Le biblioteche. Possiamo con certezza dire qual è il loro ruolo? Chi sono i bibliotecari e che cosa fanno? Massimiliano Di Landro è uno dei bibliotecari della biblioteca comunale Carlo Caronni di Settimo Milanese, cittadina alle porte di Milano. L’ho sentito telefonicamente, il covid non ci permette altro, e mi sono fatta raccontare un po’ di cose.
Le biblioteche in questo periodo di pandemia, come si stanno muovendo?

La biblioteche al momento sono aperte solo su prenotazione, e va bene così, visto come era iniziato il tutto.

In che senso, si spieghi meglio.

A marzo è stato normale chiudere.

La biblioteca rimane un luogo in cui affluisce parecchia gente, che consulta, parla, un luogo inizialmente non del tutto sicuro. Per ovviare al problema ci siamo organizzati con servizi a distanza. La biblioteca digitale, video letture per bambini. Ma anche reading per adulti, gruppi di lettura online, consulenza per accedere ai servizi.

A maggio avevamo paura che la chiusura per noi continuasse. Il motivo: eravamo stati codificati sotto la categoria generale di cultura. La stessa categoria di musei, mostre, teatri.

La categoria biblioteche non era stata contemplata. Invece a maggio, appunto, nel nuovo DPCM si parlava espressamente di noi e delle nostre specifiche competenze e obiettivi. Come per esempio il servizio di prestito. Quindi abbiamo potuto riaprire almeno su prenotazione.

I servizi a distanza di cui ci ha parlato sono gestiti in maniera autonoma e indipendente da ogni biblioteca o ci sono delle linee guida di massima che devono essere seguite da tutti?

No, esistono linee guida comuni dettate dai sistemi bibliotecari o direttamente dal ministero.

A sua volta poi ogni realtà territoriale le applica tenendo conto delle proprie caratteristiche. Tipologia di biblioteca, numero di bibliotecari, spazi a disposizione.

Quando parla di tipologie di biblioteche che cosa intende?

Quasi nessuno sa che le biblioteche non sono tutte uguali e non hanno tutte i medesimi obiettivi.

Ci sono le biblioteche universitarie, scolastiche, professionali, d’impresa, comunali, nazionali e molte altre ancora. Ogni tipologia ha una propria area di competenza.

Come ho detto quasi nessuno ne è a conoscenza e questo comporta non pochi fraintendimenti soprattutto tra gli utenti, che ora più che mai, forse, non capiscono il perché di certe scelte e organizzazioni da parte nostra.

Può farci degli esempi.

Le biblioteche comunali, come quella in cui lavoro, sono per statuto biblioteche preposte alla diffusione della lettura e della cultura. Trattano prestito di libri, di CD, di DVD.

Dato che abbiamo anche sale di consultazione e studio, spesso l’utente pensa che in primo luogo forniamo un servizio di consultazione e studio.

Tali obiettivi, invece, sono specifici delle biblioteche scolastiche e universitarie.

Proprio per questi motivi durante l’estate c’è stato il grosso dilemma se riaprire o meno le sale consultazione e studio anche nelle biblioteche comunali proprio a fronte delle regole presenti nel nostro statuto.

Le biblioteche comunali, inoltre, hanno anche un altro importante referente di cui tenere conto, il comune stesso in cui siamo, mentre in tutti gli altri istituti verranno seguite le norme a livello nazionale.  

A un certo punto vi hanno fatto richiudere, mentre le librerie rimanevano aperte. Come avete reagito alla cosa.

Siamo rimasti abbastanza sconcertati.

Quando ci hanno dato la possibilità di riaprire abbiamo immediatamente messo in campo una serie di procedure in modo da rendere la biblioteca un luogo sicuro e protetto, in cui entrare in tutta serenità.

Nulla è stato tralasciato.

Quindi l’utenza sapeva di poter venire da noi senza alcun timore.

Dunque la nuova chiusura sembrava non avere senso, tanto che immediatamente l’AIB – Associazione Italiana Biblioteche – ha inviato una nota al governo sottolineando l’anomalia della situazione.

