La storia di Sylvia Plath attraverso le voci di tre donne che, a distanza di tempo, l’una dall’altra, sono legate da un filo invisibile alla vita della scrittrice e poetessa. Un tuffo nel passato di una storia finita tragicamente.
Le ultime confessioni di Sylvia P. (Fazi Editore). L’autore Lee Kravetz riposta alla luce attraverso una narrazione a tre voci una parte della vita della poetessa Sylvia Plath. La poetessa è entrata nella letteratura mondiale grazie al suo libro ” La campana di vetro”, un romanzo che tocca l’anima e che l’ha resa immortale anche dopo la sua tragica fine. La storia di una donna raccontata da un uomo è quel “quid” che spinge il romanzo a essere letto tutto d’un fiato. Il romanzo è edito da Fazi Editore e disponibile sia online che presso le librerie.
Tre voci, una narrazione.
La struttura del libro è particolare e si articola in sette stanze dove si alterano tre voci femminili le quali, attraverso i loro ricordi e parole ritraggono un aspetto della vita di Sylvia Plath, segnata da profonde lacerazioni interne e alla ricerca di legami affettivi. La fame d’amore è quello che sembra avere Sylvia, una mancanza così totalizzante da farle pensare che la morte sia l’unica soluzione ai suoi problemi. Una psiche fragile che costella tutta la vita di Sylvia. Tre voci, due delle quali hanno avuto modo di condividere un tratto di vita e con la quale hanno avuto rapporti profondamente diversi, arrivano fino a noi in tre quaderni le cui pagine sono riempite di parole e che svelano episodi di vita rimasti sepolti nella memoria del tempo, come se fossero le ultime confessioni di Sylvia P.
Tutto inizia da una scoperta.
Nel 2019, a più di cinquant’anni dal suicidio di Sylvia Plath, la curatrice di una piccola casa d’aste del Massachusetts, Estee viene chiamata da due uomini che hanno ritrovato tre piccoli quaderni. Dopo averli esaminati con attenzione ricollega quei quaderni a Sylvia Plath e inizia a pensare che quei testi siano il manoscritto originale del suo famoso libro “La campana di vetro”. Quello che non sa è che anche lei ha un legame con quegli scritti. La narrazione si apre con un lungo flashback dove la poetessa Boston Rhodes (dietro cui c’è Anne Sexton), accecata dalla competizione con Sylvia parla di sè stessa e dell’odio che a poco a poco iniziò a provare per Sylvia, sposata con un noto poeta e per questo convinta che ciò la avvantaggiasse rispetto agli altri. In realtà, in più punti si ritrova ad ammettere l’enorme talento e sensibilità di Sylvia e tra le due si instaura un legame ambiguo: da una parte c’è Boston Rhodes che non perde occasione per rivaleggiare con Sylvia; dall’altro lato c’è Sylvia che vuole stringere amicizia con lei riconoscendole il valore di poetessa. Ma questo rapporto così pieno di chiaroscuri getterà Sylvia e la sua fragile psiche nella follia.
Un animo tormentato.
La seconda voce narrante è quella di Ruth Barnhouse, una delle prime psichiatre degli Stati Uniti, la quale aveva da poco iniziato a lavorare in una clinica per malati mentali quando le viene affidata una giovane Plath che aveva tentato da poco di suicidarsi. Ruth non è una psichiatra classica e il suo modo di operare a volte si spinge oltre i metodi tradizionali. Anche per questo, con il tempo, stringe un rapporto profondo con Sylvia e l’aiuterà a ritornare sulla via della scrittura. Il loro primo incontro, infatti, non è dei migliori. Sylvia è come spenta, disinteressata a tutto ciò che le gira attorno. Soffre di un’apatia che rischia di ucciderla ma l’aiuto di Ruth la salverà.
Un racconto emozionante e profondo.
Sylvia si sente sola. Ha un rapporto conflittuale con sua madre, presente e assente in un modo devastante nella sua vita. Ma tutto questo la forgerà fino a farla diventare ciò che è oggi per la letteratura mondiale. Lee Kravetz delinea una personalità fragile e delicata ma ricca di un talento che non può e non deve essere sprecato. Una storia che si ritrova tra le mani Estee e che chiede giustizia.
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