Storia delle mie ossa di Francesco Leto è un romanzo inusuale e delicato, divertente, che si snoda con eleganza a partire da uno sguardo eccentrico e anticonformista.

L’AUTORE

Francesco Leto Ha studiato storia medievale al King’s College di Londra e ha conseguito un master in Legal and Political Studies alla University College of London (UCL). Tornato in Italia ha vissuto qualche anno a Roma e oggi vive e lavora a Bologna. Suicide Tuesday (Perrone, 2013) è il suo primo romanzo con cui è stato tra i dieci finalisti del Premio Sila ’49. Nel 2105 è uscito con Frassinelli, Il cielo resta quello.

Storia delle mie ossa di francesco leto

Storia delle mie ossa è un’opera lunare, ironica, struggente. Un incontro fra il Tristram Shandy di Laurence Sterne e le creature innocenti e inquietanti di Tim Burton.

LA TRAMA

La trama è ben costruita ed è caratterizzata dallo stile attento e scorrevole dell’autore che grazie alla sua penne ironica ed a tratti grottesca, crea situazioni e personaggi estremi e perfettamente contestualizzati nella storia.

IN CONCLUSIONE

Storia delle mie ossa di Francesco Leto è un diario dai toni tipici della fabula. Un viaggio nella mente e dell’anima del protagonista, Dall’infanzia all’eta’ adulta, circondato da donne forti e poliedriche. Ricordi senza tempo ambientati in varie città’ e anni. Specchio della società’ e dei suoi cambiamenti. Simbolo di molte realtà’ sullo stile pirandelliano, fornendo l’immagine del sé per i posteri. Che ha anche la funzione della voce narrante.

Storia delle mie ossa di Francesco Leto, come “Uno, nessuno e centomila” ha inizio con un evento in apparenza di poco tempo per poi srotolare la trama costellata di personaggi curiosi e particolari. Dai genitori alla vicina di casa(la pungolatrice) e sua sorella(chiamata la sorella rivale), arrivando a Euridice (figlia della pungolatrice). Specchio di un mondo antico che si fonde perfettamente con la contemporaneità’, costellato di particolari e aneddoti che permettono all’ – io- di divenire – noi-.

Grazie alla struttura coesa della trama che come un firmamento composto da più’ unita’ collegate tra loro, forma la trama. Nello stesso modo in cui molti pensieri formano un idea.

Una biografia inusuale ed emozionante che offre molte chiavi di lettura uniche d’interpretazione della società’. Perché’ come scriveva L.Pirandello, “ Avrei potuto, è vero, consolarmi con la riflessione che, alla fin fine, era ovvio e comune il mio caso, il quale provava ancora un’altra volta un fatto risaputissimo, cioè che notiamo facilmente i difetti altrui e non ci accorgiamo dei nostri”.

Titolo: Storia delle mie ossa(https://www.amazon.it/Storia-delle-ossa-Francesco-Leto-ebook/dp/B09Q7XXB4Z)
Autore: Francesco Leto
Editore: Mondadori
Data Uscita:25 gennaio 2022

Collana: Scrittori italiani e stranieri
Finale: Conclusivo

TRAMA

Storia delle mie ossa è un’opera lunare, ironica, struggente. Un incontro fra il Tristram Shandy di Laurence Sterne e le creature innocenti e inquietanti di Tim Burton.

A fare gli onori di casa è un narratore sbrigliato e impavido, introverso ed egocentrico a un tempo, determinato a raccontarci tutto di sé, a partire dalla sua educazione sentimentale in un paese fuori dal tempo, immobile e mitologico. Un’infanzia vissuta nell’assenza del padre e accompagnata da un trittico di donne che si sono prese cura, ognuna in modo inusuale, di un bambino pelle e ossa che fin da subito ha cercato di intercettare i tranelli dell’amore.

E se è vero che impariamo l’amore da chi ci sta intorno, il protagonista dovrà carpirlo da Euridice, eterna donna bambina che si incanta davanti al poster di Luis Miguel. Dalla Pungolatrice, negoziante arcigna e lunatica, che centellina soldi e carezze. Dalla madre, la Rossa, un’eccentrica insegnante di francese col pallino dell’aerobica e del giardinaggio, i cui fiori però non fioriscono mai…

In un ben orchestrato contrappunto tra rievocazione del passato e presente in Francia, dove dà lezioni private di italiano a un ragazzo di cui è segretamente innamorato, il bambino, ormai adulto, capisce di essere un rifugiato sentimentale, sempre alla mercé di un amore che si fa ossessione e frenesia e di un tempo interiore che passa dal “fu” al “sarà” in un batter di ciglia. È sulla sua panchina assolata nel parco di Villemanzy – meta di interminabili passeggiate da flâneur contemporaneo – che il protagonista vive la propria epifania: nemmeno l’amore è un assoluto senza incrinature e diventa parodia di se stesso, perché ogni amore è furioso e insieme ridicolo. Un romanzo inusuale e delicato, divertente, che si snoda con eleganza a partire da uno sguardo eccentrico e anticonformista.