Oggi affronto un tema molto delicato, un po’ come nell’articolo in cui avevo esaminato la violenza sulle donne fisica e psicologica: la violenza ostetrica.

La violenza ostetrica esiste, è giusto parlarne perché viene spesso messo in ombra. A volte chi la subisce se ne vergogna o semplicemente non la riconosce. Invece è importante essere informate per proteggerci.

La violenza ostetrica può essere attuata da tutti gli operatori sanitari, che prestano assistenza alla donna e al neonato nel momento del parto e subito dopo. In questi particolari momenti entrambi si trovano in uno stato psico-fisico di maggior sensibilità/debolezza che va rispettato e saputo gestire al meglio. 

Nel 2014 l’Oms ha stabilito: “La prevenzione e l’eliminazione della mancanza di rispetto e degli abusi durante il travaglio e il parto presso le strutture sanitarie”. E sono emerse ben cinque categorie : 1. Eccessiva medicalizzazione sulla madre e/o bambino/a. 2. Abuso verbale, umiliazione o aggressione fisica. 3. Insufficiente disponibilità di attrezzature mediche e strutture inadatte. 4. Procedure mediche eseguite senza aver prima avuto il consenso della donna, quindi senza averle dato informazioni complete ed esaurienti. 5. Qualsiasi forma di discriminazione culturale, religiosa ed etnica.

Soffermiamoci su alcuni punti.

Nel punto 2 si parla di abuso verbale, non solo fisico. Poiché anche psicologicamente la donna ed il neonato hanno bisogno di rassicurazioni e sensibilità da parte di tutto il personale che andranno ad incontrare in ospedale e per tutta la degenza. Soprattutto le neo-mamme che lo sono diventate per la prima volta e quindi affrontano senza alcuna aspettativa e con molto timore il momento del parto e le prime cure successive del neonato hanno bisogno di esser seguite con dolcezza, comprensione, assenza di giudizio, pazienza. In molte ostetriche o infermiere molte donne purtroppo non hanno ritrovato delle figure su cui poter fare affidamento. Ma si sono sentite violate nel loro momento di maggiore fragilità con battutine, risate. Poca sensibilità, poco aiuto, toni di voce alterati, urla. Tutto questo rientra nella violenza ostetrica e non va sottovalutato ne lasciato passare. 

Sotto il lato fisico, molte donne sono vittime di pratiche violente o che possono essere percepite come tali. Inclusi atti inappropriati e non acconsentiti, come episiotomie o esplorazioni vaginali realizzate senza consenso, manovre di Kristeller o interventi dolorosi eseguiti senza anestesia.

Tra gli altri tipi di violenza ostetrica troviamo anche la mancata mancanza di sostegno all’allattamento.

Una lacuna che spesso porta la mamma a vivere quel momento che dovrebbe essere così bello come una sconfitta non riuscendo da sola, la mancanza di privacy, la negazione nell’avere accanto durante il travaglio una persona di fiducia, non ascoltare la richiesta di analgesia.

La violenza ostetrica in ogni sua forma non è da sottovalutare.

Perché può portare spesso la donna che la vive a una depressione post-partum o comunque ad un disturbo post-traumatico da stress che andrà ad incidere non solo sul modo in cui la neomamma affronterà il puerperio, ma anche sul neonato che ne subirà le conseguenze. 

In molte donne hanno denunciato e raccontano ad altre le loro esperienze, cerchiamo di creare una rete femminile che faccia forza a tutte contro questa piaga, sosteniamoci e lottiamo per far si che i nostri diritti di donne e madri vengano sempre rispettati, sopratutto in situazioni importanti e delicate come queste.