gustoLa prima domanda d’obbligo è se entrambe avete questa evidente passione culinaria? Assomigliate più alla tipologia della cuoca trafelata o dello chef stellato?

Edy: Io ho origini modenesi, quindi in casa mia la sfoglia si tirava spesso e volentieri. Alle otto della mattina c’era già sul fuoco il tegame per il ragù e non era Natale senza i cappelletti in brodo. Per cui direi che la passione culinaria è iscritta nel DNA. Con i ritmi della vita di oggi, però, barcamenandomi tra lavoro, famiglia e impegni vari, sono più una cuoca trafelata che sogna di veder magicamente comparire in tavola un piatto da chef!

Gloria: Pur amando la cucina più di me stessa e anche gli esperimenti culinari dettati dalla fantasia e dalla chimica, una materia detestata a scuola ma fondamentale tra i fornelli, io sono per una cucina pratica, di stagione, con evocazioni tradizionali e familiari. E poi chi ha tempo? Trafelate, trafelate!

Ma come è nata questa idea di fondere due campi così diversi, seppure creativi, come quello della scrittura e della narrativa, con quello più materiale, fattivo della cucina?

Edy: È nato tutto da un incontro in pizzeria! Se io e Gloria non ci fossimo conosciute e piaciute, probabilmente Non c’è gusto senza te sarebbe stato un romanzo senza ricette o un libro di ricette senza romanzo. In poche parole, non ci sarebbe stato!

Gloria. Sono una lettrice appassionata di libri di cucina raccontata, molto forti specie nel mondo anglosassone, e da sempre amo scrivere di cibo e delle emozioni che scatena, suscita, provoca. Infatti ho anche creato un blog di emozioni e food: www.emoticibo.com che è diventato il mio lavoro.

Oltre a essere molto originale, il vostro romanzo è completamente calato nelle tendenze della realtà odierna: vi siete quindi lasciate guidare da una vostra passione o semplicemente vi siete guardate intorno e limitate ad una constatazione? (vista la diffusione massiccia di programmi televisivi e sul web a soggetto culinario in funzione di una interazione e promozione reciproca).

Edy: La fortuna è stata che una nostra passione (il cibo e la cucina) corrispondesse a un interesse del momento. Se la tendenza fosse stata quella delle trasmissioni di bricolage e l’oggetto del desiderio i Manny Tuttofare di ogni luogo e latitudine, non credo che ci saremmo scapicollate in qualche paradiso del fai da te per apprendere le basi necessarie a scrivere una storia dedicata a parquet e découpage. (Anche se pensandoci…) Però, attorno a un elemento che ci era già congeniale, abbiamo voluto creare una storia che fosse calata nella realtà che viviamo e che strizzasse l’occhio a situazioni note.

Gloria: Sì, è vero, l’argomento è di tendenza. Ma non tanto per gli chef star e le trasmissioni di cucina, quanto per il discorso emotivo: ci stiamo lasciando guidare tutti verso quel magico binomio, e il romanzo è semplicemente… tempestivo.

Sono evidenti i riferimenti a programmi televisivi di successo come Bake-off, Cuochi e fiamme, La prova del cuoco (e sarei curiosa anche di sapere a chi vi siete ispirate per il personaggio del bel tenebroso Massimiliano Vialardi, di certo non a Cannavacciuolo…) nelle ambientazioni, ma anche nella scrittura si nota una spiccata capacità di regia nella combinazione e nell’intreccio di personaggi, storie e contesti diversi. Dalla grande città degli affari e dei locali alla moda come Milano, alle atmosfere di paese nell’entroterra pugliese, i cambi di scena e di registro si susseguono come una sequela di inquadrature degne di una produzione sceneggiata. Era l’effetto voluto?

Edy: Decisamente sì e proprio per questo la domanda per noi è un grandissimo complimento. Volevamo una storia corale. Non solo un romanzo lui/lei/lei/lui. E volevamo che fosse il più possibile cinematografico, perché sia a me che a Gloria piacciono i libri che “si vedono”. Per Massimiliano Vialardi non ci siamo ispirate a uno chef in particolare, non volevamo scimmiottare nessuno. Ovvio, gli chef che vediamo in televisione, fatto salvo qualche rara eccezione, sono tutti molto seri, molto esigenti, molto… diversamente simpatici! Ma abbiamo concepito Massimiliano come una persona a sé, che si comporta un in certo modo non senza motivo. E questo lo rende unico, se non nell’immediato, di sicuro con l’avanzare della lettura!

