Come spesso accade non sono soltanto le parole a testimoniare la storia ma lo sono anche e soprattutto le immagini. Tra queste ce ne sono alcune che faticheremo a scordare.
Descrivere anche solo a parole l’orrore che si sta consumando sotto i nostri occhi non è semplice. Da giorni l’attenzione del mondo è rivolta all’Afghanistan (oggi il vertice G7), all’evacuazione disperata all’aeroporto di Kabul e al ritorno dei talebani. Vent’anni di conflitto, di una possibile storia riscritta per un popolo, cancellati in pochi istanti. Da quando Kabul, da più di una settimana oramai, è tornata in mano ai talebani la situazione in Afghanistan è precipitata. A provarlo sono le testimonianze di chi dall’inferno è riuscito a scappare. E poi ci sono le immagini che arrivano dai telegiornali, dai siti internet, scatti immortali che resteranno per sempre impressi nelle nostre menti.
Cosa sta accadendo
I talebani hanno minacciato gli Stati Uniti, se non se ne andranno entro il 31 Agosto, considerando la loro “permanenza” come un prosieguo dell’occupazione. Quella data sembra lontana e c’è ancora tempo dunque per salvare vite, soprattutto quelle dei bambini che vengono lanciati al di là di un filo spinato. Il disperato tentativo di un genitore di mettere in salvo chi il conflitto armato l’ha conosciuto troppo presto.
Sempre loro, le donne
Da un lato ci sono i talebani che dicono di “voler rispettare le donne che osserveranno la legge islamica”, dall’altro ci sono le donne che resistono. La regista e attuale direttore generale della Afghan Film, Saharaa Karimi, che ci aveva colpito per l’intensità della sua lettera aperta, ha lasciato la sua Patria ed è salva. Il sindaco Sarifa Ghafari invece è ancora in Afghanistan: in un video pubblicato sul suo account twitter dice di “non avere armi ma soltanto la sua voce” e di voler essere “un agente di pace”. Una donna coraggio alla quale va il nostro costante pensiero. E poi c’è lei, la street artist, Shamsia Hassany, docente all’università di Kabul. Le sue opere stanno facendo il giro del mondo, simbolo silenzioso di un dramma femminile che purtroppo si trova soltanto all’inizio.
Tommaso Claudi, il console italiano che fa onore al nostro Paese
Da una parte la folla che cerca di scappare dall’inferno cercando disperatamente un volo che porti lontano, dall’altra i soldati armati che tentano di mantenere l’ordine e poi al centro, sul muro di cinta che abbraccia l’aeroporto di Kabul, c’è Tommaso Claudi che solleva un bambino in lacrime nel tentativo di salvargli la vita. Il giovane console italiano, originario di Camerino, è rimasto in quell’inferno per cercare di dare più aiuto possibile. A lui va il nostro ringraziamento per quanto sta portando avanti. Un esempio di coraggio che fa onore alla nostra Italia.
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