Tutte le mattine del mondo di Pascal Quignard, una trama sulle note di un concerto per viola

Titolo: Tutte le mattine del mondo
Autore: Pascal Quignard
Genere: narrativa

Ed eccomi di nuovo a voi con un’altra delle mie recensioni… sono andata a caccia di libri un po’ particolari perché a me piace andare a scovare cose che sembrano perdute o dimenticate o semplicemente ignorate dalla massa e vi assicuro che di libri che meriterebbero di essere condivisi ce ne sono parecchi, tant’è che dalla mia ricerca ho portato a casa un bottino di tutto rispetto…

Oggi vi parlerò di Tutte le mattine del mondo, romanzo ambientato nella Francia del Seicento e scritto da Pascal Quignard, autore francese che, confesso, fino a ora non avevo mai sentito nominare, ma che, a seguito di qualche ricerca, ho scoperto avere all’attivo diversi volumi tra saggi, romanzi e ricerche erudite, nonché essere considerato come una figura di intellettuale eclettico dotato di molteplici talenti. Figlio di un insigne latinista e di un altrettanto stimato grammatico, è stato anche consigliere della prestigiosa casa editrice Gallimard grazie alla sua autorevolezza.

Eh sì, ammetto che io l’ho scoperto per caso perché i suoi libri non hanno mai, fino ad oggi, incrociato la mia strada ma devo altresì dire che è stata una fortuna poterci inciampare (perché anche per noi cacciatori e cacciatrici di libri è sempre bello essere sorpresi da autori che si incontrano quasi per caso).

Che altro posso dire a mia discolpa oltre a chiedere venia per questa mancanza che, per mia fortuna, il fato mi ha concesso di colmare.

Comunque adesso che mi sono trovata tra le mani questo piccolo e agevole volume che ha pubblicato per Frassinelli, ormai nel lontano 1992, ritengo doveroso parlarne e condividerlo perché davvero merita di essere letto.

Ma non intendo tediarvi oltre e passo subito alla mia opinione sul romanzo, non prima, però, di avervi riportato qualche riga che parli della trama.

Suonatore di viola nella Francia del Seicento, Sainte Colombe, rimasto vedovo, vive da solo con le due figlie nel rimpianto della moglie morta. È la musica a dargli conforto, e nelle sue bellissime e ammirate composizioni trapelano la ricchezza spirituale e la complessità di un’anima dolente e sensibile. A un tratto, però, la comparsa del giovane Marin Marais, che Sainte Colombe accetta come allievo, turba questo delicato equilibrio.

Questo capolavoro di Quignard, introvabile nella versione italiana per anni, è tornato alla luce grazie alla trasposizione cinematografica per la regia di Alain Corneau (che ha curato anche la sceneggiatura in collaborazione con l’autore del romanzo), con la presenza del grande (almeno per me) Gérard Depardeau e impreziosito dalla colonna sonora eseguita da Jordi Savall.

Il romanzo biografico ruota intorno alle figura di Sainte Colombe, riservato e talentuoso suonatore di viola e del giovane Marin Marais che chiede di diventare suo allievo dopo essere stato allontanato dalla scuola musicale del Re nella cantoria della chiesa che stava alle porte del Louvre, dove era entrato grazia alla sua voce a sei anni. La sua voce irrobustita e diventata adulta non poteva più essere annoverata tra le voci bianche, motivo per cui il diciassettenne era stato allontanato dalla scuola.

Marais vive quell’allontanamento come un’umiliazione e come una profonda frustrazione l’essere stato abbandonato dalla sua bella voce, così decide di dedicarsi alla musica e a suonare la viola da gamba.

Bussare alla porta di Sainte Colombe è per lui la speranza di poter essere preso come allievo da un musicista che ha fatto parlare di sé tutto il Regno.

Sainte Colombe è conosciuto come un musicista virtuoso, tanto da aver aggiunto una settima corda al suo strumento e tanto bravo da essere in grado di imitare tutte le inflessioni della voce umana, nonostante viva appartato e isolato dal mondo, burbero e misantropo, ha rifiutato perfino i ripetuti inviti a corte che il Re gli ha fatto per poterlo ascoltare, è un uomo collerico, silenzioso, che, a seguito della prematura scomparsa della moglie, è scivolato nella disperazione al punto da vedere (nel capanno di cui ha fatto il suo studio dove suonare in solitudine e libertà) il diafano fantasma della moglie che viene a fargli visita quando suona.

Vive con le due figlie a cui ha insegnato i segreti della sua arte musicale ed esce raramente dalla sua casa isolata sulle rive della Bièvre.

Il tutto fino al giorno in cui il giovanissimo Marin Marais batte alla porta di quella casa e chiede di essere ammesso dal maestro come allievo…

Un romanzo che tratta il contrasto tra due modi opposti di percepire e vivere la musica, quella concezione severa e ascetica di Sainte Colombe e quella di Marais destinato a vivere un’ascesa prodigiosa nel mondo della musica.

L’incontro di due uomini vissuti nello stesso periodo storico ma profondamente diversi, di due talenti differenti che hanno entrambi lasciato un segno nella storia della musica. Marin Marais, conosciuto ai più e rimasto negli annali della musica e Sainte Colombe, di cui non si conosce né il nome proprio, né la data di nascita o di morte, un talento che sarebbe rimasto sconosciuto se non fossero stati rinvenuti, negli anni Settanta del Novecento nella biblioteca di Alfred Cortot, oltre sessanta suoi concerti per due viole.

Nonostante le scarne informazioni biografiche Quignard è riuscito a scrivere la storia di quest’uomo, di quest’anima profonda e disperata ed è riuscito a farlo con maestria.

Una trama che si dipana leggera, con uno stile delicato che richiama ed evoca le note che potrebbero nascere proprio da un concerto per viola, più che leggere una storia, addentrandosi tra le pagine di Quignard, sembra di scivolare dolcemente su una melodia nostalgica e struggente che si contrappone a una scrittura asciutta e pulita, dalle frasi brevi, parche di aggettivi o inutili fronzoli. E forse anche grazie a questa pulizia diventa penetrante arrivando al lettore e, anche se può apparire un ossimoro, trasmettendo la ridondanza di un periodo storico e, soprattutto, musicale come quello barocco (che al solo udirlo evoca, al contrario, immagini ricche e opulente).

Un libro consigliato a chi ama la musica, ama le biografie, ama le storie ambientate in un passato ricco di cultura e arte ma, soprattutto, a chi apprezza il vero talento letterario.

…e nel darvi appuntamento al nostro prossimo incontro tra queste pagine vi saluto con l’augurio di una splendida lettura accompagnato da un abbraccio grande. La vostra Adele!