Elisa Forte è una giovane donna, moglie, madre. Un lavoro, molte passioni, tra cui la musica e il canto. Elisa Forte ha una sordità neurosensoriale bilaterale profonda. Questo implica una vita quotidiana più complessa? Sicuramente sì. Implica chiudersi in un proprio mondo e non uscirne più? Decisamente no.
Per Elisa Forte che cosa vuol dire essere sordi?
Vivere in un doppio mondo: quando indosso gli apparecchi acustici mi immergo nel mondo dei suoni e quando me li tolgo ritorno nel mio mondo silenzioso.
Io non vivo la sordità come una mancanza, non mi concentro su quello che manca, cioè l’udito. Al contrario, ritengo che la sordità mi abbia dato molto: ho conosciuto tante storie molto belle, forti, emozionanti. Ho conosciuto amici veri e mio marito.
Conosco sia il mondo dei sordi sia quello degli udenti, sia il linguaggio parlato sia un po’ della LIS, conosco la lettura labiale e a volte questa cosa mi fa divertire perché riesco a decifrare alcune cose che gli udenti non riescono.
La sordità mi ha dato anche quella sensibilità in più per capire determinate cose della vita e mi ha fatto tirare fuori una forza che non credevo di avere. E poi volete mettere avere la possibilità di togliere gli apparecchi quando c’è un rumore molesto o una persona che non vogliamo sentire? Eheheh
Vista sotto questa prospettiva la sordità parrebbe quasi non avere un rovescio della medaglia. Immagino non sia così. Quali sono le difficoltà maggiori e come si manifestano.
Anche se uno cerca di prenderla con filosofia, non si può negare che delle difficoltà ci siano. La sordità è una disabilità sensoriale che riguarda in modo stretto la comunicazione e il rapporto con il mondo esterno. Viene detta “disabilità invisibile” proprio perché è meno evidente rispetto a tante altre disabilità (le disabilità motorie, per esempio). Di conseguenza, le difficoltà maggiori si manifestano sul piano comunicativo e relazionale, ne parlerò meglio più avanti.
Elisa Forte, quando le è stata diagnosticata la sua sordità? Come è stata vissuta dalla sua famiglia? E da lei?
I miei genitori si accorsero che qualcosa non andava quando avevo circa 10 mesi. Nonostante fossi una bambina molto curiosa e reattiva, iniziarono a notare che non rispondevo ai loro richiami e né mi giravo ai rumori. Mi fecero dei controlli, da cui risultò una sordità neurosensoriale bilaterale profonda (ci sono 5 gradi della sordità: lieve, media, grave, profonda e cofosi totale).
Sicuramente a loro crollò il mondo addosso, ma si rimboccarono subito le maniche. Mi fecero iniziare un percorso logopedico con un metodo riabilitativo molto valido, basato sui ritmi musicali e linguistici.
Dal canto mio, non ho mai vissuto la sordità come un problema, anzi mi divertivo durante gli esercizi! E la mia caparbietà, unita al grande lavoro dei miei genitori, mi ha portato molto lontano, permettendomi di raggiungere risultati ben oltre le nostre aspettative.
Le sedute di logopedia e gli esercizi a casa erano fatti sempre sotto forma di gioco e seguendo il naturale sviluppo del bambino. Fin da piccola sono stata allenata all’ascolto e alla modulazione della voce. Ricordo ancora con molto piacere quei momenti.
La musica la accompagna da sempre. Potrebbe sembrare un paradosso, ma non lo è affatto. Qual è l’approccio a essa?
Si, praticamente da sempre. Durante le sedute di logopedia si cantava molto e questo è stato davvero importante per acquisire un buon ascolto e una buona modulazione della voce. Al di fuori della logopedia, i miei genitori e i miei familiari mi hanno sempre cantato e fatto ascoltare le canzoncine per i bambini, le sigle dei cartoni animati. Nei villaggi turistici partecipavo alla baby dance, alle recite e agli spettacoli. Poi crescendo chiaramente i gusti sono cambiati, e ora ascolto anche altro!
In effetti, Elisa Forte non si è “limitata” ad ascoltare, si è messa in gioco anche con la voce. Se già la musica potrebbe far desistere qualsiasi sordo a intraprendere un qualsiasi studio di questa materia, il canto forse ancora di più. Come si è approcciata?
Mi è sempre piaciuto cantare, ma sono stata anni a pensare di non poterlo fare e a vergognarmi per via della mia voce particolare.
