L’archeologia è piena di manufatti di origine e datazione incerta che danno adito a misteriose leggende. È il caso della Dama o Signora di Elche, un enigmatico busto femminile ritrovato nell’omonima città spagnola il 4 agosto del 1897.
Sul ritrovamento esistono due versioni differenti: la prima prevede la scoperta da parte di un giovane manovale che facendo buche con la pala si ritrova a fissare, incastrato e sepolto nella terra, il viso perfetto di una donna in pietra. La seconda versione vuole che a fare la scoperta sia un tale Antonio Macià. Ma chiunque sia stato a farla rinvenire alla luce a noi poco importa, poiché da quel momento la Dama di Elche ha affascinato studiosi e alimentato fantasie di gente comune.
Datato presumibilmente tra il V-IV secoldo a.C. tale busto venne principalmente venduto ed esposto al museo del Louvre. Ma gli abitanti di Elche rivendicarono fin da subito l’appartenenza della Dama alla loro terra, riconosciuta come emblema dell’identità spagnola tanto da comparire su francobolli e banconote. Ma solo nel 1971 passò finalmente al Museo Archeologico Nazionale di Madrid, dove la possiamo ancora ammirare.
Perché questo busto affascina così tanto anche i profani dell’archeologia e dell’arte in generale? La Dama di Elche ha portato fino a noi, attraversando i secoli, il suo sguardo fiero, regale e i suoi lineamenti marcati che la classificano come probabile appartenete alla scultura ellenistica, in netto contrasto però con l’abbigliamento e il copricapo. A far incuriosire è la cavità che esibisce sul retro, e che dunque fa pensare fosse in realtà un’urna cineraria. Di chi non lo sapremo mai.
Ma è la capigliatura particolare e il vistoso monile che indossa a destare maggiori interrogativi. La Dama si presenta con i capelli acconciati in una sorta di due dischi perfetti ai lati della testa paragonabili, addirittura, al modo in cui le ragazze Hopi, appartenenti a una tribù di nativi Americani, si sistemano i capelli. Il vistoso e prezioso monile che esibisce al collo denota ricchezza e dunque si ritiene che la Dama di Elche fosse una ricca signora o, come si pensa più comunemente, una sacerdotessa. Una figura dunque importante per l’epoca, qualunque essa sia, che ne alimenta il mistero.
Noi oggi la vediamo così, di perfetta pietra grigia. Ma un tempo il busto era completamente colorato, policromo. La tunica che indossa doveva essere di colore rosso, poiché pigmenti rossi sono stati rinvenuti sulla sua bocca. Una gioia per gli occhi per chi ha avuto il piacere di osservarla ancora integra dei suoi colori.
Ma è proprio questa mescolanza di caratteri diversi, lineamenti ellenistici e abbigliamenti iberici, che ha alimentato a tal punto la fantasia tanto da spingere alcuni a definirla come una donna appartenente niente meno che al continente di Atlantide. Una teoria fantasiosa che supporta il mito e il mistero che aleggia attorno a questo elegante e fiero reperto.
Cosa voglia dirci il suo sguardo non potremo mai saperlo. Così come non potremo mai conoscere il nome del suo scultore. Fatto sta che la Dama di Elche è la prova che l’uomo va ricercando nei manufatti del passato non solo la propria storia, ma anche la risposta a quelle domande sull’arte e sulla propria origine alle quali non riesce ancora a trovare un esauriente perché.
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