“La donna alla finestra”, uscito il 14 maggio 2021 su Netflix, è un thriller psicologico diretto da Joe Wright che vanta un cast stellare composto da Amy Adams, Gary Oldman, Julianne Moore e Jennifer Jason Leigh. Film molto atteso, dato che sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche nel 2019, ad oggi ha riscontrato un discreto successo, soprattutto in Italia dove si trova al secondo posto tra i film più visti sulla piattaforma di streaming.

Tratto dall’omonimo romanzo bestseller di A. J. Finn, “La donna alla finestra” (The Woman in the Window) è l’ottavo lungometraggio del regista britannico Joe Wright, il quale ha diretto alcuni tra i film più belli degli ultimi decenni come “Orgoglio e Pregiudizio”, “Espiazione” e il capolavoro “L’ora più buia”, film con il quale, tra l’altro, Gary Oldman si aggiudicò l’Oscar al miglior attore.

Ma per “La donna alla finestra” si può parlare di capolavoro? Di certo è ispirato a uno dei capolavori del genere thriller, ovvero “La finestra sul cortile” (1954) del maestro del brivido Alfred Hitchcock. La protagonista, interpretata da una Amy Adams perfettamente calata nella parte, è Anna Fox, una psicologa infantile che soffre di una gravissima forma di agorafobia che le impedisce di uscire di casa causandole attacchi di panico al minimo contatto con il mondo esterno. Anna vive in una enorme casa a Manhattan con un inquilino di nome David, la sua unica interazione sociale.

Sola nella sua casa, perennemente in penombra, passa le giornate a guardare film noir, a prendere le medicine prescrittele dal suo psichiatra tra un bicchiere di vino e l’altro in compagnia del suo gatto. Non sappiamo molto sulla famiglia di Anna, solo che lei e il marito sono separati e che Olivia, la loro bambina, vive con il padre. Un dettaglio che ci fa pensare che la vita di Anna sia un fallimento su tutti i fronti.

Dato che, essendo agorafobica, non può uscire si diletta a guardare fuori dalla finestra le persone che vivono nella sua strada, i suoi vicini facendo congetture sui pezzi di conversazione che riesce a captare e immaginandosi possibili scenari. La sua immaginazione e anche la situazione patologica nella quale si trova iniziano a giocarle brutti scherzi e a farla vacillare e dubitare di se stessa ancora di più quando, dalla sua finestra, assiste a un efferato omicidio che si consuma nella casa proprio di fronte alla sua. Chiama la polizia ma nessuno le crede. È presa dal panico: è davvero pazza oppure il crimine è stato davvero commesso ma l’assassino, per farla franca, mente alle autorità?

Tutti coloro che hanno visto almeno una volta “La finestra sul cortile” possono facilmente evincere che la trama del film non eccelle per originalità ma Joe Wright riesce comunque a tenere alta l’attenzione dello spettatore grazie ad un susseguirsi di colpi di scena e all’analisi psicologica del personaggio di Anna.

Attraverso l’uso della soggettiva, si instaura tra lo spettatore ed Anna un processo di identificazione. Lo spettatore fino alla fine non sa chi potrebbe essere l’assassino o se ce ne potrebbe essere effettivamente uno. Siamo portati a vedere il film attraverso e con gli occhi di Anna entrando anche nella sua spirale di distruzione e di abisso. Man mano che il film procede ci chiediamo anche se Anna sia una fonte attendibile oppure no: il fatto che faccia uso di alcol e farmaci ci porta a pensare che non dobbiamo credere ciecamente a ciò che vediamo sullo schermo che è, appunto, filtrato dai suoi occhi e dalla sua mente.

Il (presunto) omicidio diventa anche il motore per mettere Anna di fronte ai suoi demoni, ai traumi e ai sensi di colpa che cerca di nascondere, che non vuole accettare e con i quali non vuole venire a patti, forse, per non essere messa davanti a un dolore troppo grande da sopportare.

La sua agorafobia, i suoi stati d’ansia e i suoi attacchi di panico sono la sintomatologia di qualcosa di più profondo che è intrappolato nella mente di Anna e che lei non vuole fare uscire, un peso del quale non vuole liberarsi. Il crimine della casa di fronte la mette davanti a un bivio: continuare a rifugiarsi in quella sterile e vuota casa oppure trovare il coraggio di uscirne per sempre per salvarsi da se stessa oppure dall’assassino.

“La donna alla finestra” non è un capolavoro del genere thriller in quanto sono presenti alcune pecche per quanto riguarda la sceneggiatura che rendono il tutto un po’ complicato, confusionario e articolato, come lo è la mente di Anna, del resto. Nonostante queste piccole critiche, è un film molto godibile che grazie alla presenza di un cast di attori eccezionali, movimenti di macchina che ricordano i grandi film noir o che ricreano quel senso di vertigine e di spaesamento de “La donna che visse due volte” e un’ottima fotografia, non deluderà chi è in cerca di suspense o un nostalgico della cinematografia hitchcockiana alla quale questo film cerca, sicuramente, di rendere omaggio.