Finalmente è arrivato in libreria “Il libro bianco perduto”, l’ultimissimo capolavoro di Cassandra Clare, la regina dell’urban fantasy. Ma qual è la chiave del successo di una delle serie più longeve di sempre?

Cassandra Clare, all’anagrafe Judith Rumelt, esordisce nel 2007 con il suo romanzo “Città di ossa”. Era il primo volume di una nuova serie urban fantasy, quella degli Shadowhunters, i cacciatori di demoni. Tredici anni dopo, la Clare conta la bellezza di diciotto libri pubblicati sulla serie e non ha alcuna intenzione di fermarsi qui. Il suo segreto? Il sentimento per eccellenza: l’amore.

Shadowhunters: strafighi in nero dal 2007

Jace scherzosamente sostiene che uno dei motti Shadowhunters è “strafighi in nero dal 1234”, ma la verità è che Cassandra Clare, dal giorno in cui ha lanciato il suo primo volume dedicato ai cacciatori di demoni, li ha resi strafighi per davvero.

La serie vanta un mondo pressappoco immenso, con creature d’ogni genere e forma. Si passa dalle fate ai vampiri, dai licantropi agli stregoni, dai Nephilin ai demoni. Una diversificazione di razze così variegata ha necessariamente richiesto tanto spazio.

La stessa autrice, in risposta ad alcune domande su Twitter da parte dei fan, ha spiegato che l’idea di creare questo universo parallelo al nostro, fisicamente presente ma invisibile, è nata guardando “Buffy, l’ammazzavampiri”: se Buffy proteggeva Sunnydale, chi è che uccideva demoni a Mosca, Roma o Hong Kong?

Da qui l’idea di una rete di cacciatori in tutto il mondo, i cui Istituti sono diventati la casa di ogni lettore.

Eros, Philos, Agape

Shadowhunters non ha solo il dono di avere una trama avvincente e intrigante; il suo vero punto di forza, infatti, è l’amore. Ma non bisogna cadere del cliché romantico. Infatti, attraverso le parole dei suoi personaggi, l’autrice specifica tutte le tipologie di amore secondo la filosofia greca: Eros, Philos, Agape

Si va dall’amicizia tra Simon e Clary (the Mortal Instrument), il cui legame dimostra che se un amico è in difficoltà (per esempio se è stato trasformato in topo e rapito dai vampiri) si prende e si va a salvarlo. Senza se e senza ma, perché gli amici sono la famiglia che scegliamo.

C’è poi quel legame profondo, che è uno gradino sopra l’amicizia ma uno sotto l’amore sentimentale: quello tra parabatai, compagni per la vita. È un legame indescrivibile, un sentimento di protezione e affetto che ci spinge a coprire sempre le spalle dell’altro.

E al di là del romanticismo classico e tradizionale (comunque ricco di sviluppi sconvolgenti) come quello tra Jace e Clary (the Mortal Instrument), in Shadowhunters troviamo relazioni d’ogni genere, decisamente più moderne e chiacchierate:

Ci sono “i Malec” (the Mortal Instrument), in cui lo shadowhunter Alec sposa lo stregone Magnus, dando vita a coppia tanto amata da dar vita a una trilogia propria. Con loro la Clare non solo ha conquistato una grossa fetta di pubblico, visto che i libri con personaggi omosessuali sono ancora una minoranza sul mercato, ma ha portato di fronte ai lettori problematiche interessanti come la discriminazione razziale e l’adozione da parte di genitori dello stesso sesso.

C’è poi l’esempio di Diana Wayburn nata David (The Dark Artifices), che per amor proprio e per sentirsi davvero se stessa ha passato la vita a fuggire e a nascondersi dal proprio popolo che non l’ha mai accettata. Con lei la Clare presenta il primo Shadowhunters transgender e pone al lettore un’altra tematica delicatissima.

La chiave del successo

La vera forza di una serie così longeva (un’esalogia, due trilogie complete, due in corso d’opera e numerosi spin-off a parte) è forse proprio questa: con una semplicità e un’apparente leggerezza, l’autrice nasconde dietro al velo della magia tutte le sfaccettature della nostra società, lanciando al lettore messaggi di speranza, coraggio e resilienza. Il messaggio che traspare da ogni libro della serie è inequivocabile: omnia vincit amor.