Hogwarts 2021. Ammettiamolo, fra noi fan di Harry Potter siamo in molti a non avere ancora smesso di sperare nell’arrivo della fatidica lettera di ammissione alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, che ci apra le porte di una conoscenza e di un mondo molto più magico e stupefacente di quello in cui viviamo. Ma siamo proprio sicuri che i maghi siano così tanto diversi e migliori di noi?
Hogwarts.
Certamente possedere una bacchetta o smaterializzarsi a piacere non ha prezzo, ma dover rinunciare ai telefoni per i gufi e rischiare che qualcuno interpreti tutti i nostri pensieri semplicemente pronunciando “Legilimens” ha i suoi svantaggi… Da novella insegnante, però, posso assicurare che scolasticamente parlando le differenze (eccezion fatta per la bellezza della struttura ospitante) non sono molte: studenti che corrono per i corridoi, felici di stare insieme ma agitati per gli esami, scolari che arrivano in ritardo a lezione e che avrebbero bisogno di un orologio da taschino (professoressa McGranitt, ci aiuti lei!), ragazzi che non vedono l’ora di potersi dedicare agli allenamenti e alunni brillanti come Hermione. Non mancano neanche gli strafalcioni: se Piton deplorava la scarsa acutezza dell’osservazione di Harry «I fantasmi sono trasparenti», leggere in una versione “ventum est” tradotto come «c’è vento» invece che come «è arrivato» non è poi tanto meglio.
Di conseguenza, come ho pienamente realizzato l’ultimo giorno di scuola, l’atmosfera che si respira nel mondo magico e in quello babbano è pressoché identica. Terminate le lezioni e gli esami di maturità, esattamente come dopo i G.U.F.O. e i M.A.G.O., si respira un’atmosfera magica, perché per un attimo si dimenticano i sacrifici e le limitazioni dell’anno appena terminato, e gli studenti provano la stessa emozione e la stessa sensazione di libertà che caratterizza la fine di ogni anno scolastico.
Purtroppo, come direbbe il nostro preside preferito, quest’anno la scuola non è più stata un luogo sicuro, ma, dopo essere stati costretti ad adottare le stesse limitazioni che hanno caratterizzato l’anno degli attacchi del basilisco, è bello vedere gli studenti del mondo babbano animati dallo stesso desiderio dei giovani maghi di trarre il massimo da ogni momento e di tornare padroni del proprio futuro.
Voldemort.
Ripercorrendo col pensiero (o con un pensatoio) l’anno appena concluso, che ha visto momenti bui perfettamente all’altezza del ritorno di Lord Voldemort, è per me surreale anche rendermi conto di essere ormai definitivamente passata dall’altra parte: smaterializzata dalla mia sala comune alla sala professori, dallo status di studentessa a quello di insegnante, con nuove responsabilità ma anche nuove soddisfazioni.
Nel fare un bilancio di questa mia prima esperienza come insegnante, non posso fare a meno di tornare col pensiero a tutti i professori che mi hanno cresciuta e che, nel bene e nel male, mi hanno lasciato più di quanto pensassi o più di quanto volessi ammettere. Il mio pensiero è andato in particolar modo agli insegnanti del liceo, ma anche ad alcuni professori che, sebbene attraverso le pagine di un libro, mi hanno accompagnata e plasmata fin dall’infanzia. Vorrei quindi parlare oggi di due fra gli insegnanti più controversi, ma anche più amati, da milioni di studenti: il professor Silente e il professor Piton.
Sono fra i personaggi più importanti, complessi e sfaccettati, e per questo più amati ma anche più odiati di tutto il mondo magico. Tuttavia si sa, sono proprio questi gli insegnanti che ci trasmettono e regalano di più, a scuola come nella vita; spesso da bambini non ce ne rendiamo conto, perché ci mancano esperienze sufficienti per poter comprendere il loro modo d’essere, ma una volta adulti capiamo la portata del loro insegnamento. Sta a noi decidere se accoglierlo o meno, se perdonare o meno certi errori, se accettare o no che anche loro siano umani e quindi imperfetti; ma siamo quello che siamo anche grazie a loro e talvolta ci troviamo a ringraziarli per azioni o gesti per cui inizialmente li avevamo maledetti.
Silente e Piton.
