provincia di Udine il 12 febbraio del 1812.

Nella numerosa famiglia del conte Antonio Percoto, secondogenita e unica figlia femmina.

Una famiglia nobile, quella dei Percoto, ma inserita in un contesto povero sia di vita intellettuale che di vita culturale. San Lorenzo di Solschiano, vicino a Udine, è in una posizione difficile da raggiungere a causa delle strade poco praticabili.

Nel 1821, dopo la prematura scomparsa del padre, la famiglia si trasferisce a Udine. E Caterina entra nell’Educandato di Santa Chiara.

Caterina resterà fino ai diciassette anni.

Educata da monache, per cui in un contesto fortemente religioso, Caterina sviluppa una certa idiosincrasia verso la vita monacale.

Un tema, quello della vita monacale tra l’altro che le sarà tanto caro da trasparire anche attraverso i suoi scritti.

Nel 1828 all’età di sedici anni, Caterina incontra il suo primo amore. Un amore che non potrà mai essere vissuto perché la relazione tra i due viene troncata quasi immediatamente. A quanto sembra fortemente scoraggiata sia dalla madre Teresa Zaina che dalle suore perché il giovane è di origine ebrea.

Caterina Percoto intellettuale

Nel 1829 la famiglia di Caterina lascia Udine per ragioni economiche e torna a San Lorenzo di Soleschiano.

Caterina Percoto lascia gli studi e segue la famiglia facendo ritorno al paese.

Comincia a occuparsi dell’azienda di famiglia. Oltre che a seguire l’educazione dei fratelli minori, con l’aiuto di don Pietro Comelli, già fattore dei conti Percoto.

Don Comelli diventerà negli anni anche la sua guida spirituale e un amico sincero.

Caterina riporta nei suoi scritti lo stato di povertà del Friuli sotto il dominio austriaco. Soprattutto sovrintendendo al lavoro nei campi e alla cultura dei bachi da seta.

Don Pietro Comelli inoltre diventa anche il volano per la carriera letteraria di Caterina.

L’uomo, nel 1839, invia a insaputa della Percoto il primo scritto della donna al giornale culturale triestino la Favilla.

Si tratta di un commento alla traduzione di Andrea Maffei di alcuni brani della Messiade di Klopstock, un poeta tedesco.

Inizia così la carriera letteraria di Caterina Percoto e il rapporto con l’editore Francesco Dall’Ongaro, che diventerà il suo mentore.

Al primo scritto scritto segue un saggio su Ariosto. Nel 1841 appaiono i primi racconti della Percoto, seguiti poi dalla pubblicazione regolare sulla rivista di opere a tema rustico.

Nel 1845 vede la luce il suo primo volume di narrativa dal titolo Lis Cidulis. Scene carniche. Lavoro in cui Caterina descrive in modo quasi centrale il paesaggio friulano, con particolare attenzione alla campagna.

Un testo che verrà utilizzato proprio per promuovere il Friuli dall’amico Pacifico Valussi.

A lui Caterina Percoto deve il soprannome di contessa contadina proprio per la scelta di vita operata dalla donna.

Nel 1847, dopo un viaggio a Vienna, Caterina inizia un rapporto epistolare, che diventerà un’amicizia, con il giornalista Carlo Tenca.

Il letterato milanese frequentava il salotto di Clara Maffei, con la quale aveva anche un legame sentimentale.

Caterina Percoto, un’imprenditrice innovativa

Nel 1848, con la Prima guerra di indipendenza, gli scritti di Caterina Percoto diventano politicamente più impegnati. In particolare dopo essere stata testimone oculare dei cosiddetti Fatti di Jalmicco.

Per mettere fine a un’insurrezione di Udine e altri paesi friulani che si ribellavano alla dominazione austriaca dichiarandosi italiani.

Durante i Fatti di Jalmicco l’esercito austriaco aveva dato fuoco proprio a Jalmicco, una frazione di Palmanova.

Altri paesi vennero dati alle fiamme, tra cui Visco e Bagna Arsa. Che ha aggiunto al nome il termina arsa proprio in ricordo di questi fatti.

In quegli anni muore Costantino, il fratello di Caterina. E lascia proprio a lei il gravoso compito dell’educazione dei suoi giovanissimi figli.

Nel 1852 Caterina Percoto respinge la proposta di matrimonio di Pietro Vianello.

