La ragazza della montagna. La vita è sacra e innata. Ma l’umanità, quella, ce la dobbiamo guadagnare. Queste parole, racchiudono il senso della vita di cui non siamo i carnefici né tantomeno gli artefici.
La guerra che ha cambiato la storia.
1942. Ambientato in piena Seconda Guerra Mondiale, in Val di Sur, il romanzo di Veronica Del Vecchio ed edito da Newton Compton Editore, racconta la storia di un gruppo circense che vive nascosto sulle montagne mentre nel nord imperversano i tedeschi e le leggi razziali condannano a morte migliaia di ebrei ogni giorno. La diversità è vista come un difetto di fabbrica, l’umanità è solo una semplice unione di lettere prive di significato. La vita è una mera merce di scambio dove sopravvivere è il vero miracolo ed è questo che “La ragazza della montagna” vuole raccontarci.
Una presenza misteriosa
Tra i boschi vicino il monte Spino si nasconde la compagnia circense Belmonte dove ci sono uomini e donne che scappano e nessuno deve sapere che sono lì. Se venissero scoperti, l’arresto sarebbe inevitabile. Un giorno, però, la loro relativa tranquillità viene sconvolta da una misteriosa ragazza di nome Dorothea, la quale piomba nel gruppo come una bomba, rischiando di far saltare i già fragili equilibri. Dorothea è un’ebrea tedesca e questo semina il panico fra gli stravaganti componenti della compagnia. La sua presenza li condannerebbe ai lager e, per questo motivo, si cerca di capire cosa fare: è spaventata, come se fosse sotto shock, e ferita. In un primo momento si decide di chiamare il medico, anche se rischiosissimo, e di farla medicare.
La decisione
La decisione che il gruppo prenderà in seguito è un barlume di speranza in un mondo che sembra si stia distruggendo con le sue stesse mani. Accogliere la misteriosa ragazza fra loro è un rischio altissimo ma, dopotutto, anche loro si stanno nascondendo dai soldati tedeschi e fascisti; eppure, ad un certo punto i loro equilibri cominceranno a saltare fino a quando non saranno scoperti. Lì, la scelta sarà d’obbligo. Prevarrà l’umanità o la paura della morte e del dolore?
Il valore di una scelta
Scegliere diventa un’opzione per l’esistenza. Morire fisicamente o morire dentro, lentamente e per sempre: è questo il dilemma che i protagonisti di questo romanzo si troveranno davanti, quando scegliere diventerà inevitabile. È su questo aspetto così profondo che la giovane autrice punta. È un romanzo che ci mette davanti un pezzo della nostra storia, di cui spesso sentiamo parlare. Eppure, qui, i protagonisti sono le stesse vittime della guerra che, attraverso gesti, sguardi e parole ci dimostrano come l’umanità alberga dentro ognuno di noi: basta solo non dimenticarla e credere, come diceva Anna Frank nel suo Diario, che la gente, in fondo, è buona.
Un racconto che cattura
Con una scrittura semplice ma efficace e una struttura che permette la scansione temporale del tempo che passa, “La ragazza della montagna” ci fa vivere lo scorrere lento di un tempo che è segnato da sangue, morte e terrore. Con l’avanzare della storia, ci rendiamo conto che i protagonisti diventano una parte di noi stessi, come se ci rispecchiassero in qualche modo; sono così ben costruiti che hanno una vita propria fatta di emozioni e reazioni che li fanno sembrare assolutamente reali tanto da dibattersi nel dilemma tra cosa sia giusto e cosa no. Ci troviamo davanti una storia che racconta uno stralcio di vita umana, vite ed esperienza che si sfiorano lasciando il segno per sempre.
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