Ma dopo che sono diventata mamma per la prima volta le cose sono cambiate. Anche a mio figlio grande piace tanto cantare e quando era piccolo lo facevamo tantissimo insieme, era un momento che mi piaceva molto. Mi sono detta: “Ma perché non provare a fare un corso di canto? Male che vada rinuncerò, ma almeno potrò dire di averci provato”.
Sono stata molto fortunata perché ho trovato fin da subito due insegnanti molto empatici che non mi hanno chiuso le porte in faccia, anzi erano entusiasti di provare con me!
Con enorme sorpresa e piacere abbiamo scoperto che cantare per una persona sorda non è poi così impossibile. Certo, le difficoltà ci sono e non potrò mai essere paragonata a una cantante udente, ma perché privarsi di questa passione?
Tra l’altro, da quando prendo lezioni di canto faccio dei progressi lezione dopo lezione, che mi regalano tante emozioni e soddisfazioni. Ma la cosa più bella è che i progressi si riversano anche nella quotidianità! Infatti sono sempre più convinta che la musica e il canto possano essere ottimi alleati nella riabilitazione della persona sorda.
Certo, imparare una nuova canzone non sempre è semplice, ci vuole moltissima pazienza, impegno e allenamento. Ma soprattutto ci vuole PASSIONE. La musica mi trasmette tante emozioni e mi accompagna in ogni momento della mia vita. È un incontro, una fusione tra l’anima e le emozioni, è un modo per mettersi a nudo. La musica coccola, consola, mette allegria, fa vivere ricordi, sprona.
Figli di un dio minore, film bellissimo con il compianto William Hurt e Marlee Matli realmente sorda: un film in cui questo docente utilizza metodi alternativi per portare la sua allieva a riavere una “normalità”. La ricerca, gli studi quanto sono andati avanti? Si sono fatti progressi?
Film bellissimo, confermo.
Ci sono tre categorie di persone sorde: quelle che amano usare la LIS (i sordi segnanti), quelle che amano sentire e parlare (i sordi oralisti) e quelle che usano entrambe le forme di comunicazione (i sordi bilingue). Ognuno vive la sordità a modo suo e tutti vanno rispettati.
Ma dal canto mio dico che sì, la tecnologia fortunatamente è andata avanti e ora ci mette a disposizione degli strumenti sempre più all’avanguardia che permettono di recuperare in maniera ottimale: apparecchi acustici di ultima generazione e gli impianti cocleari.
Soprattutto quest’ultimi permettono di raggiungere dei risultati strabilianti, quasi al pari di una persona normo udente.
Se nella scienza assistiamo a dei progressi, la vita di tutti giorni quanti ostacoli vi pone davanti? Oppure anche nel quotidiano si è riusciti a prendere atto dell’eterogeneità della società e a contemplare che tutti hanno il diritto di muoversi in piena libertà?
Purtroppo, mentre la tecnologia va spedita verso nuove frontiere, la società rimane sempre un po’ indietro. Complice una cattiva sensibilizzazione e organizzazione.
A volte prendere appuntamenti con servizi pubblici (ma anche privati) diventa un’impresa impossibile, tante persone le email non le leggono nemmeno, per chiedere semplicemente informazioni o fissare un appuntamento si è costretti a recarsi sul posto perdendo tempo prezioso. Manca un adeguato servizio di sottotitolazione o segnali visivi ovunque. Siamo esclusi anche dai servizi ricreativi come cinema, teatro, eventi sportivi, a volte anche musei.
In alcuni casi c’è l’interprete che usa la LIS, ma bisogna iniziare a pensare anche ai sordi oralisti.
La persona sorda è perfettamente in grado di essere autonoma a livello cognitivo, ma a livello comunicativo ha bisogno di determinati supporti ed è bene che la politica investi anche su questo.
Oltretutto poi, la pandemia e le mascherine ci hanno isolati da tutti e le difficoltà sono aumentate! Avrebbero dovuto fornire le mascherine trasparenti insieme alle ffp2 e non è stato fatto.
Elisa Forte, anche suo marito ha lo stesso deficit. I vostri figli no, come vi rapportate.
In maniera assolutamente normale. I nostri figli sanno della nostra sordità e hanno imparato come rapportarsi e parlare con noi. Anzi il più grande, che comunque ha solo 6 anni, ultimamente ci sta facendo un sacco di domande, è incuriosito, ci chiede come sentiamo, quali suoni captiamo e quali no, se vediamo qualcosa in TV insieme si preoccupa di mettere i sottotitoli. Per loro la nostra sordità non è un ostacolo. 😊
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