Nell’ultimo fine settimana d’inverno nella capitale una bambina cinese di 5 anni ha assistito al femminicidio della mamma ed è corsa a cercare aiuto. Oltre un minore su quattro assiste all’omicidio di sua madre. Proviamo a immaginare il dolore della piccola cinese, comune a quello di tanti orfani di femminicidio.
Orfani di femminicidio. Oltre 1 minore su 4 (il 28,6%) era presente e ha assistito in maniera diretta all’omicidio della mamma. Altri 17 (40,5%) erano presenti “in modo indiretto”, vale a dire che pur non avendo assistito si trovavano nella stessa casa al momento del delitto. Altri 13 (31%) si trovavano per certo in un altro luogo. Dati spesso nascosti dal clamore momentaneo della notizia. Dati presenti nel documento “La tutela degli orfani per crimini domestici” realizzato dalla Consulta nazionale delle associazioni e delle organizzazioni – istituita e presieduta dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza – con il supporto tecnico scientifico dell’Istituto degli Innocenti.
Minori che restano soli, traumatizzati, orfani della madre e con il padre in carcere, talvolta suicida. I bambini e i ragazzi orfani a seguito di un crimine domestico costituiscono il volto nascosto della violenza di genere. È facile dimenticarsi di loro quando si affronta il tema della violenza sulle donne. Nell’ultimo fine settimana d’inverno nella capitale la figlia della vittima e dell’assassino, una bambina cinese di 5 anni, ha assistito alla scena e poi è corsa a cercare aiuto. Proviamo a immaginare il suo dolore, comune a quello di tanti orfani di femminicidio.
Dov’è mamma?
Dov’è mamma, quando torna? Posso andare da lei? Ho paura che abbia la bua, tanta bua, non so come aiutarla, ti prego portami da lei, voglio darle un bacio. E poi dobbiamo andare a scuola, io e mammina, mano nella mano, voglio imparare l’italiano e vivere qui, per sempre, con lei. Dici che non torna? Dici che non torna più da me? Non capisco, cosa vuol dire che è morta? Quanto dura? Ma poi viene a darmi il bacio della buonanotte?
Non si muoveva ieri sera, papà è andato via e l’ha lasciata lì. È corso per le scale e io sono andata a chiamare l’amica di mamma. Tutto sangue, tanto sangue, tremavo come le foglie sugli alberi. Papà aveva gli occhi di fuoco, sembrava un drago e urlava. Pensavo che facesse del male anche me. Aveva un coltello, ha fatto tanto male a mamma. L’ha bucata sotto al petto, lei piangeva e diceva di no, che non voleva, che doveva lavorare, che la smettesse di essere geloso, che lei era una donna per bene. Mamma è tanto buona, ogni tanto la vedo piangere e allora mi prende per mano e mi porta via. Papà non vuole che lei faccia i massaggi, ogni tanto litigano ma i soldi a casa servono.
Mi mancava tanto mamma quando eravamo in Cina. Qui a Roma è tutto più bello, sono solo pochi mesi che vivo qui, sono arrivata con un aereo grande come un grosso albero. Ogni giorno con mamma. Mamma è il mio tutto. E ora mi manca, mi manca tanto. Non avevo mai visto papà così arrabbiato. Non sapevo che potesse urlare così forte. E non immaginavo che potesse fare del male alla mamma. Nemmeno che poi veniva la polizia a portare via tutto. E io, ora, che faccio? Chi mi bacerà ancora?
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Immagine di copertina di rawpixel
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