Scuole e uffici chiusi, enormi mazzi di fiori che si aggirano per le città, discorsi presidenziali e dichiarazioni ufficiali di politici di ogni colore
Una rivoluzione nata l’8 marzo non poteva che avere un volto femminile.

In una Russia arretrata fin dal calendario, la giornata dedicata alla festa della donna coincide con il 23 febbraio.

Le tessitrici di Torshilovo insieme alle dipendenti del deposito di tram dell’isola Vassilievsky sfilano sulla Prospettiva Nevsky.

Chiedono pane per le famiglie dei soldati, pace per i loro figli e diritti per se stesse.

A loro si uniscono gli operai della fabbrica Putilov, e le massaie esasperate da ore di code per il pane, che sfidano la polizia e i soldati.

L’imperatrice Alessandra le osserva dalle finestre del Palazzo d’Inverno, annotando sdegnata nel suo diario una giornata di “ragazzine che corrono e urlano di non avere pane, solo per incitare gli altri, se il tempo fosse stato più freddo sarebbero rimaste a casa”.

Una settimana dopo la monarchia crolla, e otto mesi dopo l’ex palazzo degli zar viene preso d’assalto dai bolscevichi.

Un battaglione di volontarie è rimasto l’ultimo a difendere il governo dalla nuova rivoluzione, quella di Ottobre.

Il diritto al voto

La Prima guerra mondiale porta gli uomini al fronte e le donne in fabbrica, nelle scuole, negli uffici, e poi in piazza.

Quattro giorni dopo l’abdicazione di Nicola II, un’altra manifestazione, di 40 mila donne, ottiene dal nuovo governo provvisorio il diritto al voto:

 “Il suffragio non è universale senza le donne”, recitava uno degli striscioni.

La prima donna ministro nella storia

Dopo la rivoluzione d’Ottobre divenne responsabile del Welfare, la prima donna ministro nella storia, e la seconda a diventare ambasciatrice.

Passa alla storia come una propagandista dell’amore libero (con entrambi i sessi), anche se in realtà sogna una donna razionale liberata dai sentimenti. La francese Inessa Armand non solo è stata l’alleata più fedele del padre della rivoluzione, ma anche la sua amante, con il consenso dell’emancipata moglie Nadezhda Krupskaja.

Salgono in tre nel famigerato vagone piombato che riporta Lenin a Pietrogrado.

Inessa fonda il mitico «Zhenotdel», il «dipartimento donne» del partito, che promulgo i pari diritti, organizzando corsi per insegnare alle donne a leggere e scrivere, e trasformare le sottomesse mogli dei contadini in emancipate operaie.

Il Zhenotdel

Il Zhenotdel è stata una rivoluzione nella rivoluzione: il governo bolscevico per primo al mondo liberalizza il divorzio e l’aborto, equiparando in tutto le donne agli uomini.

Maria Bochkariova

L’emancipazione nel 1917 non porta solo la firma dei bolscevichi: il governo provvisorio viene difeso dai «battaglioni della morte» femminili, organizzati dalla indomita Maria Bochkariova, detta «Yashka».

Una donna-soldato, figlia di contadini, che manda al fronte dattilografe, sarte, studentesse e principesse, pronte a morire in una guerra che gli uomini non volevano più combattere. Diventa così un’icona delle femministe, osannata da Emmeline Pankhurst, mandata a Pietrogrado in missione semiufficiale da Lloyd George.

Le soldatesse di «Yashka» vengono travolte dalle guardie rosse durante la presa del palazzo d’Inverno, la loro inflessibile comandante viene fucilata dai bolscevichi nel 1920.

Donne al governo, donne con il fucile, ma soprattutto tante donne in fuga. La vita di migliaia di famiglie venne sconvolta da un giorno all’altro.