In concomitanza con l’uscita del libro “In amore vince chi rischia”, intervistiamo l’autrice Anna Premoli che racconta da cosa nascono le sue storie e quale messaggio vuole inviare ai lettori.

Anna Premoli. Intervista in esclusiva per Pink Magazine Italia.

Anna, le storie che racconta nei suoi libri sono tratte da storie vere o sono solo potenzialmente realistiche?

Le mie storie sono tutte frutto d’invenzione, ma mi piace pensare che siano verosimili e che possano accadere davvero. Quando scrivo cerco sempre di rimanere nell’ambito del “possibile”, perché la vita normale, di tutti i giorni, mi ispira più di quanto non facciano storie meravigliose ma in qualche modo impossibili. Io per prima devo credere che possa accadere davvero, se voglio risultare credibile nella mia scrittura.

Ho letto sia “Un amore sulla neve” che “In amore vince chi rischia”: le protagoniste sono donne forti e, al tempo stesso tempo, fragili come cristalli. La loro è una corazza che viene fuori attraverso un linguaggio tagliente e sempre con la battuta pronta. È simbolo di qualche cosa in particolare?

Sospetto sia una caratteristica dei tempi moderni, che hanno costretto le donne a giocare in attacco e autodifesa nello stesso momento. La fragilità ammessa e mostrata è per chi se la può permettere, e temo sia oggi un “lusso” per pochi. Il sarcasmo sa essere una grande arma per chi vuole stabilire una distanza di sicurezza tra sé stessi e il mondo, in attesa che una persona magari conosciuta da poco possa rivelarsi all’altezza di assistere alle nostre fragilità più profonde.

Le storie che racconta sono simili a quelle di cui sentiamo parlare sempre più spesso eppure credo che dietro ci siano dei messaggi molto più profondi. Non è così? È come se lei volesse dare coraggio alle donne che in un modo o nell’altro non sanno se e come mettersi in gioco.

Quando ho iniziato a scrivere volevo solo trovare un momento per evadere dalle preoccupazioni, ma è innegabile che negli anni i miei interessi siano mutati e che il mio modo di osservare il mondo e le difficoltà che affrontano le donne ogni santo giorno avvenga con occhi differenti. Più che lanciare messaggi, io cerco sempre di capire a fondo cosa sta avvenendo, di ragionarci insieme ai miei protagonisti, e così facendo di dare anche ai miei lettori la possibilità di indagare alcuni avvenimento e sensazioni. Comprendere appieno sé stessi e quello che ci motiva si trasforma di conseguenza in una potente arma di liberazione personale – dagli stereotipi, dalle aspettative altrui, dalle trappole psicologiche – che le persone possono sfruttare al di fuori del mero romanzo, nella vita di tutti i giorni.

I suoi personaggi, Anna, sono caratterizzati da una certa complessità, soprattutto dal punto di vista psicologico. È attraverso questa costruzione che crea la trama dando umanità a questi personaggi così simili a noi?

L’analisi psicologica dei personaggi mi appassiona in verità più di quanto facciano le loro storie d’amore, che mi piace indagare perché sono il momento in cui più di ogni altro le nostre certezze sono messe alla prova. Siamo tutti fatti di molti strati, e nel mio piccolo io cerco di andare a fondo di quello che turba le persone, cercando di raccontare quello che non sono ancora pronti ad ammettere nemmeno a loro stessi. Si tratta di personaggi inventati, ma potrebbero benissimo essere persone in carne e ossa, per come lo intendo. La complessità dell’animo umano è una straordinaria fonte di ispirazione narrativa.

Crede davvero che storie come queste possano davvero trovare sempre il lieto fine anche nella vita reale?

Credo più che altro che il “lieto fine” in quanto tale non sia altro che un punto di un percorso ben più lungo, e che possa essere estremamente soggettivo. Due persone che decidono di condividere la propria vita dopo mille difficoltà stanno solo iniziando, a voler ben vedere le cose. Ecco perché è importante soffermarsi più sul costruire quello che verrà dopo che sul “lieto fine” dei romanzi. Ci saranno sempre altre pagine che seguiranno – nella vita vera come in quella romanzata – altre sfide, altre montagne da scalare, altri punti da raggiungere. Il lieto fine, insomma, è assolutamente possibile nella vita di tutti i giorni, ma a patto che non ci si aspetti la fiaba congelata nel tempo ma che lo si intenda in modo dinamico e non assoluto.

Foto credits: ©yumamartellanz