Se il libro è un bene essenziale, e le biblioteche sono le principali depositarie dei libri, perché tenerle chiuse?

Alcune biblioteche hanno cercato luoghi alternativi dove effettuare le consegne, così da tenere presidiato il territorio. Poi, ancora una volta, il governo ci ha spiazzato ridandoci la possibilità di aprire con la solita formula della prenotazione.

Le vostre chiusure hanno avuto un qualche impatto sulla popolazione? C’è qualcuno che vi ha scritto per esprimere il proprio scontento?

Qualche lettore forte, sì, ha sentito la mancanza. Una signora di una certa età, lettrice molto forte ci ha scritto per esprimere il suo sgomento. I libri sono la sua unica compagnia, non poter venire in biblioteca a prendere nuovi testi per lei è stato un grosso danno. I lettori forti in percentuale non sono molti, parlo di chi viene almeno una volta la settimana per fare scorta, ma sono loro che si sono sentiti maggiormente smarriti.

Qual è la ragione principale che spinge la gente a venire in biblioteca?

Di sicuro la questione economica ha un grosso peso.

I libri, soprattutto i bestseller, hanno un costo non indifferente. L’acquisto di quattro/cinque libri la settimana non sempre, o forse quasi mai, è fattibile. La biblioteca sopperisce a questo.

Quali sono le caratteristiche di un vostro lettore forte.

Donna, sui quarant’anni, amante prevalentemente di romanzi.

Poi abbiamo la fascia dei bambini in età scolare, che vengono in biblioteca accompagnati dai genitori.

La fascia adolescenziale è quasi del tutto assente e i ragazzi dai 18/20 anni in su vengono in biblioteca quasi esclusivamente per le aule studio e per il ritiro di DVD.

Lei mi ha descritto la medesima situazione che vivono le librerie. Non vi è alcuna differenza.

Di fatto no.

Biblioteche, bibliotecari… Ma chi è il bibliotecario? Che cosa fa?

Purtroppo devo sfatare il mito del bibliotecario in pullover pesante mezzo sdrucito, con lampada accesa da un lato, tazza fumante di tè dall’altro, intento da mane a sera nella lettura di tutto ciò che può capitargli a tiro.

Non siamo noi.

Prima di tutto si accede per concorso. Per noi comunali si prevedono delle prove scritte e orali. I quesiti spaziano dalla biblioteconomia alle norme e leggi comunali, perché quando lavori per una biblioteca comunale sei a tutti gli effetti un dipendente comunale, quindi devi conoscerne il meccanismo.

Non mancano domande anche di tipo amministrativo-contabile, altra competenza che ci viene richiesta.

Il bibliotecario è a metà tra un magazziniere, un archivista e forse è anche un po’ uno psicologo. Capita spesso, soprattutto tra gli utenti più assidui, che si instauri un rapporto un po’ più stretto. Ritirano o restituiscono un testo e poi si fermano a chiacchierare, a raccontare di loro.

Alcuni entrano e non sanno esattamente di che cosa hanno bisogno e allora interveniamo. Capita molto con i bambini a cui si cerca di consigliare un libro in base a ciò che piace loro in generale e non chiedendo nello specifico quale libro piace.

Il nostro compito è di aiutare l’utenza nel reperimento dell’informazione che sta cercando o aiutandolo fattivamente o mettendolo nelle condizioni di trovare la stessa in modo autonomo.

Se volessimo fare un paragone tecnologico, potremmo essere definiti dei google umani, dei motori di ricerca.

Poi c’è la parte di archivio e di organizzazione. I libri devono essere sempre nella loro giusta collocazione, e devono essere catalogati in modo che ci sia un criterio utile e di facile fruibilità. Il bibliotecario ha il compito di sistemare e rimettere a posto ciò che non lo è.

Ogni biblioteca ha un suo catalogo e la scelta dei libri non avviene in maniera casuale, ma ci sono delle linee e procedure da seguire. Una legge fondamentale della biblioteconomia è che a ogni lettore corrisponde un libro e viceversa. Quindi un compito fondamentale per il bibliotecario è quello di mettere in contatto ogni libro con il proprio lettore. La definizione del catalogo serve a questo.