Poi nel 1854 muore la madre lasciando a Caterina la conduzione dell’intera azienda di famiglia. Caterina, nonostante all’epoca fosse considerato disdicevole per una donna, decide di gestire comunque personalmente l’intera azienda.

È impegnata con la sua carriera letteraria ma è una donna forte, indipendente e autonoma. E soprattutto è decisa ad affrontare questa nuova avventura. Infatti si dimostra un’imprenditrice innovativa.

Caterina parte abbonandosi a diverse pubblicazioni periodiche di stampo liberale dedicate all’agricoltura, alle innovazioni tecnologiche, alla politica e alla scienza.

Si tiene informata, raccoglie dati e informazioni e si appassiona all’idea di innovare il modo di fare agricoltura.

Ed è in quel periodo che decide di importare in Friuli, per la prima volta, vitelline di razza Swift. Probabilmente le antesignane dell’attuale pezzata rossa. Galline razza America, ma, sopratutto, importa dalla Transilvania un particolare baco da seta, più resistente al clima umido della zona.

Caterina Percoto, il riconoscimento per l’impegno pedagogico

Nella sua cerchia di amicizie Caterina vanta nomi di letterati, politici e giornalisti. Tra cui Pacifico Valussi e Francesco Dall’Ongaro, nonché la contessa e patriota Clara Maffei, moglie del poeta Andrea Maffei.

Nel 1856 va a Torino ospite degli Antonini e fa tappa a Milano. Qui incontrerà Ippolito Nievo, Carlo Tenca e Niccolò Tommaseo.

Inoltre Caterina, molto sensibile alla condizione femminile. Collabora con la rivista La ricamatrice, edita dal milanese Alessandro Lampugnani, dove scrive opere pedagogiche rivolte proprio alle donne.

Negli anni Cinquanta la Percoto inizia a scrivere in lingua friulana. Le trattative con Le Monnier di Firenze, però, sono lunghe. L’editore teme che i racconti in friulano potessero infastidire gli Austriaci.

Nel 1858 esce presso Le Monnier la prima edizione dei Racconti, con prefazione del Tommaseo. Grazie all’interessamento del Tenca, del Tommaseo e, sopratutto, dell’Antonini,

Nel 1861 Caterina è ospite della contessa Baroni a Firenze. Vi si reca, sopratutto, con l’intento di incontrare Le Monnier per discutere della seconda edizione dei Racconti. Ma l’incontro non avviene.

La nuova edizione dei Racconti esce in due volumi a Genova nel 1863 per i tipi dei fratelli Bottero. Per conto del periodico La donna e la famiglia.

In quegli anni Caterina è già sofferente per i suoi problemi di salute.

Questo però non le impedisce di avere incontri di particolare rilievo. Tra cui quello con Giuseppe Garibaldi in persona nel 1867 a Udine.

Nello stesso periodo Caterina si reca a Firenze dove frequenta il salotto di Francesco Dall’Ongaro. Qui viene in contatto con i letterati e i politici di rilievo del periodo.

L’anno successivo la Percoto rifiuta la nomina di direttrice dell’Educandato di Santa Chiara.

Nel 1871 il ministro Cesare Correnti inserisce Caterina Percoto nella schiera delle donne egregie. Per il suo impegno in ambito pedagogico. E le conferisce la nomina di Ispettrice degli educandati veneti (i collegi per l’educazione delle fanciulle).

Caterina Percoto, la fine

La carriera letteraria di Caterina Percoto, nel frattempo, non si ferma.

È il 1878, infatti, quando esce per la Biblioteca Ricreativa dell’editore Carrara di Milano Ventisei racconti vecchi e nuovi.

L’editore Carrara, nel 1883, stampa l’edizione completa e definitiva. Intitolandola Novelle popolari edite e inedite, 25 in totale, di cui 6 inedite.

Nel 1885 le condizioni di salute di Caterina peggiorano e la donna si ammala gravemente. Non potrà nemmeno recare ad Arta per incontrare il Carducci.

Caterina Precoto muore il 15 agosto del 1887 a San Lorenzo di Soleschiano. E viene sepolta a Udine accanto al poeta Pietro Zorutti.

L’impronta che Caterina Percoto ha lasciato nella storia rimarrà indelebile. Con il suo impegno politico e pedagogico, oltre che con la sua eredità letteraria. Una donna decisamente fuori dagli schemi che ha lasciato un segno nel suo secolo.