Dopo Alla deriva, le Edizioni Croce presentano Le pause della vita, un altro romanzo della scrittrice siciliana, Maria Messina. Oggi le sue opere, tradotte e apprezzate all’estero, sono tornate argomento di studio e di dibattito.

Per le Edizioni Croce è Salvatore Asaro a dirigerne il progetto di recupero.

Il romanzo Le pause della vita è stato affidato alla cura di Flavia Rossi.

Se ne riporta la sinossi:

Apparso per la prima volta nel 1926, narra le vicende della giovane Paola Mazzei.

Abbandonata dal padre e costretta a separarsi dal fratello – che parte per il fronte del primo conflitto mondiale –, la ragazza si ritrova a vivere nelle campagne di San Gersolè con lo zio Federigo e la madre Tina, donna severa e autoritaria, con la quale non riesce a comunicare. Quando alla morte dello zio ottiene un impiego precario presso l’ufficio delle Poste, Paola non riesce a integrarsi con le colleghe, frivole e invadenti.

La giovane trova conforto solo nei libri che legge durante le pause dal lavoro, in particolare in un romanzo che si diletta a tradurre dall’inglese, e negli incontri con Matteo, ex compagno di scuola con il quale ha intrapreso una relazione. Da semplice passatempo la traduzione si converte in un’occupazione appagante e coinvolgente, al punto che assieme al desiderio di dare alle stampe il testo, Paola matura ambizioni di scrittrice. Nel frattempo la guerra è finita. Quando tutto sembra volgere al meglio, una serie di eventi spinge la protagonista a trasferirsi a Firenze. Qui si troverà a fare i conti col passato e sarà costretta a tirare le somme sulla sua esistenza.

L’autrice

Maria Messina nasce a Palermo nel 1887 da Gaetano, ispettore scolastico, e da Gaetana Valenza Trajana, esponente di una famiglia baronale, originaria di Prizzi. I continui trasferimenti del padre costringono la famiglia a spostarsi con frequenza, prima a Messina, quindi a Mistretta, poi in Toscana, in Umbria, nella Marche e a Napoli.

Iniziata alla scrittura dal fratello Salvatore, che ne aveva intuito il talento, ottiene la notorietà con la pubblicazione di Pettini-fini (1909) e Piccoli gorghi (1911), raccolte di impronta verista che le valgono la stima di Giovanni Verga, col quale intraprende una fitta corrispondenza.

Gli anni ’20 sono quelli del successo letterario, ma anche quelli del peggioramento di una grave malattia che le toglie gradualmente la possibilità di scrivere. Tornata in Toscana, muore a Pistoia nel 1944, dimenticata da tutti. Il 24 aprile 2009, grazie all’interessamento del comune, le sue spoglie mortali sono ritornate a Mistretta, considerata come una sua seconda patria.

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