La Scozia, terra bellissima, selvaggia e ricca di misteri e tradizioni, ospita il faro di Eilean Mòr e il mistero che lo avvolge dal lontano 1900, anno in cui sparirono i suoi tre custodi.
Eilean Mòr (che in Gaelico significa : Grande Isola) fa parte delle Isole Flannan nelle Ebridi Esterne al largo della costa occidentale della Scozia; il famoso faro venne costruito tra il 1895 e il 1899 nel suo punto più alto, proprio per facilitare la visione della sua luce da parte dei naviganti che solcavano il freddo oceano Atlantico. Il progetto fu del famoso architetto David Alan Stevenson, che disegnò una torre alta 23 metri ed elaborò anche i luoghi di sbarco, le scale, e i binari ferroviari utili per portare gli approvvigionamenti ai futuri guardiani, visto che sull’isola non sarebbe stato possibile trovare materie prime per vivere.
Ma le Isole Flannan – che sono formate da sette ritagli di terra che sembrano adagiati sul pelo dell’acqua, senza apparente motivo – già in tempi non sospetti alla scomparsa dei tre uomini, era protagoniste di misteriose leggende che venivano raccontate dai pastori e dai marinai i quali, senza alcun indugio dichiaravano che nessun essere umano poteva soggiornare di notte, su quelle lande. Creature e strane presenze, popolavano quelle terre battute dai venti e dal mare in burrasca.
Nulla di tutti questi racconti, impressionò i costruttori del faro che venne inaugurato il 7 Dicembre 1899. Della sua storia e del suo fascino nulla si saprebbe, se non che nel 1900 – ad appena un anno dalla sua messa in funzione – non accadde, quanto sto per raccontarvi e che segnò il destino del faro e dei suoi tre custodi: Thomas Marshall, James Ducat e Donald MacArthur.
Come da calendario, il 20 Dicembre del 1900 la nave Hesperus, doveva attraccare sull’isola e scaricare gli approvvigionamenti per i guardiani, ma una forte tempesta bloccò l’arrivo della nave che ritardò notevolmente il suo attracco. Si scoprì solo in seguito che già il 16 Dicembre la nave a vapore Archtor, che si trovava a navigare in quella zona dichiarò di non aver visto la luce del faro in funzione.
La tempesta finì solo il 26 Dicembre, permettendo così all’equipaggio della nave Hesperus di toccare terra per iniziare a scaricare le provviste. Visto che i tre guardiani del faro erano noti per la loro impazienza, quando non vennero trovati ad attendere nella zona riservata allo sbarco, i marinai e il capitano della Hesperus, Jim Harvie, percepirono subito che qualcosa d’infausto era accaduto.
Il Capitano fece sparare un bengala e azionare una sirena, nella speranza di vedere arrivare i guardiani alla zona dell’attracco. Purtroppo neppure queste misure d’emergenza, sortirono l’effetto sperato e Harvie inviò al faro due dei suoi uomini.
Quest’ultimi, arrivati al faro, lo trovarono chiuso a chiave e per entrare dovettero utilizzare le chiavi di riserva; all’interno quello che videro fu alquanto strano: letti in ordine, lampade a petrolio piene e spente, un piatto sporco e una sedia buttata a terra, come se qualcuno si fosse alzato di scatto lasciandola cadere, e gli orologi fermi; come se il tempo si fosse ossidato. Il libro di servizio del faro era in ordine sino alla data del 13 Dicembre, poi solo brevi annotazioni che riportavano chiaro il messaggio che gli uomini erano rimasti in vita fino al 15 Dicembre, ma dopo quella data nulla era stato più scritto. Vennero cercati per tutta l’isola; non vennero mai trovati neppure i loro cadaveri. Furono fatte indagini per cercare valide spiegazioni all’accaduto; ma nessuna di esse ancora oggi ha totalmente convinto tutti. Le speculazioni e le teorie più disparate si sono prolungate nel tempo: chi parlava di una rissa sfociata in un pluriomicidio e successivo suicidio; chi sussurrava d’un rapimento d’alieni. Chi di semplice quanto assurda fatalità che vide i tre, aiutarsi vicendevolmente durante una tempesta fortissima che li ha portati tutti alla morte. Come si svolsero veramente i fatti, neppure il tempo ci ha permesso di scoprirlo, ho fatto ricerche e cercato invano una mia spiegazione, non l’ho trovata, ma considero giusto trascrivere gli stralci del diario del faro, gestito dai custodi. La storia e i suoi misteri vi accompagneranno come me, nella lettura e di questo documento che tutt’ora rimanda solo all’eco del mare in tempesta:
“12 dicembre: burrasca da nord-nord-ovest. Mare furioso. Non ho mai visto una tempesta simile. Onde altissime che colpiscono il faro. Tutto in ordine. James Ducat irritabile. [Poco più tardi] La tempesta infuria ancora, vento costante. Non si può uscire. Nave di passaggio suona la sirena. Si potevano vedere le luci delle cabine. Ducat Tranquillo, McArthur piange.
13 dicembre: la tempesta è continuata per tutta la notte. Vento da ovest a nord. Ducat tranquillo. McArthur prega. [Più tardi] Mezzogiorno, luce diurna grigia. Io, Ducat e McArthur preghiamo.
14 dicembre: vuoto
15 dicembre: Tempesta finita, mare calmo. Dio è sopra ogni cosa.”
Mirtilla Amelia Malcontenta
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