Possibile che la prevenzione passi attraverso le fiabe?
Ebbene sì. “Le scarpe rosse” è il titolo dell’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet, che attraverso un’invasione di scarpe color rosso ha voluto raccontare l’uccisione delle donne per mano di uomini. Questo progetto ha fatto il suo debutto nel 2009 nella città di frontiera messicana Ciudad Juàrez dove si dice sia stato coniato il termine “femminicidio”.

La copertina del libro “Fiabe in Rosso” va a riprendere il concetto della Chauvet. Mostra, infatti, le scarpe (rosse) delle protagoniste di cui parlerà al suo interno. Troviamo infatti Mignolina, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Rosaspina, Raperonzolo. Tutte personaggi femminili narrati ed illustrati seguendo, quasi interamente, le storie originali scritte da Hans Christian Anderson, Charles Perrault e dai fratelli Grimm.

Ciò che cambia in tutte le fiabe riportate da Lorenzo Naia e Roberta Rossetti è il finale. Fondamentalmente non lasciano che il destino delle protagoniste sia per forza un “felici e contenti”. La donna non deve per forza essere una sposa o una marionetta nelle mani di altri. Si dà rilievo alla sua indipendenza, al realizzarsi a prescindere dalla presenza di un uomo, senza però togliere la possibilità di un rapporto di coppia.

Le fiabe rispettano la loro natura educante, aiutando i bambini e le bambine a comprendere il rispetto che le donne meritano, senza imprigionarle in etichette e stereotipi rigidi: madri, sorelle, mogli. L’obiettivo è quello di “umanizzare” le donne e spiegare che come umani hanno il diritto di essere libere nelle loro scelte, nei loro pensieri e nel loro corpo.

La morale nascosta in questo libro è ricordare ai bambini e alle bambine che “il finale della propria storia, e quindi della propria vita, non dev’essere scontato, non dev’essere uno solo, ma, soprattutto, non dev’essere deciso da qualcun altro. La prevenzione alla violenza sulle donne passa attraverso l’educazione nel dare loro il rispetto che meritano.

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