Ho scelto Silente e Piton perché sono i due insegnanti che influenzano maggiormente la vita di Harry, sia durante gli anni a Hogwarts, sia in seguito. Sono anche due personaggi che sembrano diametralmente opposti, ma che in realtà, a mio parere, sono estremamente simili, quasi le due facce di una stessa medaglia. Non a caso sono forse le due figure intorno alle quali l’opinione dei maghi (e di noi fan babbani) si divide maggiormente: per alcuni sono eroi da esaltare, per altri uomini egoisti e malvagi. Nessuna delle due interpretazioni è veritiera: come J.K. Rowling ha detto a proposito di Piton (ma vale anche per Silente e, oserei dire, per qualsiasi personaggio), “non puoi farne un santo, non puoi farne un demonio”. Io aggiungerei “come della maggior parte di noi”. Questa è la genialità dei personaggi di J.K. Rowling: al di là della magia che anima il loro mondo, sono uomini; non semi-divinità o mostri, semplicemente uomini, che lottano ogni giorno contro le difficoltà della vita esattamente come noi, con la loro testa e il loro cuore, come ne sono capaci.
Familiarizziamo adesso un po’ di più con questi due personaggi di Hogwarts e con quello che ci hanno insegnato, che, come accade con tutti i grandi insegnanti, va al di là delle pozioni, della difesa contro le arti oscure e di qualsiasi altra materia, ma riguarda la vita e il modo di approcciarsi ad essa.
La vita, si sa, non ci viene data con un manuale di istruzioni: pertanto, tutti facciamo errori, nessuno escluso. Ne sanno qualcosa sia Silente sia Piton, che, lungi dall’essere perfetti, di errori ne hanno fatti tanti: entrambi, però, ci hanno insegnato che quello che conta non è non commettere errori, ma adoperarsi per rimediare e per migliorarsi, proprio come hanno fatto loro.
Gli errori che segnano in modo indelebile le loro vite appartengono – e qui iniziano le somiglianze – alla giovinezza dei nostri due eroi. Silente e Piton hanno due caratteri profondamente diversi, ma entrambi vivono una non facile situazione familiare e, da giovani, sebbene in anni differenti, si lasciano attrarre da un’ideologia che sembra promettere loro un mondo più giusto nei loro confronti, la considerazione di cui non hanno mai goduto, la piena espressione del loro potenziale e il potere. Nel caso di Silente questa tentazione si chiama Grindelwald, nel caso di Piton quest’errore porta il nome di Lord Voldemort. Vediamo quindi come in fondo fin da subito il preside e il professore di pozioni non sono poi tanto diversi: Albus pianifica con Grindelwald la supremazia dei maghi e tenta di evadere dalle incombenze familiari che gli impediscono di viaggiare e di realizzarsi; Severus si allea con i Mangiamorte, desideroso di accettazione e di rivalsa nei confronti del padre babbano e dei bulli che gli hanno rovinato la vita. Le affinità fra questi due personaggi non finiscono qui. Entrambi si rendono conto dell’errore commesso e tornano sulla retta via quando inavvertitamente causano la morte di una persona cara, della cui uccisione si sentiranno per sempre responsabili: a casa Silente durante una lite fra Albus e suo fratello rimane uccisa Ariana, sorella del preside; a Godric’s Hollow, a causa della profezia riportata da Severus al signore oscuro, perde la vita Lily Evans Potter, l’unica donna che Piton abbia mai amato. Dopo questi tragici eventi, Silente tronca i rapporti con Grindelwald, mentre Piton diventa una spia per l’Ordine della fenice. Questi sbagli ci fanno riflettere molto: tutti infatti da giovani tendiamo a essere ambiziosi e insofferenti e tutti, anche da adulti, ci rendiamo conto di quanto qualcosa possa essere malvagio solo quando ci tocca da vicino…
Ma torniamo a noi e a Hogwarts.. Le vite di Silente e di Piton si sono evolute in modo decisamente diverso: perché? Innanzitutto, come detto prima, i due uomini hanno caratteri molto diversi, che li portano a reagire alla situazione in modo differente. Ma non è tutto qui. Possiamo affermare che per certi versi Albus sia stato più fortunato di Severus: al momento dell’epifania, il futuro preside di Hogwarts è ancora in tempo per tornare indietro e per correggersi senza che tutti vengano a conoscenza dei suoi altarini; il futuro insegnante di pozioni, invece, fa parte della fazione sbagliata in modo troppo conclamato per poterne uscire pulito e quasi senza conseguenze. Silente ha l’opportunità di prendere una strada diversa rispetto a Grindelwald, di sconfiggerlo in duello e di diventare il grande mago che tutti conosciamo; Piton, al contrario, non ha la possibilità di separarsi dai Mangiamorte come se niente fosse e di sconfiggere Voldemort da solo, può solamente adoperarsi in segreto per la sua caduta. Le circostanze e le conseguenti storie sono quindi diverse, ma l’origine è simile: per questo motivo, infatti, mi piace pensare che Silente abbia dato a Piton una seconda possibilità anche perché in fondo si rivedeva in lui, perché ravvisava nel giovane insegnante la sua stessa stoltezza giovanile e la sua stessa disperazione dopo aver causato la morte di una persona tanto amata. Entrambi i personaggi, inoltre, condividono una grande solitudine: Silente ci appare circondato da persone che lo amano e lo ammirano, ma in realtà non c’è nessuno che sia davvero pari a lui per intelligenza ed esperienza e il preside è costretto a portare da solo sulle spalle il peso del proprio passato e del futuro del mondo magico; Piton è ancora più solo, poiché nessuno, a eccezione del preside, conosce il suo segreto e crede nel suo sincero pentimento e cambiamento.
