La storia del costume da bagno continua fino ad arrivare ai nostri giorni… io sono curiosa e voi? Scopriamola insieme!
Il 1930

Gli anni Trenta propongono costumi mascolinizzati per il nuoto: maglia lunga in tricot a tinte scure a cui vengono abbinati calzoncini allacciati in vita da una cintura. Per la cura del sole invece si prediligono costumi in taffetas o in seta a tinte chiare. Domina il bianco e blu. Si trovano spesso coordinati di giacca e borsa da spiaggia in spugna con decori marinari e si moltiplicano i modelli pigiama in mille varianti e tonalità. Esplode la moda della cintura Valaguzza, un sofisticato accessorio costituito dalla cintura in lana corredata da una fibbia capace di contenere specchietto e trousse da trucco, ed eventualmente anche le sigarette.

La magica cintura consente alle signore veloci toilettes per rinfrescare il trucco anche in mezzo ai flutti. Le spiagge italiane si affollano. Rimini, Bellaria e Riccione, diventano mete turistiche di rigore. Ma un po’ in tutta Italia le spiagge si riempiono di bagnanti e di turisti: dalla Versilia a Positano,dalla Liguria a Capri e Ischia, dalle coste dell’Istria fino a Fregene, Ladispoli, Fiumicino, le vacanze autarchiche degli italiani prediligono le nostre coste. Il costume inizia a dettare la moda.

 
Dal 1946 al 1960

La grande rivoluzione nella moda della storia del costume arriva nel 1946, a opera dello stilista svizzero Louis Reard con il lancio del sarto francese Jacques Heim: a Parigi infatti, fa la sua comparsa il bikini. La ridotta mutandina che lascia scoperto l’ombelico, provoca un autentico choc. Ci vorranno anni e bagnanti audaci e coraggiose prima che il bikini entri nell’abbigliamento comune da spiaggia.

Intanto si vedono i primi pantaloni alla pescatora, i grandi cappelli di paglia, fusciacche e sciarpe, in una profusione di tessuti a pois, a quadrettini, ornati con spighette o sangallo.

Gli anni Cinquanta vedono ancora il veto ai succinti costumi due pezzi. Il bikini è ancora bandito e spesso il suo uso in luogo pubblico viene punito dalle forze dell’ordine per oltraggio al pudore. La moda ufficiale propone prendisole al ginocchio, bustini doppiopetto con gonnelline a godet.

Il costume più di moda è intero, con gonnellino stretto e aderente. Torna la spugna, in particolare per le giacche-accappatoio.

A Capri si vedono i primi shorts, con camiciette annodate al giro spalla, e pantaloni alla pescatora.

Le formose signore degli anni Cinquanta usano costumi interi fascianti, con scollature a cuore e sostenuti da stecche.

I tessuti usati sono rasatello e popeline, mentre le giacche a tunichetta da portare sopra i calzoncini corti sono in piquet, spesso a righe verticali che slanciano la figura.

L’eleganza storica di posti come Capri e Portofino, impone una moda semplice, ma di grande classe e segnano il cammino della storia di questo indumento.

Bermuda al ginocchio, casacche con cappuccio, e in testa, per il bagno, turbante di spugna o cuffia di petali di gomma, di gran moda alla fine degli anni Cinquanta.

I sandali sono di paglia o di pelle ma furoreggiano anche le ballerine basse. Grandi camicioni infine sono usati anche per cambiare il costume in mancanza della cabina.

Dal 1961 ai giorni nostri

I favolosi Sessanta iniziano senza portare grandi cambiamenti. Baby-dolls, costumi interi, fantasie a quadrettini lanciate dai bikini che Brigitte Bardot indossa a Saint-Tropez fanno la loro comparsa sulle spiagge.

La nuova moda optical si ripercuote anche nelle fantasie dei costumi. I bikini hanno reggiseni imbottiti e slip allacciati sui fianchi, con ricami, perline, tessuti a uncinetto. Impazzano le fantasie di Emilio Pucci su borse, copricostume e bikini. La novità è la rivoluzionaria Lycra (marchio depositato dalla Du Pont), che garantisce aderenza al corpo e che asciuga velocemente. Il decennio dei Sessanta è da ricordare anche per lo scandalo, in America, suscitato dal primo topless, o monokini, indossato per la prima volta nel 1964 da una ragazza americana sul Lago Michigan.

La moda degli Hippies e dei figli dei fiori influenza gli anni Settanta. Costumi ridotti, reggiseni a triangolo, senza imbottiture o strutture particolari, indossati con sandali dalla zeppa in sughero altissima, e pantaloni a zampa di elefante.

Arriva anche in Italia la moda del topless, dapprima suscitando scandalo e denunce poi entrando nelle abitudini comuni delle spiagge italiane e fanno la storia. In una progressiva riduzione delle sue dimensioni, il costume da bagno arriva sino ai giorni nostri, tra revival di stili, costumi interi, olimpionici e bikini, in una sfilata di modelli che ogni anno, con l’arrivo dell’estate, si rinnovano.