La voce di due registe afghane a Venezia 78°: “Siamo qui per chiedervi supporto intellettuale”
Venezia 78°. “Avete visto Schindler’s List? è ciò che sta succedendo in Afghanistan in questo momento”

Sono le parole commoventi pronunciate in conferenza stampa da Sahraa Karimi e Sarah Mani, le registe afghane che il 13 Agosto scorso hanno lanciato un appello alla comunità internazionale chiedendo aiuto agli artisti, ai registi, ai pittori, ai musicisti e a chiunque sia disposto ad ascoltare la voce di un popolo che è stato privato della pace, della vita e dell’arte.

“Negli ultimi anni abbiamo lavorato duramente per poter trovare uno spazio per la nuova generazione, così determinata a cambiare la narrativa per l’Afghanistan e raccontarne le bellezze nascoste invece che la miseria”

Il 15 Agosto le due registe si sono trovate davanti a un bivio, a una scelta disumana: restare o andare via. Molti dei loro amici e colleghi non hanno neanche avuto il tempo di raccogliere gli effetti personali, sono riusciti a salvarsi rinunciando a tutto.

“I talebani non sono cambiati, sono cattivi come sono sempre stati, ma sono più furbi ora e utilizzano i media per fare propaganda” continua la regista. “Che cosa resta di un paese senza arte? Siamo gli ambasciatori delle nostre storie e rappresentiamo la nostra identità al mondo esterno. Ma ora non abbiamo più una casa. “

La sua voce è rotta e le pause tra le parole riempiono la sala dei dolori che cela. Il cinema e, arte in generale, è l’unico strumento per contrastare la guerra. Negli ultimi anni l’Afghanistan ha dimostrato di poter essere anche una grande fucina di progetti culturali.

“Ogni voce è una voce. Noi non siamo qui per chiedervi supporto finanziario. Siamo qui per chiedervi supporto intellettuale per non sentirci come se stessimo per morire. “
Di seguito maggiori info sul sito ufficiale della Biennale: https://www.labiennale.org/it/news/un-panel-internazionale-sull%E2%80%99afghanistan-e-la-situazione-dei-registi-e-degli-artisti-afghani