Abbiamo quindi visto il primo degli errori che costelleranno la vita dei nostri due insegnanti, che andranno a avanti a sbagliare per esempio proprio con i loro alunni, il primo coi suoi silenzi, il secondo col suo rancore.
Dopo questa dissertazione Silente e Piton ci appaiono come i peggiori insegnanti del mondo: giovani sconsiderati e quasi omicidi e adulti a volte egoisti. Cosa può esserci dunque da imparare da loro? Tutto. Innanzitutto che nessuno è perfetto, neanche il mago più potente del mondo e salvatore del mondo magico, imperfezione per altro già insita nel suo nome: “albus”, infatti, in latino significa “bianco sporco, opaco”, contrapposto a “candidus” (bianco candido, luminoso). Ritengo che già questo sia un grandissimo insegnamento (oltre che una grande consolazione). L’obiettivo a cui tutti noi dobbiamo puntare non è essere perfetti, perché è impossibile (e ritenere di esserlo porta solo a gravi errori), ma agire per il meglio nonostante le nostre imperfezioni, scegliere, come direbbe Silente, “ciò che è giusto” piuttosto che “ciò che è facile”; in questo modo gli errori ci saranno (Silente non è sempre stato totalmente sincero con chi riponeva fiducia in lui, Piton è sempre stato troppo duro con Harry e con i grifondoro), ma non ci definiranno. Come ha detto J.K. Rowling, “abbiamo tutti sia luce che ombra dentro di noi, l’importante è da che parte scegliamo di agire”: Silente ha rinunciato all’amore e si è dedicato anima e corpo alla sconfitta dell’ideologia che inizialmente aveva sostenuto; Piton ha dato maggior peso all’amore piuttosto che alla rabbia e al rancore, dando anch’egli la vita per la caduta del signore oscuro. Entrambi i nostri insegnanti hanno quindi portato tanta luce, nonostante la parte d’ombra che avevano dentro (“Grazie per essere stato la luce nelle mie tenebre” dirà Scorpius Malfoy a Piton), e ci hanno anche insegnato a trovare questa luce dentro e intorno a noi: “La felicità può essere trovata anche nei momenti più bui, se solo ci si ricorda di accendere la luce.”
Il più grande insegnamento che possiamo trarre dalla vita e dalle azioni di questi due personaggi, che, proprio come Harry, abbiamo imparato ad amare nonostante i loro difetti, è quindi che da un errore possono nascere anche delle cose belle, proprio come quei fiori che germogliano nei terreni più impensabili e inospitali, ad esempio nel deserto; dobbiamo solo avere la pazienza e la fiducia necessarie per scoprirli. Il punto non è essere al di sopra delle emozioni, ma avere il coraggio di provarle, di amare, di soffrire e di scegliere saggiamente cosa fare del nostro dolore. Solo così può esserci salvezza: sia Silente sia Piton ci hanno mostrato che non importa ciò che possono averci fatto o ciò che noi possiamo aver fatto, ma che, nonostante tutta la sofferenza e l’opinione della gente che giudica invece di pensare, possiamo riscattarci ed essere degli eroi. La scelta sta a noi.
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