Intervista all’autrice Laura Tangorra.

Nata a Milano il 21 maggio 1963, Laura Tangorra vive a Monza dal 1973, si laurea in Scienze Biologiche nel 1987 ed esercita per diversi anni in laboratori di ricerca, prima come borsista presso l’ospedale San Gerardo di Monza, poi presso una ditta farmaceutica. Insegna per circa sei anni nella scuola superiore prestando servizio anche presso il Liceo Artistico delle suore Preziosine di Monza. Sceglie poi di lavorare con i bambini nella scuola elementare dello stesso Istituto.
Sposata dal 1988 con Franco, ha avuto tre figli: Alessandra nel 1989, Marco nel 1992, Alice nel 2001.


Titolo: Sul mio divano blu
Autrice: Laura Tangorra
Editore: Edizioni Messaggero
Pagine: 152
Prezzo: 11,00 euro


Madre di tre figli e maestra elementare a Monza, Laura Tangorra si è ammalata di sclerosi laterale amiotrofica. Nel libro ci racconta la storia della sua vita e della malattia che l’ha sconvolta. Momenti di vita quotidiana, la forma dell’amore, i passaggi di sconforto. Tutto con un incredibile coraggio e grande resilienza.

Lo stile di scrittura dell’autrice è scorrevole e sciolto. Leggendolo ci renderemo conto che oltre a essere una testimonianza vera di vita ha anche molteplici significati ma il più importante è la speranza. Mai perderla! Ciò che ci resta di questa vita non sono le cose materiali ma l’amore che noi seminiamo.

Intervista all’autrice


Laura, che genere letterario preferisce?
Leggo qualunque genere letterario, però mi innamoro solo dei libri nei quali riesco a entrare fin dalle prime pagine, quelli che riescono a catturarmi subito. Questo di solito accade con i romanzi thriller, ma poi mi succede che dopo qualche giorno non ricordo più la trama, non mi lasciano niente. Quando invece un romanzo, ma non solo, mi permette di conoscere nel profondo i personaggi, le loro storie personali, le loro fragilità, la quotidianità, finisco per affezionarmi a loro, e anche a distanza di anni ne ricordo la trama e rivedo alcune immagini come si trattasse di un bellissimo film.

Qual è il suo libro preferito la cui lettura consiglierebbe?
Ho letto tanti libri che meritano di essere conosciuti, ma quello che mi è rimasto nel cuore è Mille splendidi soli di Khaled Hosseini. È ambientato in Afghanistan e si svolge in un arco di tempo che va dagli anni 60 al regime talebano intorno al 1995. Si racconta dell’amicizia tra due donne afghane, che pur avendo due storie diametralmente opposte, finiscono per sposare lo stesso uomo rozzo e violento, e questo destino comune le unirà in un legame di complicità e di profondo affetto. Finita a malincuore l’ultima pagina, ho pensato che ogni donna dovrebbe leggere questo libro, perché io mi sono sentita
fortunata, come donna, per essere nata qui, in una società che riconosce la mia libertà, la mia dignità.

In un rapporto d’amore tra marito e moglie, che si costruisce con il tempo, è fondamentale volersi bene (volere il bene dell’altro). Penso che sia un tesoro prezioso avere accanto una persona che vuole il tuo bene. Che consiglio daresti a una ragazza come me relativamente a una futura relazione d’amore?
L’amore richiede una cura continua, non si arriva mai al punto in cui va avanti da solo e possiamo darlo per scontato. Ci sono alcuni ingredienti che ritengo essenziali perché il rapporto sia significativo e non diventi una gabbia vuota. Il primo in assoluto è il rispetto. Rispetto per tutto ciò che in lui non ci somiglia, e che dobbiamo accettare, perché per amarsi non è necessario assomigliarsi, anzi la diversità ci arricchisce. Franco mi ha reso migliore, più ricca dentro, perché viveva in modo più concreto i valori in cui credevo. Questo è un altro aspetto importante, fondamentale, perché col passare del tempo, e quando arrivano i figli, ognuno dei genitori si rapporta a modo suo, ma non è possibile conciliare in un’educazione significativa valori contraddittori. Il rispetto per la reciproca diversità, su un solido telaio di valori fondanti, e intorno piano piano comincia a crescere la casa, con tante, tantissime finestre, perché gli amici, i rapporti con gli altri sono essenziali, altrimenti… che noia… io e te, tu e io… Il resto del mondo deve entrare, perché l’allegria è un ingrediente di cui non si può fare a meno. Diffida di un uomo che fa il vuoto intorno a te.

Immagino che la sua famiglia le abbia dato e continua a darle tanta forza e sia per lei un importante ragione di vita. Motivo forte per non gettare mai la spugna e cedere alla disperazione. Ho come l’impressione che questo fa solo non basti, giusto?
No, non basta, ma gli affetti sono gli appigli della roccia che sto scalando. Una roccia ripida, e la cima non si riesce a vederla. So che ho sempre un punto in cui aggrappare le mani, su cui poggiare il piede. Senza di loro sarebbe come scalare una parete di ghiaccio. Ma la forza va cercata in sè stessi, va cercata disperatamente, perché se non mi aggrappo forte, se le mie dita mollano la presa, io cado giù.

In questo periodo storico molto particolare per tutti noi, che consiglio si sente di dare ai giovani?
Di pensare. Riflettere su ciò che accade. Chiedere, informarsi. Non fidarsi di chi urla di più, ma di chi ha studiato ed è competente. Chi andrebbe a farsi curare un dente da quello che fino a ieri tosava pecore? Ogni lavoro è rispettabile, ma non si improvvisa un mestiere, ci si prepara.