Esordio d’autore per la professoressa Cecilia Lavatore. Il primo libro non si dimentica mai, ma forse non lo faranno neanche i lettori. Scopriamo insieme perché Citofonare Morabito è un lavoro da valorizzare

Vorrei partire a rovescio in questa nuova recensione, se così può essere chiamata. Non me ne voglia l’autrice, ma questo primo romanzo non ne ha bisogno. I motivi? Quando si arriva al finale di Citofonare Morabito non ci sono molte frasi da aggiungere e gli occhi per qualche secondo si inumidiscono, maledetta empatia. Già perché dopo 183 pagine di testimonianze e scenari, ci si ritrova come nel momento in cui si salutano i propri compagni di un viaggio irrepetibile. Sai già, che tutte le proposte di rivedersi e tenersi in contatto sfumeranno e soffocheranno nel tram tram quotidiano della vita. La magia e l’atmosfera di quei momenti risiederanno per sempre nei ricordi, tutto il resto sarà solo copia sbiadita. Quindi corretta e sacra la scelta di chiudere il libro con questa frase del regista Orson Welles.

“Non esiste il lieto fine, dipende da dove chiudi il racconto”

Orson Welles

Ogni viaggio è meglio chiuderlo sapendo che tutti i nostri compagni siano felici, giovani, bellissimi e immuni dallo scorrere avido del tempo.

Cecilia Lavatore. Esordio di personalità

CITOFONARE MORABITO – Cecilia Lavatore debutta con un lavoro che già alla prima lettura è possibile definire come un vero e proprio laboratorio. Una vera officina di storie che ricordano tanto un coro ben distribuito, in cui ogni voce ha la sua valida espressione. L’autrice si è laureata all’Università di Roma Tre in Storia e Società. Nel suo bagaglio di vita vi sono esperienze negli Stati Uniti, Regno Unito e Spagna, lavorando nel settore turistico. Dal 2019 ha cominciato la carriera da insegnante di lettere, non trascurando mai la passione per la scrittura. Cecilia tiene infatti dei corsi di scrittura creativa, promuovendo anche incontri dal vivo in cui vi è spazio principale per teatro e poesia.

L’autrice, Cecilia Lavatore
Corviale. Storia di un progetto a metà

CITOFONARE MORABITO – Il primo libro di Cecilia Lavatore ha come protagonista indiscusso il quartiere della periferia di Roma sud-ovest, Corviale. Corviale, o più correttamente Nuovo Corviale (XI municipio) è un complesso, che accoglie circa 4500 abitanti, formato essenzialmente da tre edifici. La monumentale “stecca” principale, un unico corpo di 986 metri di lunghezza per nove piani (30 metri di altezza). Un secondo corpo più basso, parallelo al primo, di tre cinque piani, e un terzo corpo orientato di 45° rispetto ai primi due.
Nelle intenzioni del progettista, Corviale avrebbe dovuto rappresentare un modello abitativo alternativo, in netto distacco dallo sviluppo urbanistico di Roma iniziato negli anni Sessanta. Progetti che avevano portato alla nascita di interi quartieri completamente privi di servizi, chiamati “quartieri dormitorio”. L’idea innovativa era quella di modificare sostanzialmente la concezione delle periferie come erano state progettate fino allora, proponendo un nuovo modello che integrasse spazi privati con attività collettive, residenze con servizi. La vera idea era quindi il rifiuto del concetto di quartiere-dormitorio, al fine di privilegiare la ricchezza e complessità di funzioni e relazioni tipiche della città storica.
Un progetto lodevole e moderno, peccato che tra fondi inesistenti, tempistiche bibliche e mancata assistenza dei cittadini, i locali che avrebbero dovuto essere adibiti a servizi, vennero usati come abitazioni. Situazione che persiste tutt’oggi.

Il quartiere Corviale visto dall’alto

Corviale. Serpentone di vite intrecciate

CITOFONARE MORABITO – Trentadue voci. Trentadue storie di vita scorrono e cercano di non farsi stritolare dal Serpentone edilizio che circonda l’intero quartiere.
Leggendo tutte le vicende degli abitanti del quartiere, è riapparso un ricordo di infanzia. Ogni pagina che scorreva con annessa vicenda complessa mi avvicinava a quelle infinite puntate di una serie animata, che tanto conquistò bambini e adolescenti. Era il periodo tra gli anni novanta e primi anni dieci del Duemila. Dragon Ball Z di Akira Toriyama aveva convinto tutti.
Non è la botta di calore improvvisa di questo ultimo scorcio di primavera a costruire questi inusuali collegamenti. Tuttavia c’è un momento della narrazione di Dragon Ball, in cui il protagonista storico del manga e dell’anime, Goku, deve percorrere un lungo serpentone pieno di insidie. L’obiettivo è raggiungere l’ipotetica salvezza contro una nuova minaccia impellente sulla terra. Quell’ipotetica salvezza è un saggio di nome Re Kaioh, il quale insegnerà a Goku come regolare e implementare i suoi poteri.

La sorpresa di Goku nel vedere l’estensione del serpentone


Il nesso tra le storie raccontate dall’autrice e il percorso del personaggio di Toriyama?
Non solo la presenza di un Serpentone in entrambi i casi ad opprimere i protagonisti, ma la metafora del percorso. Tutte le storie di vita hanno in comune con Goku, sofferenza, sacrifici, lutti, ma anche tanta leggerezza, nonostante tutto e tutti. Le gemelle Chiara Spallieri e Anna Spallieri, Luca il rapper, Carlo il corriere e tanti altri hanno la stessa vena fanciullesca comica, ma determinata, dello stesso Goku. Hanno paura in cuor loro, ma allo stesso tempo non smettono di correre lungo quel serpentone, con la sola consapevolezza che un giorno, ad aspettarli ci sarà Re Kaioh per sbloccargli i definitivi poteri utili a combattere ogni insidia della vita.
E volete farvi due risate? C’è anche una sorta di Re Kaioh all’interno di questo viaggio lungo le strade di Corviale. In realtà ce ne sono addirittura due. Sono la professoressa Beatrice Gualtieri, quello che auguro di cuore all’autrice di essere per i suoi studenti, e Serena Morabito. A differenza di Kaioh non sono al di là del Serpentone, loro sono insite nel calderone e accompagnano i nostri personaggi verso tutto ciò che può ferire il temibile e ostile serpente fatto di mattoni e pregiudizi. Le loro armi? I sogni e l’amore verso la cultura, l’arte e tutto ciò che fa stare bene nel profondo i nostri testimoni.

Serena Morabito e Beatrice Gualtieri passano la lancia al bambino che deve difendersi dalle insidie meschine del serpente. Me le immagino proprio dietro a questo splendido murales. A sussurrare a tutti che sconfitto il primo serpente, non si farà altro che proseguire per sempre a spalle larghe e con la mente aperta verso nuovi ed eterni orizzonti.

Lo splendido murales nel quartiere Corviale

Una menzione speciale all’illustratrice Irene Marzullo. Rende il libro ancora più speciale.

Ultimo dettaglio, non per importanza. Finalmente una storia che parla della pandemia affrontando il problema degli effetti del lockdown sui giovani. Potremmo scrivere un articolo a parte su questo e non si sa mai che Cecilia Lavatore possa parlarcene direttamente.
Chissà.

Scheda libro

Titolo: Citofonare Morabito. Le voci di Corviale
Autrice: Cecilia Lavatore
Casa Editrice: Rogas Edizioni
Data pubblicazione: 2022
Pagine: 184
Prezzo: 17,70

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