Gloria: Intanto io adoro Cannavacciuolo e il suo girovita! Anche se Massimiliano, come ormai è noto, ha un altro impatto fisico! Fatta questa doverosa premessa, se rispondessi per intero sarei costretta a ripetere quanto ha già detto Edy: era quello l’effetto voluto! Ed è un andamento fiction e visivo perché è il genere di scrittura che ci piace. Poi noi due viviamo immerse e sommerse nel nostro tempo: lavoriamo, abbiamo dei figli… è ovvio che ci siano anche richiami all’attualità.

A fare da contorno alla storia d’amore tra Caterina e Massimiliano concorrono altre vicende parallele o pregresse che permettono di toccare e sviluppare diversi sottotemi. Nel vostro libro si parla infatti, oltre che di cucina e di amore, di arte, bullismo, rapporti genitori-figli, binomio nord-sud, crisi coniugali, mezzi di comunicazione. La funzione di questi argomenti è quella di inquadrare e caratterizzare meglio ciascun personaggio e ricordarci che ognuno è il frutto delle esperienze che ha vissuto, con il rischio però di mettere troppa carne al fuoco (per rimanere nel gergo)?

Edy: Sì, certo! Il rischio che con tante tematiche si finisse con il fare un risotto (per rimanere nel gergo anche noi!) era grande. Ci auguriamo di averlo evitato. Il romanzo è corposo e nelle sue pagine abbiamo cercato di dare a ciascuno dei tanti personaggi una tridimensionalità che lo caratterizzasse. Anche perché, chi lo sa, se non dovesse essere finita qui, avere dei personaggi che hanno ancora qualcosa da dire può tornare utile!

Gloria: Io dico sempre che Non c’è gusto senza te è una commedia della vita, quella vera, di ogni giorno. E quando viviamo mica ci preoccupiamo di metter troppa carne al fuoco, no. Cerchiamo piuttosto risolvere i problemi, meglio se in modo brillante, giusto? È quello che abbiamo voluto far fare ai nostri personaggi. Chissà se ci siamo riuscite?

Scoprire quali sono gli aspetti autobiografici, ci farebbe conoscere meglio le autrici ma forse non volete svelare vicende o particolari troppo personali. C’è però un’esperienza che avete scelto di riportare?

Edy: Per quanto mi riguarda non è un romanzo autobiografico. A parte l’amore per la cucina e il buon cibo, direi che l’unica cosa autobiografica è il genere a cui appartiene. Amo la commedia brillante. Da bambina, con la mia nonna modenese, guardavo tutti i pomeriggi commedie americane e musical… Sono stata contenta di poter tirare fuori la “birbante” che c’è in me per mettere i personaggi del libro in tante situazioni divertenti.

Gloria: Magari fosse autobiografico! Avrei 30 anni, come Caterina, giornalista e food blogger, e litigherei con Massimiliano Vialardi, sperando di fare pace! No, non lo è, a parte l’amore e il rispetto per la magia del mix cibo e sentimenti, a cui è dedicato questo libro.

Una curiosità metodologica: come è stata l’esperienza di scrittura a quattro mani? Come vi siete organizzate? È stata una convivenza difficile? Da quello che si legge nei ringraziamenti non si è trattato solo di prova scritta ma anche pratica e non esclusivamente un tête-à-tête…

Edy: Oh, abbiamo collaborato con un sacco di persone, e speriamo di averle davvero citate tutte! Però il grosso del lavoro lo abbiamo fatto noi due, in un rapporto di grande simbiosi emotiva e intellettuale. I tempi erano strettissimi, nonostante l’idea ci frullasse in testa da tempo, abbiamo cominciato a ragionarci seriamente su solo l’autunno scorso. Poi a marzo un mese di stesura della sinossi perché volendo uscire a novembre, la casa editrice aveva bisogno di più materiale possibile per cominciare a pensare alla copertina, al titolo, alla promozione e noi avevamo bisogno di avere tutta la storia davanti, perché non potevamo permetterci il minimo dubbio, il minimo blocco. Il primo di aprile ho messo mano alla tastiera, Gloria è entrata in cucina e a metà luglio il libro era finito.

Gloria: Il libro è davvero una miscela incredibile, frutto di due teste e quattro mani. Dire adesso chi ha fatto cosa sarebbe come voler separare l’uovo dalla farina in una torta già cotta!

Romina Angelici

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