Conosciuta in tutto il mondo come scrittrice intramontabile, Agatha Christie conserverà il cognome del primo marito Archibald Christie. Un cognome che poi manterrà per tutti i suoi successi letterari.

Agatha Mary Clarissa Miller nacque a Torquay, nel Devon, il 15 settembre 1890 in una famiglia dell’alta borghesia. La più giovane dei tre figli nati da Frederick Alvah Miller, un agente di cambio americano, e dalla moglie di origine britannica Clara Miller.

Leggendo i suoi libri traspare il modo in cui lei è sempre stata descritta. La scrittrice che, dai tempi dei tempi, è la più tradotta e apprezzata seppur le critiche non sono mai mancate, per la scrittura semplice e senza troppi fronzoli che caratterizzava le sue storie. E, forse, è stato proprio questo il suo successo. La capacità di far amare la lettura anche a chi era ed è poco incline nei confronti di questo genere.

Io però aggiungerei, essendo una sua grande ammiratrice e avendo letto la maggior parte delle sue opere, che il suo modo di narrare il mistero è sublime. Crea la giusta atmosfera, con incredibile maestria, in un certo senso il suo è un dono.

Quando si parla di Agatha Christie difficilmente si scende nel dettaglio della sua vita come donna in sé, si parla poco del suo essere, del suo stile.

Ma ciò è capibile in quanto difficilmente si trovano immagini che la ritraggono, se non quelle canoniche con cui ai più viene presentata.

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Quando penso al suo, a mio parere, personaggio più interessante, Miss Marple, non posso far altro che pensare a lei: la Christie in quelle poche foto in cui viene ritratta ha un’espressione enigmatica, come poi ho sempre immaginato Miss Marple e come viene presentata anche nelle trasposizioni cinematografiche.

Agatha e Miss Marple. Entrambe donne semplici, vestite in stile bonton ma per nulla ricercato e i loro cappellini, poi… non passano di certo inosservati.

Eppure, la loro mente va oltre ciò che noi possiamo lontanamente immaginare. Un gioco d’astuzia, intelligenza, caparbietà… Non a caso ho fatto questo esempio e non a caso riesco ad associare in tutto e per tutto la scrittrice alla sua beniamina letteraria.

Dovete sapere che, quando a dieci giorni dopo la sua sparizione (3 dicembre 1926), la Christie venne ritrovata ad Harrogate.

Località termale dell’Inghilterra settentrionale, dove soggiornò in un albergo registrata con il nome dell’amante del marito, non seppe dare spiegazioni su quanto le era accaduto in quei giorni. Era in uno stato di amnesia, portatole dall’abbandono da parte del marito e dalla recente scomparsa della madre. Si ritrovò, così, protagonista di un mistero, proprio come i tanti creati dalla propria fantasia.

Solo nel 2000 vennero ritrovati alcuni documenti che hanno portato al dubbio che il piano fosse stato architettato dalla stessa per far sì che il marito venisse accusato di omicidio e occultamento di cadavere. Un connubio tra realtà e finzione che, se così fosse, spiegherebbe anche in parte il suo incredibile ingegno nel creare le sue indimenticabili storie. Solo con il suo secondo matrimonio con l’archeologo Max Mallowan, conosciuto nel corso di un viaggio in treno verso Baghdad, ritrova la sua armonia. E, grazie ai tanti viaggi compiuti insieme, anche l’ispirazione per molti dei suoi scritti.

Un altro dei suoi successi fu la serie con protagonista Poirot.

Si seppe che in verità non amava molto questo suo personaggio, un pignolo detective belga. Ma perché? Io mi sono fatta un’idea leggendo i suoi scritti e guardando la trasposizione cinematografica di Poirot, personaggio che non ha destato molto le mie simpatie. E poi, dopo essere andata più a fondo con la sua storia, in particolare quel periodo ricco di mistero che l’ha caratterizzata, ho immaginato al perché il celeberrimo detective era stato pensato, in un certo senso, proprio così, come l’opposto di una Miss Marple…

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