Come avviene la scelta dei libri?

Il responsabile degli acquisti, nella fattispecie io, seleziono i titoli e valuto l’acquisto. Ogni settimana il nostro fornitore ci propone un catalogo con le ultime novità e noi scegliamo.

Quanti documenti conta la vostra biblioteca?

Circa trentamila tra libri, dvd, fumetti – quest’area è molto ricca, quasi da invidia – e altro, su una popolazione di circa ventimila abitanti. Ma la cosa fantastica è che i nostri utenti hanno a disposizione molti titoli in più grazie alla rete bibliotecaria.

Si spieghi meglio.

La nostra biblioteca, così come quasi altre sessanta dell’area metropolitana di Milano, fa parte di un consorzio – CSBNO, Culture Socialità Biblioteche Network Operativo -, nato alla fine degli anni Novanta che dà la possibilità all’utente di usufruire di tutte noi per poter trovare ciò che sta cercando. Quindi i documenti a disposizione per i cittadini di Settimo Milanese non sono solo i trentamila presenti in loco, ma molti di più. Questa cooperazione è nata per fare fronte alle esigenze economiche e di spazio e ha dato la possibilità a molte di noi di non dover chiudere i battenti. Fare rete è stata davvero una mossa vincente.

Parliamo della fascia giovanile: si potrebbe fare qualcosa per incentivarla a venire in biblioteca non solo per studiare ma anche per reperire qualche libro? O è una causa persa.

Innanzitutto, non è mai una causa persa, bisogna sempre cercare di trovare delle soluzioni ai problemi. Noi ci avevamo provato qualche anno fa organizzando un gruppo di lettura specifico per ragazzi dai 18 ai 30 anni, per un po’ ha resistito, poi il loro interesse si è spostato su altro, come spesso avviene a quell’età.

Altre realtà hanno inserito uno spazio per i videogame. Qualche riscontro positivo si è visto: i ragazzi giocano, prendono in prestito altri videogiochi e poi speri in questo modo che l’attenzioni si sposti anche su altro.

Ma come mai, secondo lei, i ragazzi leggono così poco o nulla?

Il problema forse è di origine culturale, come tante altre cose nel nostro Paese: i ragazzi, sin dalle scuole elementari, vengono obbligati a leggere, ed è difficile che possano scegliere in autonomia il testo, di solito i titoli sono suggeriti dagli insegnanti, che così facendo non è detto incontrino il consenso dei loro studenti. Questo non credo aiuti e anzi produce l’effetto opposto: un totale disinteresse, associato all’idea che leggere sia noioso e molto poco divertente. Poi c’è sempre l’eccezione, che non va mai trascurata.

Oltre agli spazi per i videogame da lei citati, molto spesso le biblioteche ospitano presentazioni, conferenze, concerti musicali, il pubblico giovanile non è attirato da questo tipo di offerta?

Dipende dall’offerta e da come la veicoli a livello di comunicazione: le locandine, i volantini sono i mezzi di maggior impatto e fruizione, rispetto ad altri canali. Abbiamo avuto presentazioni e conferenze, per le quali non ci saremmo aspettati una partecipazione nutrita, e invece la sala era piena – vedi il libro sull’allunaggio, o la serata su Leonardo. Altre volte non è stato decisamente così.

Per un bibliotecario come dovrebbe essere la biblioteca ideale?

Domandone! La biblioteca ideale è quella ben collocata e radicata nella propria realtà; ogni area di competenza dovrebbe avere un proprio spazio: per studiare, per leggere un giornale e commentare, per internet, per scartabellare tra i libri, per la musica, per vedere un film. Credo che la parola magica sia SPAZIO, e poi tante persone che ci lavorano.

Bisogna essere dei lettori forti per essere buoni bibliotecari?

Non è un requisito fondamentale. Più che lettori forti bisogna essere dei buoni lettori, ma questo forse bisognerebbe esserlo sempre.